(quaderno di viaggio dell'anno scorso... per pigrizia trascritto solo ora)
il Kenya è la culla dell’uomo, in cui l’uomo torna, e si
ritrova, in forma turistica. il
tourismo è dunque un girare, un tornare, non un allontanarsi (la nostalgia
levinassiana e bodleriana dei luoghi in cui non siamo mai stati). anche se
questo è propriamente il viaggiare.
perché il turismo è diventato di fatto la riduzione a merce di questo ritorno.
in Kenya troverò un Dio? o almeno un uomo? ma l’uomo
mi serve a poco, perché morirà.
come nella bicicletta, lo slancio verso il possibile, l’accadibile, è l’unico modo per non
sbattere a terra – anzi più giù.
partenza 28-1-24, h. 14.30
con la partenza, faccio una cura ricostituente di speranza... preparativi, attesa, andare in un paese ignoto, nelle cose e gli atti ignoti, spesso da solo, solo tu e l’ignoto (tu che sei ancora più ignoto dell’ignoto)... forse è questo ora lo scopo del viaggio, questo rigenerarsi attraverso l’aspettativa di qualcosa... con l’aprirsi al futuro possibile, alle belle e fresche cose che possono accadere.