mercoledì 30 marzo 2022

siamo un corpo solo


 siamo un corpo solo, un superorganismo tentacolare, l’umano, irrimediabilmente intercomunicante, intimamente concorde, corrispondente e corresponsabile, un solo continuo fisico e linguistico, appena separati da un po’ d’aria inconsistente, e da un pelle aperta, esposta, carente e perciò sempre avida dell’altrui contatto. nella lingua, poi, nella psiche, in quella cosa o sua spuma che chiamiamo anima, non esiste nemmeno questa separazione giurisdizionale, ognuno respira con le parole, col fiato dell’altro, ognuno vive della storia, delle esperienze e delle regole che ha elaborato la sua comunità, il suo popolo, la sua specie, di tutti i tempi presenti, passati e futuri. ognuno va a estrarre, a prelevare, a reclutare volta per volta le sue parole da questo enorme serbatoio linguistico comune, e svolge la sua funzione di cellula dell’io per un giorno, per 80 anni, ma poi restituisce il prestito e chi sopravvive è ancora lui, l’umano, la smisurata nube o alito linguistico che tutti ci avvolge e di cui tutti siamo parte.                        

(da Esercizi per accorgersi del mondo)


poesia-filosofia-scienze umane servono a questo, a comprendere, o meglio, a metabolizzare nei nervi, nella carne, negli organi di senso, questi concetti. o capiamo che esistono corpi separati ma non psichi separate, e che ciascuno di noi è fatto, è intimamente costituito, di tutte le parole parlate da tutti gli uomini di tutti i luoghi e di tutti i tempi, o siamo condannati alla logica primitiva e feroce della guerra infinita. il primo gesto da compiere in questo senso è smontare la pretesa di essere sempre dalla parte giusta, ascoltare l’altro, il nemico, quello che sta dall’altra parte del fiume. e guardare le cose, i fatti, i numeri. “noi” siamo sempre nel giusto, ma gli USA dal’45 ad oggi in oltre 50 guerre giuste hanno causato 20-30 milioni di morti (fonti di organismi internazionali). la svizzera zero, l’italia qualche centinaio fra iraq ’91 e serbia ‘99, cuba post-rivoluzione zero. le presunte anime empatiche di oggi, i retori della pietà telecomandata, i teorici della pagliuzza nell’occhio dell’altro e del “ne uccidiamo 100 per salvarne 1000”; o di quei 30 milioni se ne fregano – perché in fondo sono morti d’accatto, scadenti, gente sporca e maleodorante, vestita di stracci, con la pelle sempre troppo scura – o nel cervello cariato hanno solo tarli e farfalle svolazzanti, perché non capiscono che è proprio la logica guerrafondaia di oggi che produrrà i 30 milioni di morti, o forse 100 volte in più, di domani. lo stesso valga per putin. speriamo bene per i negoziati in corso.


                                                                                                 la conciliazione è nella discordia stessa

                                                                                                 (holderlin, iperione)


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