(quaderno di viaggio dell'anno scorso... per pigrizia trascritto solo ora)
il Kenya è la culla dell’uomo, in cui l’uomo torna, e si
ritrova, in forma turistica. il
tourismo è dunque un girare, un tornare, non un allontanarsi (la nostalgia
levinassiana e bodleriana dei luoghi in cui non siamo mai stati). anche se
questo è propriamente il viaggiare.
perché il turismo è diventato di fatto la riduzione a merce di questo ritorno.
in Kenya troverò un Dio? o almeno un uomo, quell'uomo della culla? ma l’uomo
mi serve a poco, perché morirà.
come nella bicicletta, lo slancio verso il possibile, l’accadibile, è l’unico modo per non
sbattere a terra – anzi più giù.
partenza 28-1-24, h. 14.30
con la partenza, faccio una cura ricostituente di speranza... preparativi, attesa, andare in un paese ignoto, nelle cose e gli atti ignoti, spesso da solo, solo tu e l’ignoto (tu che sei ancora più ignoto dell’ignoto)... forse è questo ora lo scopo del viaggio, questo rigenerarsi attraverso l’aspettativa di qualcosa... con l’aprirsi al futuro possibile, alle belle e fresche cose che possono accadere.
invenzione di un cappello per non perdersi, munito di una
fascia con scritta: IO SONO QUI
qui c’è l’origine dell’uomo... ma pare che quest’uomo abbia
fatto una fine di cazzo
gli uomini si riuniscono in enormi branchi... in luoghi che
poi ricoprono di minerali
io credo nella cultura, nella cultura scritta, ma potrebbe
anche darsi che la scrittura è fallita. che non era congeniale all’uomo, che
fanno bene i “nuovi” umani ad abbandonarla. eppure era un sistema che aveva
dilatato il mondo... ne faceva un gas
a un bambino che piange perché non ha mai visto un bianco:
hai ragione... ma che vuoi, è la pioggia... al mio paese piove sempre. siamo una specie scambiata (una degenerazione depigmentata, dicevo una volta)
come in molta Africa occidentalizzata, qui la qualità si
misura con la grandezza dei televisori. si dovrebbe costruire invece un sistema
valoriale africano, a partire solidamente e imprescindibilmente dal caldo
brioche polverizzate, kitekat squagliato... è tutto così
impizzicato che infilarsi i jeans è un’impresa
poesia di un babbuino che bazzica il giardinetto:
arghhh..
yakkk... yakkkt
gu gu gu.... krrrrr..
come si vede, il passo a Sanremo era breve
(per non dire di alcuni eletti abitatori del Parnaso
contemporaneo)
chiamale formichine... sono quanto mezzo dito. tuttavia sono
terrapiattiste... al primo odore di chapati hanno invaso il piano cucina ma non
sono salite sul piatto...
rispetto a una pietra, c’ho 2 fori detti occhi. sono bucato.
incamero del mondo. mondo africano, mondo mondano, a volte anche invisibile
vivere è come cominciare a giocare una partita che è già stato deciso che perderai. l’unico modo per giocarla forse è ubriacarsi – o cambiare posto .
hostess raccomanda di evitare schizzi
maschili in bagno o qlcosa del genere... vero, lo denuncio da tempo, con tutta la buona mira ci sono i
microschizzi che fanno una patina schifosa (della serie: le problematiche del
moderno intellettuale... ammettiamolo che sono anch’io un intellettuale
scomodo)
i bambini africani sono tutti graziosissimi e pienotti, al
contrario dei disperati che riprende la tv, il cui pietismo è odiato dai locali
baretto locale. chapati, puttane di terza scelta con le
cosce secche, disperati in camicia a scacchi. nel caldo infernale, che riduce i
corpi e i neuroni a una melassa, perfino alzare il braccio per versarsi la
birra è una fatica sovrumana. nei fumi dell’obnubilamento, colpo di coda dello
spirito impantanato... accendo il tablet, faccio partire wonderfulword di
zucchero e clapton alla chitarra... tutti si rianimano per 5 minuti, arriva perfino
una scimmia... mi guadagno una certa considerazione occidentale. poi
sprofondiamo di nuovo in un torpore neghittoso e disperato (la musica genera
uomo, crea mondo)
lo sport è comunque un giochino, un meccanismo che abbiamo
inventato per far passare il tempo. il problema invece è come farlo non
passare.
4-2-24 oggi sto in forma. oggi sto in forma? mi informo che
sto in forma. e che in teoria potrei fare grandi cose. ma posso sempre
rimandare.
leggo su google, Belen: in un paese maschilista, se non hai
il sedere sodo non funzioni. ovviamente B. è diventata famosa perché il paese è
maschilista (e lei aveva il sedere sodo). rammollitosi il sedere, vorrebbe però
cambiare cavallo, e vivere in un paese femminista (nel quale però non sarebbe
nessuno). in sostanza l’ideale di B. è un paese fluido, che cambi a seconda
dello stato più o meno collabente del suo culo. il bello è che questa è
l’esatta descrizione dell’Italia (ecco perché ce l’hanno mandata). dunque, B.,
non abbandonarci... non lasciarci allo sbando, senza di te, il pensiero di
quali altri culi ci resterebbe?
oggi hai venduto elefanti? no, e ha scosso vigorosamente la testa, con uno
sguardo triste, ma così triste come può esserlo solo all’equatore davanti a un
tavolinetto pieno di elefanti.
io gli volevo dire: frend, io ti vorrei comprare tutto il
tavolino di elefanti, ma dove cazzo li metto, e risolviamo qualcosa io e tu se
ti compro tutti ‘sti cazzo di elefanti... cosa cambia nel mondo se questi
elefanti passano dal tuo tavolino miserabile alla mia ricca casa europea?
frend, purtroppo bisogna fare le cose che si ha bisogno di fare, il mondo va
così, io resterò uno stronzo occidentale e tu un venditore di elefanti
disperato, e al posto mio tu faresti lo stesso.
alla fine gli ho comprato 2 elefanti... compiaciuto anche
del sorriso che gli ho fatto... non era né di sufficienza occidentale né
pietistico... diceva: siamo minerali animati tutti e due, o anche: che cazzo
vuo’ a me... quest’è il mondo...
glieli ho comprati perché mi era necessario qualcosa, mi era
necessario il suo sguardo.
alla fine quello che mi piace dell’africano, quello per cui
mi è necessario, è che ha lo sguardo più nudo. è lo sguardo dell’uomo, lo
sguardo nudo dell’uomo, dell’uomo perduto nel cosmo inconcepibile che va per
conto suo (la storia dell’Occidente è quella dell’abbigliamento di uno
sguardo... lo sguardo è stato rivestito, igienizzato, ovattato, decorato,
denaturato, adulterato... protetto, corazzato, armato... era uno sguardo troppo
nudo, vulnerabile, preistorico, infantile, disarmato, osceno, abissale... intollerabile)
6-2-24 h.18 circa incontro S.
la ragazza alla fermata, ieri... serpe nera, capelli rasi neri, stracci neri...prima di capire che era pazza, ho notato gli occhi, dolci, puri, belli. erano "restati" dall' infanzia. ci siamo guardati, poi ha cominciato a recitare una glossolalia, una lallazione senza senso, e in cui ne trovavo ancora meno perché utilizzava sonorità e rottami fonetici dello swahili. alla fine le ho detto: you are a good girl. mi ha seguito un po' poi è scomparsa (ho avuto un fremito erotico... d' altronde la sessualità in sé si oppone alla logica, e attiene all' indecifrabile)
l’Eros è in fondo un segno indecifrabile e glossolalico
l’atto sessuale è nella sua essenza ciò che si oppone alla
logica, al calcolo, all’utile... essenzialmente, è un segno indecifrabile nel
lungo discorso di un uomo (o un’onomatopea variata e iterata)
s. non aveva un corpo erotico, non aveva merce... ha dovuto allucinarla, l’ha delirata
la mia sessualità è onirica, teopatica
il degrado etico di una nazione si misura col numero delle
sue leggi
S. delirava, rideva... avrei voluto capire che cosa “non
diceva”... l’ho baciata, ho accarezzato il corpo duro, il pube crespo... l’ho lavata, le ho regalato una maglia, l’ho
salutata con dolcezza
gli ingegneri e lo scarico del bagno. oh ingegneri... invece
di applicarvi a ponti inutili e col tempo collabenti... dal tempo dei
mesopotamici poco avete approfondito quel vero parametro di civiltà che è il
WC. problemi molti: dall’immane spreco di acqua, agli schizzi dei maschi pur di
ottima mira, alle spiacevoli persistenze della fase grassa dei cataboliti
(leggi merda attaccata al cesso), alla non sostenibilità del ciclo e mancato
riutilizzo. qui si parrà la tua nobilitate, oh ingegnere del futuro
gli amanti stanno di fronte, gli amici stanno di fianco
la grettezza di valori della destra, il cretinismo di
sinistra (corso accelerato di politica italiana)
avevo lasciato la porta della cucina aperta... c’erano 2
banane in una busta... è stato un attimo... e ho visto già la coda di un
babbuino che fuggiva con le 2 banane: olfatto finissimo, fulmineità, destrezza
e precisione assoluta, silenziosità da ovatta. ora, pensate al vecchio Darwin,
e ai comportamenti degli uomini, e vedete che così bypassate un bel po’ di
fumose teorie sociali e politiche
qui nel resort più o meno di lusso dove sono ingloriosamente
finito, passa il mondo da una mano all’altra... e si constata la sua
inutilità/vanità... d’altronde, siamo ex-scimmie, la cui prima attività sociale
è levarsi le pulci a vicenda, e rubare
il resort del cazzo è pieno di nordeuropei compiti,
ortodossi e danarosi (coi vecchi che si scopano le ventenni e che bevono
cocacola a pranzo!), e credo che non avrò proprio problemi a fare la mia
classica parte del “tipo che si distingue”, fra camicie larghe e vintage, asciugamano
da bagno rinacciato e libri di filosofia (Nancy, Husserl...)... e se necessario
provvederò anche a qualche rutto.
sapere e rubare, sono le nostre funzioni distintive. ladri e
tristi (tristi, perché vediamo la morte, ladri, perché cerchiamo di rubare la
vita)
l’ altro giorno una mezza avventura con una pazza...
oggi questa dolce negretta che mi ha regalato dei fiori per il Valentine day...
peccato che tendenzialmente sono venuto a leggere libri di filosofia..
(stai 'nguaiato, dirà qualcuno... ammettete però che è
più chic...)
in tutte le religioni Dio è
sostanzialmente uno che parla... io credo che se c'è è sostanzialmente uno che
tace... e a volte, chissà, fa pure le capriole
il sottile piacere di venire in Kenya, e avanti all’oceano
Indiano stare tutto il tempo a parlare male della cameriera, una certa Rosy che
voleva internet nella stanza. il piacere ancora più sottile di venire in Kenya
e parlare male di quelli che parlano male della cameriera
apostrofe al mondo: OH
là... qui... qua... in... Kenya.... oh
comunemente si ammette che io sia L.B.
lo scrittore come il bambino porta tutto alla bocca
si vive per avere dei ricordi, ma dopo un po’ i ricordi sono tutti
insostenibili (vado avanti a produrre passato, ma lo devo buttare tutto, lo
devo lasciare presente)
un po' tutta l'Africa pullula di
controllori che non hanno nulla da controllare, che controllano il nulla. si
assicurano che il tempo non fugga... che resti agli uomini...
alla fine, il mondo è molto uguale. le banane, stanno pure da noi,
la luna, le pietre... gli altri mondi stanno in nervature invisibili,
parallele, in dimensioni adiacenti... nelle parole, nelle possibilità.
vicino alla vulva del mondo (la valle del Rift, il Turkana...) ...
si sentono ancora alcuni vagiti, nella luce assoluta, in certo sorrisi delle
donne, nella dimestichezza coi babbuini (disonesti e ladri, abili, tristi...
così umani)
la natura edenica,
“che ancora odora di creazione” (immagine herzoghiana ma in realtà di
Manganelli) , l’animismo, inteso in senso ampio e filosofico... il rapporto più
diretto, onesto e disarmato fra corpo e linguaggio, che è tipico di queste
popolazioni, e che invece le ha rese vittime della rapacità, del tecnologismo
predatorio, della tracotanza dell’Occidente.
denaturando il mondo, l’uomo occidentale ha perduto se stesso,
essendo egli stesso un prodotto della natura, e anzi un’evoluzione, ma in questo
senso un’involuzione, della scimmia. la rapacità politica, la tracotanza
tecnologica, il consumismo predatorio ci hanno scollato dal corporeo e dal
naturale. bisogna ripensarsi nella scimmia. bisogna avere più peli, e meno
intenzioni.
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