sabato 11 gennaio 2025

Kenya. Alcune storie

 

 


(quaderno di viaggio dell'anno scorso... per pigrizia trascritto solo ora)

  

il Kenya è la culla dell’uomo, in cui l’uomo torna, e si ritrova, in forma turistica. il tourismo è dunque un girare, un tornare, non un allontanarsi (la nostalgia levinassiana e bodleriana dei luoghi in cui non siamo mai stati). anche se questo è propriamente il viaggiare. perché il turismo è diventato di fatto la riduzione a merce di questo ritorno.

 

in Kenya troverò un Dio? o almeno un uomo? ma l’uomo mi serve a poco, perché morirà.

 

come nella bicicletta, lo slancio verso il possibile, l’accadibile, è l’unico modo per non sbattere a terra – anzi più giù.

 

partenza 28-1-24, h. 14.30

 

con la partenza, faccio una cura ricostituente di speranza... preparativi, attesa, andare in un paese ignoto, nelle cose e gli atti ignoti, spesso da solo, solo tu e l’ignoto (tu che sei ancora più ignoto dell’ignoto)... forse è questo ora lo scopo del viaggio, questo rigenerarsi attraverso l’aspettativa di qualcosa... con l’aprirsi al futuro possibile, alle belle e fresche cose che possono accadere.

 

invenzione di un cappello per non perdersi, munito di una fascia con scritta: IO SONO QUI

 

qui c’è l’origine dell’uomo... ma pare che quest’uomo abbia fatto una fine di cazzo

 

io credo nella cultura, nella cultura scritta, ma potrebbe anche darsi che la scrittura è fallita. che non era congeniale all’uomo, che fanno bene i “nuovi” umani ad abbandonarla. eppure era un sistema che aveva dilatato il mondo... ne faceva un gas

 

a un bambino che piange perché non ha mai visto un bianco: hai ragione... ma che vuoi, è la pioggia... al mio paese piove sempre. siamo una specie scambiata (una degenerazione depigmentata del negro, dicevo una volta)

 

come in molta Africa occidentalizzata, qui la qualità si misura con la grandezza dei televisori. si dovrebbe costruire invece un sistema valoriale africano, a partire solidamente e imprescindibilmente dal sole

 

poesia di un babbuino che bazzica il giardinetto:

arghhh..

yakkk... yakkkt

gu gu gu.... krrrrr..

come si vede, il passo a Sanremo era breve

 

(per non dire di alcuni eletti abitatori del Parnaso contemporaneo)

 


brioche polverizzate, kitekat squagliato... è tutto così impizzicato che infilarsi i jeans è un’impresa

 


chiamale formichine... sono quanto mezzo dito. tuttavia sono terrapiattiste... al primo odore di chapati hanno invaso il piano cucina ma non sono salite sul piatto...

 

rispetto a una pietra, c’ho 2 fori detti occhi. sono bucato. incamero del mondo. mondo africano, mondo mondano, a volte anche invisibile

 

vivere è come cominciare a giocare una partita che è già stato deciso che perderai. l’unico modo per giocarla forse è ubriacarsi – o cambiare posto .

 

hostess raccomanda di evitare schizzi maschili in bagno o qlcosa del genere... vero, lo denuncio da tempo, con tutta la buona mira ci sono i microschizzi che fanno una patina schifosa (della serie: le problematiche del moderno intellettuale... ammettiamolo che sono anch’io un intellettuale scomodo)

 

i bambini africani sono tutti graziosissimi e pienotti, al contrario dei disperati che riprende la tv, il cui pietismo è odiato dai locali

 



baretto locale. chapati, puttane di terza scelta con le cosce secche, disperati in camicia a scacchi. nel caldo infernale, che riduce i corpi e i neuroni a una melassa, perfino alzare il braccio per versarsi la birra è una fatica sovrumana. nei fumi dell’obnubilamento, colpo di coda dello spirito impantanato... accendo il tablet, faccio partire wonderfulword di zucchero e clapton alla chitarra... tutti si rianimano per 5 minuti, arriva perfino una scimmia... mi guadagno una certa considerazione occidentale. poi sprofondiamo di nuovo in un torpore neghittoso e disperato (la musica genera uomo, crea mondo)

 

lo sport è comunque un giochino, un meccanismo che abbiamo inventato per far passare il tempo. il problema invece è come farlo non passare.

 

4-2-24 oggi sto in forma. oggi sto in forma? mi informo che sto in forma. e che in teoria potrei fare grandi cose. ma posso sempre rimandare.

 

 

leggo su google, Belen: in un paese maschilista, se non hai il sedere sodo non funzioni. ovviamente B. è diventata famosa perché il paese è maschilista (e lei aveva il sedere sodo). rammollitosi il sedere, vorrebbe però cambiare cavallo, e vivere in un paese femminista (nel quale però non sarebbe nessuno). in sostanza l’ideale di B. è un paese fluido, che cambi a seconda dello stato più o meno collabente del suo culo. il bello è che questa è l’esatta descrizione dell’Italia (ecco perché ce l’hanno mandata). dunque, B., non abbandonarci... non lasciarci allo sbando, senza di te, il pensiero di quali altri culi ci resterebbe?

 

 




oggi hai venduto elefanti? no, e ha scosso vigorosamente la testa, con uno sguardo triste, ma così triste come può esserlo solo all’equatore davanti a un tavolinetto pieno di elefanti.

io gli volevo dire: frend, io ti vorrei comprare tutto il tavolino di elefanti, ma dove cazzo li metto, e risolviamo qualcosa io e tu se ti compro tutti ‘sti cazzo di elefanti... cosa cambia nel mondo se questi elefanti passano dal tuo tavolino miserabile alla mia ricca casa europea? frend, purtroppo bisogna fare le cose che si ha bisogno di fare, il mondo va così, io resterò uno stronzo occidentale e tu un venditore di elefanti disperato, e al posto mio tu faresti lo stesso.

alla fine gli ho comprato 2 elefanti... compiaciuto anche del sorriso che gli ho fatto... non era né di sufficienza occidentale né pietistico... diceva: siamo minerali animati tutti e due, o anche: che cazzo vuo’ a me... quest’è il mondo...

glieli ho comprati perché mi era necessario qualcosa, mi era necessario il suo sguardo.

alla fine quello che mi piace dell’africano, quello per cui mi è necessario, è che ha lo sguardo più nudo. è lo sguardo dell’uomo, lo sguardo nudo dell’uomo, dell’uomo perduto nel cosmo inconcepibile che va per conto suo (la storia dell’Occidente è quella dell’abbigliamento di uno sguardo... lo sguardo è stato rivestito, igienizzato, ovattato, decorato, denaturato, adulterato... protetto, corazzato, armato... era uno sguardo troppo nudo, vulnerabile, preistorico, infantile, disarmato, osceno, abissale...  intollerabile)

 

gli uomini si riuniscono in enormi branchi... in luoghi che poi ricoprono di minerali

  


6-2-24 h.18 circa incontro S.


la ragazza alla fermata, ieri... serpe nera, capelli rasi neri, stracci neri...prima di capire che era pazza, ho notato gli occhi, dolci, puri, belli. erano "restati" dall' infanzia. ci siamo guardati, poi ha cominciato a recitare una glossolalia, una lallazione senza senso, e in cui ne trovavo ancora meno perché utilizzava sonorità e rottami fonetici dello swahili. alla fine le ho detto: you are a good girl. mi ha seguito un po' poi è scomparsa (ho avuto un fremito erotico... d' altronde la sessualità in sé si oppone alla logica, e attiene all' indecifrabile)

 

l’Eros è in fondo un segno indecifrabile e glossolalico

 

l’atto sessuale è nella sua essenza ciò che si oppone alla logica, al calcolo, all’utile... essenzialmente, è un segno indecifrabile nel lungo discorso di un uomo (o un’onomatopea variata e iterata)

 

s. non aveva un corpo erotico, non aveva  merce... ha dovuto allucinarla, l’ha delirata

 

la mia sessualità è onirica, teopatica

 

il degrado etico di una nazione si misura col numero delle sue leggi

 

S. delirava, rideva... avrei voluto capire che cosa “non diceva”... l’ho baciata, ho accarezzato il corpo duro, il pube crespo...  l’ho lavata, le ho regalato una maglia, l’ho salutata con dolcezza

 

gli ingegneri e lo scarico del bagno. oh ingegneri... invece di applicarvi a ponti inutili e col tempo collabenti... dal tempo dei mesopotamici poco avete approfondito quel vero parametro di civiltà che è il WC. problemi molti: dall’immane spreco di acqua, agli schizzi dei maschi pur di ottima mira, alle spiacevoli persistenze della fase grassa dei cataboliti (leggi merda attaccata al cesso), alla non sostenibilità del ciclo e mancato riutilizzo. qui si parrà la tua nobilitate, oh ingegnere del futuro

 

gli amanti stanno di fronte, gli amici stanno di fianco

 

la grettezza di valori della destra, il cretinismo di sinistra (corso accelerato di politica italiana)


avevo lasciato la porta della cucina aperta... c’erano 2 banane in una busta... è stato un attimo... e ho visto già la coda di un babbuino che fuggiva con le 2 banane: olfatto finissimo, fulmineità, destrezza e precisione assoluta, silenziosità da ovatta. ora, pensate al vecchio Darwin, e ai comportamenti degli uomini, e vedete che così bypassate un bel po’ di fumose teorie sociali e politiche

 

qui nel resort più o meno di lusso dove sono ingloriosamente finito, passa il mondo da una mano all’altra... e si constata la sua inutilità/vanità... d’altronde, siamo ex-scimmie, la cui prima attività sociale è levarsi le pulci a vicenda, e rubare

 

il resort del cazzo è pieno di nordeuropei compiti, ortodossi e danarosi (coi vecchi che si scopano le ventenni e che bevono cocacola a pranzo!), e credo che non avrò proprio problemi a fare la mia classica parte del “tipo che si distingue”, fra camicie larghe e vintage, asciugamano da bagno rinacciato e libri di filosofia (Nancy, Husserl...)... e se necessario provvederò anche a qualche rutto.

 

sapere e rubare, sono le nostre funzioni distintive. ladri e tristi (tristi, perché vediamo la morte, ladri, perché cerchiamo di rubare la vita)

 

l’ altro giorno una mezza avventura con una pazza... oggi questa dolce negretta che mi ha regalato dei fiori per il Valentine day... peccato che tendenzialmente sono venuto a leggere libri di filosofia..

(stai 'nguaiato, dirà qualcuno... ammettete però che è più chic...)

 

 

in tutte le religioni Dio è sostanzialmente uno che parla... io credo che se c'è è sostanzialmente uno che tace... e a volte, chissà, fa pure le capriole

 

il sottile piacere di venire in Kenya, e avanti all’oceano Indiano stare tutto il tempo a parlare male della cameriera, una certa Rosy che voleva internet nella stanza. il piacere ancora più sottile di venire in Kenya e parlare male di quelli che parlano male della cameriera

 

apostrofe al mondo: OH

 

là... qui... qua... in... Kenya.... oh

 

comunemente si ammette che io sia L.B.

 

 

lo scrittore come il bambino porta tutto alla bocca

 

si vive per avere dei ricordi, ma dopo un po’ i ricordi sono tutti insostenibili (vado avanti a produrre passato, ma lo devo buttare tutto, lo devo lasciare presente)

 



un po' tutta l'Africa pullula di controllori che non hanno nulla da controllare, che controllano il nulla. si assicurano che il tempo non fugga... che resti agli uomini...

 

alla fine, il mondo è molto uguale. le banane, stanno pure da noi, la luna, le pietre... gli altri mondi stanno in nervature invisibili, parallele, in dimensioni adiacenti... nelle parole, nelle possibilità.

 

 

vicino alla vulva del mondo (la valle del Rift, il Turkana...) ... si sentono ancora alcuni vagiti, nella luce assoluta, in certo sorrisi delle donne, nella dimestichezza coi babbuini (disonesti e ladri, abili, tristi... così umani)

 

la natura edenica, “che ancora odora di creazione” (immagine herzoghiana ma in realtà di Manganelli) , l’animismo, inteso in senso ampio e filosofico... il rapporto più diretto, onesto e disarmato fra corpo e linguaggio, che è tipico di queste popolazioni, e che invece le ha rese vittime della rapacità, del tecnologismo predatorio, della tracotanza dell’Occidente.

 

 

denaturando il mondo, l’uomo occidentale ha perduto se stesso, essendo egli stesso un prodotto della natura, e anzi un’evoluzione, ma in questo senso un’involuzione, della scimmia. la rapacità politica, la tracotanza tecnologica, il consumismo predatorio ci hanno scollato dal corporeo e dal naturale. bisogna ripensarsi nella scimmia. bisogna avere più peli, e meno intenzioni.

 

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