giovedì 5 maggio 2022

zar, attori e camerieri

La propaganda russa? Disgustosa. Chiamano ancora la guerra operazione speciale. Ma quella americana è ancora più nauseante, arrivarono a chiamare i loro massacri “giustizia infinita”. E’ più subdola e sofisticata notoriamente, quello dall’altra parte del fiume guarda caso è sempre cattivo, e quindi va eliminato per bontà. E l’Italia?  L’ha succhiata col latte dei film americani, e ora l’ha metabolizzata del tutto.

Ho sempre cercato di conservare un giudizio equilibrato su Draghi,

un tizio che almeno ne capisce di qualcosa, di dané, di palanche, anche se si tratta della competenza più dozzinale e ignobile che esista. Per dir così, in generale ho più rispetto di uno che ne capisce di fosse biologiche che di uno che non ne capisce di poesia. Purtroppo questa sua pochezza umana al momento mi sembra che pregiudichi del tutto i suoi atti politici. Al momento lo vedo come null’altro che un cameriere della plutocrazia Usa, uno che cammina sempre con la postura di chi ha il vassoio (la finanza) in mano e il tovagliolo (la retorica) sull’altro braccio. Gli agognati soldi del famoso PNRR vuole utilizzarli per comprare bombe e carrarmati (fatevi un po’ i conti... in 10-15 anni a ritmo di 14 miliardi i soldi europei se ne vanno tutti così); lancia ridicoli out-out fra guerra e condizionatori, ma il taglio del gas lo patirebbe qualche pensionato in qualche casa umida e fatiscente, non certo lui coi suoi milioni; la presunta protezione contro spread e inflazione si è rivelata un bluff; il suo famoso Quantitative Easing, come ho spiegato altrove, è un grande fiore di vacca mediatico: importato pari pari dalla Fed, ha salvato il capitalismo da se stesso, e cioè dalla speculazione finanziaria, senza risolvere alcun problema strutturale; il suo atteggiamento sulla guerra ucraina conferma esattamente la sua insignificanza etica e culturale: bellicismo e inerzia mascherati da finte indignazioni. Se gli Usa, che con le loro guerre hanno causato 20 milioni di morti,  danno del macellaio a Putin e lo paragonano a Hitler, complicando i negoziati nei momenti più delicati, non apre bocca, ma si fa venire lo sturbo per una banalità come quella di Lavrov, secondo cui il fatto che Zelenski abbia origini ebree non esclude che abbia utilizzato milizie naziste (come è indubbio, al di là del fatto che ciò sia o non sia pregiudizievole). Come se questi paradossi non siano sempre esistiti, come se la dirigenza e le file fasciste non fossero zeppe di ebrei (10mila iscritti), o i più accaniti leghisti della prima ora (Rosi Mauro, Roberto Cota ecc.) non fossero terroni, o la moglie di Bossi siciliana.

Il Papa, l'unico che prescinda da una logica di parte, a proposito dell'atteggiamento della Nato  ha usato addirittura il verbo abbaiare, pare nella sfumatura più attenuata che ha il termine in spagnolo, ma non offendiamo i buoni cani. Diciamo che mini-mario è la tartaruga domestica della Casa Bianca, col suo sguardo da rettile, da burocrate risucchiato al Governo dal vuoto pneumatico della politica.



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