il comunismo, i sogni, i quetzalcoatl, il web, le acciughe,
la grammatica cosmica
piccolo, agitato, pretenzioso
con la mia lingua, organo “prensile”, prendo l’infinito. riesco a prenderlo tutto, anche “all’infinito”...
intendo un certo fumo che si forma nella nevroglia...
i miei grugniti, mi stabiliscono nel mondo. li faccio
corrispondere a una probabilità. ingoio aria, restituendo pallottole di suono.
a un certo punto, decido di essere. i bambini che giocano sul lastricato, il getto d’acqua della fontana, le lame di luce...
come è possibile... fare un viaggio... scendere a prendere una
birra... una stanza... sposarsi... ammalarsi... sognare ciò che non è possibile
aggirandomi in me, a volte mi imbatto in certe carni oblunghe, e
mi insedio per un qualche tempo lì...
una chiazza sulla superficie di uno specchio, di notte...
che scivola sul piano delle terre, i lastrici, sui piani rialzati dei
condomini... e tutto questo spazio a perdita d’occhio...
perché le cose al buio sono buie? perché erano già buie prima,
erano già continue, terrose, pastose ...
la prova che la luce sia mentale, è che è la stessa che è emanata
nei sogni... sugli oggetti immersi nei neuroni di notte, non c’è il sole, non
c’è alcuna luce, ma noi li vediamo “nella stessa luce” del giorno.
così, in questa pasta sciropposa di semioscurità in cui ora sono
affondato, mi vedo meglio
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