la mosca è nella posizione del lì
poi scorre lungo il lì, ed è sempre in un lì, lì
perlustra, incrocia lo spazio
abrade lo spazio
ecco... un là
dio esiste? a volte, forse. dobbiamo fare finta che non ci
sia? fra noi, non possiamo certo cavarcela... ci uccidiamo, entro e oltre certe
distanze ci odiamo tutti, non abbiamo nessun appiglio quando sporgiamo dalla
lingua, quando il relitto del corpo fluttua nel caos... ma da quale buco, da
quale fessura si intravede? la bontà? i telescopi? le solitudini nel deserto? o
in un moscerino, questo moscerino superstite all’inverno che perlustra senza
senso il suo spazio... eppure...
eppure...
gli ucraini odiano i russi, e viceversa. gli israeliani,
odiano i palestinesi. e viceversa. i maschi odiano le donne, e viceversa. i sé
odiano gli altro. e viceversa. ma è una questione di stupidità, o essenziale?
i miei grugniti, mi stabiliscono nel mondo. li faccio
corrispondere a una probabilità. ingoio aria, restituendo pallottole di suono.
a un certo punto, decido di essere. i bambini che giocano sul lastricato, il getto d’acqua della fontana, le lame di luce...
come è possibile... fare un viaggio... scendere a prendere una
birra... una stanza... sposarsi... ammalarsi... sognare ciò che non è possibile
aggirandomi in me, a volte mi imbatto in certe carni oblunghe, e
mi insedio per un qualche tempo lì...
una chiazza sulla superficie di uno specchio, di notte...
che scivola sul piano delle terre, i lastrici, sui piani rialzati dei
condomini... e tutto questo spazio a perdita d’occhio...
perché le cose al buio sono buie? perché erano già buie prima,
erano già continue, terrose, pastose ...
la prova che la luce sia mentale, è che è la stessa che è emanata
nei sogni... sugli oggetti immersi nei neuroni di notte, non c’è il sole, non
c’è alcuna luce, ma noi li vediamo “nella stessa luce” del giorno.
così, in questa pasta sciropposa di semioscurità in cui ora sono
affondato, mi vedo meglio
Nessun commento:
Posta un commento