domenica 24 settembre 2017

scritte per aeroporti


Scritte per aeroporti

 
dio è che uno strato d’ombra ricopre la stessa forma di luce, quando alle 4 il sole è sull’albero

 
dio vulva lattea in un neurone

 
il primo fine è un mondo giusto. ma un mondo giusto va fondato fuori dal mondo

 
nel villaggio di liu-ling, durante un’azione di lotta-critica-trasformazione, una patina collosa avvolse all’improvviso tutti i bambini e gli insegnanti: era dio. nello stesso istante caddero tutte le inferenze che sostenevano il peri theion onomaton di pseudo dionigi.

 
tuttità
qualcosità
sparsità

 
noi tutti abbiamo sostituito a un dio il divo

 
dio... la faccia interna del piede sinistro del letto

 
ripetendo dio 11 volte, la dodicesima

 
l’oligofrenico di stamattina con 4 orologi al polso.... perché voleva che fosse più ora, o perché voleva che fosse più sempre?

 
la ragazzina ai giardinetti, dolente aspettava il whatsapp... dio, per lei, era una corrispondenza

 
l’alone della lingua

  

lo spazio cavo compreso fra tutti i timpani e tutte le glottidi

 
forse era tutto sbagliato – questo era dio che si divertiva a smontare tutto, quel mattacchione

 
ma è sempre dio, però, quel benevolente, che ti riempie la luce e ti fa sentire nonostante tutto, in un mondo

 
dio funzionario dell’invisibile
 

poiché si muore bisogna fare qualcosa per qualcosa

 
bisogna fare qualcosa per qualcosa. questo interqualcosa, è dio

 
majakowski fece il piombo esploso per la pappa neurale, fece un nuovo posto
 

io, il c. e p. nell’isola deserta di lock lomond...la danza attorno al fuoco, il barcone di turiste inglesi

 
carne sparsa degli uomini, immane bestia pallida e spappolata. i cumuli d’ossa e di polvere di tutti gli uomini che sono stati    

 
la bestia-umano, e la bestia-divino

 
la luna, animale diafano, globulare, senza peli che scorazza per il cielo... che fluttua nel celeste... medusa del celeste... il mito

 
nella loro lingua, il bene

 
dio è sempre proferito

 
e alcune parole

 

epica delle signore sul balcone

sui balconi, appaiono signore – si estroflettono signore.  pulsazioni deboli dell’antropico nella prima mattina, lievi incarnazioni nell’oggetto duro e ortogonale del, dei palazzi di fronte. secrezione e fiotto organico istantaneo, intento a stendere i panni, a prendere la scopa, a produrre un minimo e sfolgorante evento ordinario. per un istante, il funzionamento oscuro delle interiora del palazzo, il lavorio interno della macchina antropica è svelato... appare nel mondo la signora spettinata, indaffarata e svogliata, e si inargenta nel raggio di luce che abbaglia le mollette e la bacinella di plastica azzurra. il mondo è abitato, è posseduto dall’uomo, è vivo, nella nostra accezione antropocentrica e dai presupposti biocentrici. ammiccamento dalla tana artificiale. poi viene riassorbita, reinghiottita dal grande dispositivo sociale, dall’intesto di pietre che ricopre la terra.
nuova mitologia, nuovo emblema, stemma. la vera insegna della famiglia, che è la vera cellula del mondo antropico – ecco la sua importanza. il collezionista di apparizioni di signore sul balcone, è il vero conoscitore del mondo.
il gesto sociale, assoluto, dell’apparire sul balcone, è assolutamente significante perché assolutamente puro, dimesso, preterintenzionale e pre-sociale. tutto il resto non è più segno per l’uomo che sente perché è rappresentazione, è contaminazione del mondo, è impressione volontaria della propria presenza... l’apparire sul balcone è invece trasudamento, perdita, emissione, smagliatura nella rete che ci avvolge ... glu glu... beep –beep ... zzz... beep beep...

 

verso le 4 di notte c’è sempre qualche cane che incomprensibilmente  abbaia . abbaia al buio, sbianca il buio irrorandovi quel rumore, possedendo quel silenzio col rumore – squarciando il buio si dice. il cane trasfonde la sua biologicità nel ritmico buio della notte, nessuno lo sente e se lo sente dà fastidio, ma a volte è un po’ commovente. bau bau, bau bau... ecco fatto il blog



(scritte per aeroporti, per piattaforme da cui si sale)

2 commenti:

  1. mi piacciono molto queste proferite aperte. sanguinano parole nella loro lingua. a proposito: mi ha sempre dato da pensare che la parola dio abbia solo tre lettere mentre supercalifragilistichespiralidoso abbia bisogno di ben trentatre lettere per nominare molto meno. ne inferisco (eh eh, sono proprio fissato con 'sta roba dei numeri, no?) che dio è un undicesimo di supercalifragilistichespiralidoso.
    : ))
    nota particolare per l'oligofrenico (una perla ora e sempre)

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  2. tu pratichi il commento brain-storming... qualche spunto interessante ne viene sempre, per ese. quest'analisi cabalistico-semantica... non so cmq se supercaliecc. si può considerare parola, essendo nonsense credo di un traduttore... mi pare che prepicipitevolissimevolmente fosse la più lunga, 22 lettere, non ci giurerei... cmq in a, e ed i c'è forse ancora più significato che in dio, a voler esasperare il paradosso...

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