Scritte per aeroporti
dio è che uno strato d’ombra ricopre la stessa forma di
luce, quando alle 4 il sole è sull’albero
dio vulva lattea in un neurone
il primo fine è un mondo giusto. ma un mondo giusto va
fondato fuori dal mondo
nel villaggio di liu-ling, durante un’azione di
lotta-critica-trasformazione, una patina collosa avvolse all’improvviso tutti i
bambini e gli insegnanti: era dio. nello stesso istante caddero tutte le
inferenze che sostenevano il peri theion onomaton di pseudo dionigi.
tuttità
qualcositàsparsità
noi tutti abbiamo sostituito a un dio il divo
dio... la faccia interna del piede sinistro del letto
ripetendo dio 11
volte, la dodicesima
l’oligofrenico di stamattina con 4 orologi al polso....
perché voleva che fosse più ora, o
perché voleva che fosse più sempre?
la ragazzina ai giardinetti, dolente aspettava il
whatsapp... dio, per lei, era una corrispondenza
l’alone della lingua
lo spazio cavo compreso fra tutti i timpani e tutte le
glottidi
forse era tutto sbagliato – questo era dio che si divertiva
a smontare tutto, quel mattacchione
ma è sempre dio, però, quel benevolente, che ti riempie la
luce e ti fa sentire nonostante tutto, in un mondo
dio funzionario dell’invisibile
poiché si muore bisogna fare qualcosa per qualcosa
majakowski fece il piombo esploso per la pappa neurale, fece
un nuovo posto
io, il c. e p. nell’isola deserta di lock lomond...la danza
attorno al fuoco, il barcone di turiste inglesi
carne sparsa degli uomini, immane bestia pallida e
spappolata. i cumuli d’ossa e di polvere di tutti gli uomini che sono stati
la bestia-umano, e la bestia-divino
la luna, animale diafano, globulare, senza peli che scorazza
per il cielo... che fluttua nel celeste... medusa del celeste... il mito
nella loro lingua, il bene
dio è sempre proferito
e alcune parole
epica delle signore
sul balcone
sui balconi, appaiono signore – si estroflettono
signore. pulsazioni deboli
dell’antropico nella prima mattina, lievi incarnazioni nell’oggetto duro e
ortogonale del, dei palazzi di fronte. secrezione e fiotto organico istantaneo,
intento a stendere i panni, a prendere la scopa, a produrre un minimo e
sfolgorante evento ordinario. per un istante, il funzionamento oscuro delle
interiora del palazzo, il lavorio interno della macchina antropica è svelato...
appare nel mondo la signora spettinata, indaffarata e svogliata, e si inargenta
nel raggio di luce che abbaglia le mollette e la bacinella di plastica azzurra.
il mondo è abitato, è posseduto dall’uomo, è vivo, nella nostra accezione
antropocentrica e dai presupposti biocentrici. ammiccamento dalla tana
artificiale. poi viene riassorbita, reinghiottita dal grande dispositivo
sociale, dall’intesto di pietre che ricopre la terra.
nuova mitologia, nuovo emblema, stemma. la vera insegna
della famiglia, che è la vera cellula del mondo antropico – ecco la sua
importanza. il collezionista di apparizioni di signore sul balcone, è il vero
conoscitore del mondo. il gesto sociale, assoluto, dell’apparire sul balcone, è assolutamente significante perché assolutamente puro, dimesso, preterintenzionale e pre-sociale. tutto il resto non è più segno per l’uomo che sente perché è rappresentazione, è contaminazione del mondo, è impressione volontaria della propria presenza... l’apparire sul balcone è invece trasudamento, perdita, emissione, smagliatura nella rete che ci avvolge ... glu glu... beep –beep ... zzz... beep beep...
verso le 4 di notte c’è sempre qualche cane che incomprensibilmente abbaia . abbaia al buio, sbianca il buio
irrorandovi quel rumore, possedendo quel silenzio col rumore – squarciando il
buio si dice. il cane trasfonde la sua biologicità nel ritmico buio della
notte, nessuno lo sente e se lo sente dà fastidio, ma a volte è un po’
commovente. bau bau, bau bau... ecco fatto il blog
(scritte per aeroporti, per piattaforme da cui si sale)
mi piacciono molto queste proferite aperte. sanguinano parole nella loro lingua. a proposito: mi ha sempre dato da pensare che la parola dio abbia solo tre lettere mentre supercalifragilistichespiralidoso abbia bisogno di ben trentatre lettere per nominare molto meno. ne inferisco (eh eh, sono proprio fissato con 'sta roba dei numeri, no?) che dio è un undicesimo di supercalifragilistichespiralidoso.
RispondiElimina: ))
nota particolare per l'oligofrenico (una perla ora e sempre)
tu pratichi il commento brain-storming... qualche spunto interessante ne viene sempre, per ese. quest'analisi cabalistico-semantica... non so cmq se supercaliecc. si può considerare parola, essendo nonsense credo di un traduttore... mi pare che prepicipitevolissimevolmente fosse la più lunga, 22 lettere, non ci giurerei... cmq in a, e ed i c'è forse ancora più significato che in dio, a voler esasperare il paradosso...
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