lavorio interno della macchina antropica è svelato... appare nel mondo la signora spettinata,
insieme indaffarata e svogliata, e si inargenta nel raggio di luce che abbaglia le mollette e la bacinella di plastica azzurra. il mondo è abitato, è posseduto dall’uomo, è vivo, nella nostra accezione antropocentrica, e prima biocentrica. sbuca come le marmotte dalle tane nei documentari. o come il sacerdote sumero, ieratica. poi viene riassorbita, reinghiottita dal grande dispositivo sociale, dal tappeto di pietre che ricopre la terra.
nuova mitologia, nuovo emblema, stemma. la vera insegna
della famiglia, che è la vera cellula del mondo antropico – ecco la sua
importanza. il collezionista di signore sul balcone, è il vero conoscitore del
mondo.
il gesto sociale, assoluto, dell’apparire sul balcone, è
assolutamente significante perché assolutamente puro, dimesso,
preterintenzionale e pre-sociale. tutto il resto non è più segno per l’uomo che
sente perché è rappresentazione, è contaminazione del mondo, è impressione
volontaria della propria presenza... l’apparire sul balcone è invece
trasudamento, perdita, emissione, smagliatura del reticolo sociale... glu
glu... beep –beep ... zzz... beep beep...
tutto il problema è che noi percepiamo il presente smollato,
slentato, e così in questo presente si fa un passato dentro. queste grinze e
pliche dovute alla lassità noi le consideriamo “un altro tempo”, qualcosa in
cui si proietta un possibile, e in cui dunque può andare a svilupparsi un
“migliore”, e dunque dei desideri, o comunque un altro stato che è altro dello
stato in cui si sta, è un ultra-stato, uno stato aggiunto. questa scissura,
questa duplicazione è tutto il problema. senza questa lassità del presente,
della nostra lingua, noi sarem(m)o felici.
verso le 4 di notte c’è sempre qualche cane che inspiegabilmente abbaia. abbaia al buio, sbianca il buio irrorandoci
quel rumore, possedendo quel silenzio col rumore – squarciando il buio si dice. il
cane trasfonde la sua biologicità nel ritmico buio della notte, nessuno lo sente e se lo sente dà fastidio, ma a volte è un po’ commovente. bau bau, bau bau...
ecco fatto il blog
ottimo anche questo trasudare di signore sui balconi, un apparire d'apparenza inspiegabilmente abbagliante (sfolgorante) e quotidiano (evento ordinario), che infatti, come il cane, abbaglia al buio (squarciandolo).
RispondiEliminaper qualche verso (diverso?), l'affiorare/trasudare biologico mi ha ricordato lo squarciarsi del velo di Maya di schopenhaueriana memoria. anche perché se il velo è smollato, slentato, lasso risulta assai difficile incidervi una scissura con un coltello.
(scusa il delirio)
: )
grazie per la solita attenzione, fra una polemica e l'altra...
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