che tipo di legame ho con un tessuto sfatto, tremolante
e gelatinoso, quasi marcio, con la pappa biancastra, conducente, capiente, che
sta intorno e interna a me, al mio
scrivere?
il mondo è rado e sta tutto nei suoi addensamenti,
nelle sue masse, siamo asterismi che camminano negli spazi del parcheggio...
sono un addensamento della materia vagante sulla consistenza dell’asfalto, un
cui punto fa scrittura.
anche un pezzo della mia guancia è proprietà
pubblica, fa parte del mondo, ma io ci inietto delle parole, e lo rendo mio – parole del mondo che hanno impregnato
striature, lamine, glia, rughe nel mio osso cranico
in che senso tutta questa frattaglia, questo viscere
all’interno di una certa sacca di pelle è mia? e lo è anche di notte, o se sono
distratto?
dice uno:
faccio un figlio... mi compro una psiche, annetto una psiche, che però sta in
un altro corpo, e alla lunga dipenderà da quel corpo, e divergerà da me (così
comincia la faccenda...)
l’io è una grossa bestia diffusa, un organismo di
lingua, di discontinuità, scarti, spigoli, di cui si vanno ad appropriare
svariate masse – che vanno a inglobare e segregare svariate vesciche di
epidermide... è in questa operazione di collocazione, di adeguazione di una
massa a uno spazio di lingua, che si produce il sentimento di identità... ed
ecco che ci appiccico un nome, un cartiglio, LB, e è fatta una roba umana...
se c’è una parola, c’è un corpo – se è parlata e
fatta dal corpo, se è firmata, perfino se è prodotta da un computer (quello del
programmatore). se una parola fosse
prodotta da un piccione, quel piccione sarebbe un uomo, una nuova forma di
uomo. una parola è sempre una configurazione, una postura, un’azione, è sempre
politica, è sempre storia. una parola è un moto di filamenti aerei o grafici,
un processo di estensioni fisiche di quest’uomo, che qui sono io. che convoglio
e sagomo io.
tutti quanti si portano appresso i corpi, se li
aggiustano, li accudiscono, gelosamente *se ne prendono cura, li valorizzano
ne hanno cura, *quasi un culto, gelosamente *e maniacalmente, pensando che siano loro...
il mio corpo è un morto che io manovro... ma il mio
io è segni morti, configurati in quel supporto, che una grossa bestia
manovra... e questa bestia è il mondo stesso
il piccione che vola sono io che vola, è un ritaglio
di io ornitoforme che si sposta, che si permuta in me, da un punto antenna e un
punto tetto...
il ragazzino bloccato dalla foto a mezz’aria, nel
1975, sono io
x che arriva nel sogno, inaspettatamente, come
arriva nella realtà, è un me piccolo che arriva, un xesimo di me
e io sono quello della foto? e mm nella foto è lei?
solo perché quelle luci hanno trapassato quel corpo...ma era un’altra la mia
voce, tutti sostituiti i miei pensieri, tutti ricostruiti i ricordi... nessuno
è mai esistito, nessuno si è mai perduto... il passato è una massa sperduta
laggiù, abbagliante e straziante...
crisi violenta di passato, guardando delle
fotografie... boccheggio... e c’è gente che non ha neanche il passato...
il jolly hotel, pure questa roba che si schianta
nella volta, nell’una volta
il sempre è fatto di volte, di tanti una volta. lo
spazio è fatto di qui, di una progressione di qui. noi ci convinciamo che tutti
questi una volta, tutti questi qui fanno la pappa del cervello, ma in realtà
tutto esiste una volta qui.
io devo fare solo il fruitore di opere d’arte, tutta
questa vanità, tutta questa ambizione del produrre opere d’arte non mi si
addice... ma in effetti io scrivo solo queste frasi che si producono da sole
perché
stanotte ho sognato tanti topi? problemi di digestione, pressione, cervicale, o
sono le solite ansie e delusioni esistenziali? quali problemi in questi giorni?
soprattutto etici... destra, sinistra, parenti finti idealisti, gente al
lavoro, giovani, scrittori narcisisti mi sembrano tutti omuncoli, truffatori di
se stessi, ladri, topi...
il topo non
riconosce la proprietà, è un animale comunista, il topo mangia, si comporta, fa
il topo, perché non si è accordato con me sul significato delle parole che ho
iniettato nel formaggio e il biglietto di soldi che lo ha acquisito.
ma io ho più
carne del topo, e anche del barbagianni che lo mangia, e con la mia
ramificazione di filamenti sonori e grafici anche più della balena.
stasera di nuovo c’è il mondo
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