la vulva è un numero.
la pornostar, a differenza della femmina, sacrifica l’ano, e preserva il numero.
la pornostar ha capito due cose: che l’eros è sacrificio;
che dio è numero.
la pornostar non divide il numero, l’unità, la vulva.
(peraltro, la
telecamera non distingue fra vedere e vedere il vero, fra valentina-nappi-viva
e valentina-nappi-morta, fra
valentina-nappi-felice e valentina-nappi-in-lacrime)
valentina nappi ha occhi acqua e sapone.
agnello sacrificale, immola l’ano innocente, lo
espone al mondo.
l’eros in modalità occidentale
il suo ano martire salva l’occidente
il martirio in modalità occidentale
(il negro si imbatte
nell’ano di v.n. e, senza pensarci 2 volte, lo viola. ma in realtà è v.n. che
si offre, che ne subisce attivamente e responsabilmente la violenza)
le natiche di v.n. come metafisica influente. la loro algebra
produce gonfiore, turgore, incremento (non c’è sacrificio senza forma integra da
violare.)
un corpo giovane è un insieme di numeri. nel corpo umano,
bilaterale, quello che manca è l’unità.
funzione esponenziale soggiacente sull'area dorsale di v.n. |
(i suoi piedi dalla
pelle flessibile, i suoi filamenti di peli, la sua saliva copiosamente fluente, la congerie
di organi non visibili, le sue pieghe grinze pliche...lo scheletro nel coito... pensare
al regolare molleggio, al ritmo coordinato di valentina-nappi-struttura)
l’abbandono. la perdita di controllo. la bava bagna, inonda,
annega il membro.
nell’abbandono, nel soccombere, v. afferra la tensione fra il
fluire del mondo e la sua possibile determinazione.
la nube, l’alone v.n. si è imbattuta nel suo corpo, nel suo
essere. la quasi-valentina-nappi, il suo fascio di eventi, si è definita in un
corpo esatto.
ecco che il culo scintilla. ecco che le sue
delimitazioni, i suoi spigoli, si vanno a disporre precisamente nella loro configurazione.
la sua carne per un attimo si sospende dal suo essere carne biologica, e si
espone quale carne in sé, apofantica, ontologica. è tutta valentina, è tutta la
cosa per cui “valentina” sta, è ciò che accadde. violando ogni logica, v.n. esiste.
ha l’aria da svanita e il corpo esatto
bisogna prestare il proprio corpo al mondo
un piccione che volava all’esterno durante l’orgasmo |
(propriamente,
valentina nappi è un cadavere che gode, anche se “a suo tempo”, nell’invisibilità,
ha vivamente goduto. il poeta
peraltro anche anagraficamente morto sciarbodler sostiene peraltro, pur dalla
sua condizione di morto, che proprio lo statuto di cadavere di v.n. interessa
all’osservatore del film. d’altronde l’altro morto attivo edmunusser si chiede
che cosa ci autorizza ad asserire che la v.n. sorridente e intabarrata
all’inizio del film sia la stessa protagonista delle successive audaci acrobazie,
potendo trattarsi invece di 2 diverse valentinenappe che la nostra percezione
ha successivamente identificato, reso coalescenti )
alcune sue cellule, sono divine. alcune sue cellule, sono
aritmetiche. alcune sue cellule, sono di bestia. alcune sue cellule, sono
perforate (la pupilla).
lei è sempre nello stesso posto (nel film). nel 60x30. le
luci fossili del film, si permutano incessantemente (le luci degli sfinteri che
fasciano le luci del membro). a volte dice: ah, ahhaa. le sue luci godono (nella
realtà immanente gode il masturbatore).
punto di sdrucitura nella superficie di v.n |
il liscio, il levigato, il fluido, il bianco, lo sferico, il
numero
il suo corpo è inaggirabile. nel suo fiorire, dilatarsi,
sfiatare come una spugna, come un organismo primitivo, rappresenta il centro
della raggiera
questo va nella top ten, minimo minimo sul podio.
RispondiElimina: )
e in effetti è assai probabile che per essere colte (sapienti), le verità vere (puttane anche se singolari invariabili) debbano esserlo alla sprovvista: solo se sorprese alle spalle, le veridicità più psichedeliche della psiche possono essere afferrate e tenute strette nel palmo, così da riecheggiare durature nei singulti dello spazio-tempo di un cazzo tenuto immanente dai *masturbattori*. in fondo è tutta una colossale recita orgasmica, reccitante, vista da una prospettiva capace di turbare la nostra complessione/comprensione immateriale di scimmie nude, come già intuito dal sommo poeta quando scrive “quella turba che se ne va di retro a’ vostri terghi”. e a riprova di ciò, in quale opera colloca, com’è ovvio, una siffatta intuizione, frutto di approfondite anal/isi il sagace Dante? proprio nell’ambito lambito dal punto nevralgico trascendete, costringendolo a disvelare con la forza ogni recondito segreto in esso contenuto, purgandolo nel Purgatorio.
: ))
grazie malos...concordo, appena scende nella schermata lo sposto nella top...
RispondiEliminainteressante il tuo sviluppo della mia "tesi", e l'idea di recita orgasmica...un vero ossimoro, perchè non ci dovrebbe essere momento in cui si recita di meno.
mi riesci a indicare in che punto è la frase di dante che citi? (suppongo ci sia la cesura dopo turba, per fare l'enedecasillabo)... sono curioso di andare a vedere se se ne può effettivamente trarre qualche spunto - non troppo forzato - sul tema...(a occhio e croce mi pare difficile...)
"ma se la vostra maggior voglia sazia / tosto divegna, sì che 'l ciel v'alberghi / ch'è pien d'amore e più ampio si spazia / ditemi, acciò ch'ancor carte ne verghi / chi siete voi, e chi è quella turba / che se ne va di retro a' vostri terghi"(purgatorio 26mo canto)
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