le foto, luci indurite, dispersioni e aloni fossili che corrisposero a qualcosa, e che
sembrerebbero alludervi, dedurla, attestarla.
qualcosa, insostenibilmente, è, è stato, potrebbe essere stato. qualcosa perfora vorticosamente il
tempo, riappare da un posto del tempo a un supposto altro posto. ci sono dei
punti. tutto questo che c’era, si schianta su quel poco che c’è.ci sono addirittura anche io, in queste foto. escluso di fatto, inclusione di un altro materiale, un’altra sostanza. è inversa all’altra, e emette ai miei occhi un tenue sfolgorio.
ora, tutto ciò che c’è non è fotografabile, io sono condannato a non poterlo più fotografare. perché esiste ora, e io non voglio infliggere il presente a nessuno. (posso semmai elaborare la realtà, aumentarla, scomporla).
è troppo tardi per farsi una famiglia. dico storicamente, è
troppo tardi per farsi una famiglia – non è più un’epoca in cui può avere un
senso farsi una famiglia, bisogna sapere meno cose, bisogna poter vivere più
ingenuamente per questo.
qualsiasi cosa costruissi ora, qualsiasi cosa costruisse qualsiasi
persona ora, non sarebbe una famiglia, non in italia, nel 2014, sarebbe una
truffa, una messinscena, o un ripiego, o una forzatura, o un dovere sociale, o uno sfogo fisico
momentaneo sotto l’urgenza dell’impulso, o un’abitudine inerziale...una famiglia negli anni ’50 o ’60 era una famiglia, un piccolo organismo in cui circolava vita, un organismo in omeostasi col mondo, e con ciascun proprio elemento.
ecco perché bisogna pensare a nuove forme – poligamiche, metagamiche,
diffuse, ad albero, ad arcipelago, a costellazione – di cellule sociali.
per ora si produce una forma degradata, patologica e sfaldabile
della famiglia tradizionale, e contemporaneamente una forma diffusa di
gregarismo edonista, tutti i componenti sociali si muovono in gregge, ma non
hanno nemmeno il coraggio della partouze. si riflettono solamente uno nell’altro,
si imitano - si riconoscono, si certificano a vicenda. (è il dominio dell’effusione e il cazzeggio vuoto di facebook, delle migrazioni di mandrie giovanili da un bar all’altro, dei bacetti dopo cui non c’è niente di vero da dire e da fare. alla fine rifluiscono in una vita sociale in cui non credono, o in un finto matrimonio che durerà lo spazio del rendersi conto. o regrediscono a falsi valori religiosi o a logiche d’appartenenza tribali. nei casi migliori escono di testa.)
è il meccanismo da incubo del tempo che è successo, che fa
paura. è il passato che fa paura. questo passato che così come c’è stato, si è
abolito, disintegrato, si è disesistito. è il fatto stesso che ci sia stato che
dimostra la sua insussistenza, e dunque quella del presente. questo immane
vuoto avanza dietro di noi, schiantandosi ad ogni istante proprio dove stavamo
un’istante prima.
mi piace l'idea dell'altro posto, anche solo supposto, le allusioni, le associazioni a delinquere che ti colgono alle spalle (fiori, stami, pistilli), il tutto ciò che non c'è che immancabilmente viene immortalato in qualsiasi foto. pensa che rispolverando una mia foto d'infanzia in b/n, qualche settimana fa, dove apparivo/appaio quasi in primo piano arrampicato su un albero, ho passato/passo (passo) ore a fissare tutto ciò che non c'era e che appariva in tutta la sua assenza nel riquadro della foto.
RispondiEliminaperò mi tocca dissentire, essendo persona informata sui fatti, ovvero, essendo una “qualsiasi persona”. intendo, non l'ho costruita (forse mi ha costruito), ma la mia ti assicuro che è una *famiglia*, che è in Italia e che l’anno corrente è 2014.
: )
poi possiamo ragionare sul fatto che “famiglia” sia solo una parola e come tale sia un’astrazione atta a contenere qualsivoglia tutto o nulla (ne abbiamo già parlato in occasione di altri assoluti, ricordi?)
ma in ultima analisi il fatto che tu possa arrivare a sentenziare che “bisogna pensare a nuove forme – poligamiche, metagamiche, diffuse, ad albero, ad arcipelago, a costellazione – di cellule sociali” e che tu decida di pensarle per me al mio posto o per “qualsiasi persona” al suo posto un pochetto mi spaventa, almeno da un punto di vista (s)oggettivo…
: )))
vieppiù non vorrei decrescenzianamente bellavistarti in modo ansiogeno, ma un immane vuoto non solo avanza dal passato dietro di noi, ma retrocede e cappotta su di noi prima d’ogni nostro istante.
: )
ps: baudelaire era un poeta e aveva il gusto dell'iperbole
: )))
osservazioni criticamente costruttive... forse ho generalizzato troppo ...ma della necessità di pensare a nuove forme di cellule sociali sono certo... basta guardare le statistiche... quante coppie "evolute", che non stanno assieme per conformismo, o per i figli, o per insipienza, vanno avanti oltre un tot di anni? converrai che sono un 20, 30% le coppie "convinte", come pare sia la tua... e poi nell'islam non c'è la poligamia (certo, unilaterale) da millenni?
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