lunedì 14 luglio 2014

foto...


le foto, luci indurite, dispersioni e aloni fossili che corrisposero a qualcosa, e che sembrerebbero alludervi, dedurla, attestarla.
qualcosa, insostenibilmente, è, è stato, potrebbe essere stato. qualcosa perfora vorticosamente  il tempo, riappare da un posto del tempo a un supposto altro posto. ci sono dei punti. tutto questo che c’era, si schianta su quel poco che c’è.

ci sono addirittura anche io, in queste foto. escluso di fatto, inclusione di un altro materiale, un’altra sostanza. è inversa all’altra, e emette ai miei occhi un  tenue sfolgorio.

 
c’è la bellezza, ma una bellezza di un certo attimo, una bellezza che nessuno ha mai potuto vivere, perché nel presente di allora era solo materia – di fatto invisibile.
ora, tutto ciò che c’è non è fotografabile, io sono condannato a non poterlo più fotografare. perché esiste ora, e io non voglio infliggere il presente a nessuno. (posso semmai elaborare la realtà,  aumentarla, scomporla).
 


è troppo tardi per farsi una famiglia. dico storicamente, è troppo tardi per farsi una famiglia – non è più un’epoca in cui può avere un senso farsi una famiglia, bisogna sapere meno cose, bisogna poter vivere più ingenuamente per questo.
qualsiasi cosa costruissi ora, qualsiasi cosa costruisse qualsiasi persona ora, non sarebbe una famiglia, non in italia, nel 2014, sarebbe una truffa, una messinscena, o un ripiego, o una forzatura, o un dovere sociale, o uno sfogo fisico momentaneo sotto l’urgenza dell’impulso, o un’abitudine inerziale...
una famiglia negli anni ’50 o ’60 era una famiglia, un piccolo organismo in cui circolava vita, un organismo in omeostasi col mondo, e con ciascun proprio elemento.
 

ecco perché bisogna pensare a nuove forme – poligamiche, metagamiche, diffuse, ad albero, ad arcipelago, a costellazione – di cellule sociali.
per ora si produce una forma degradata, patologica e sfaldabile della famiglia tradizionale, e contemporaneamente una forma diffusa di gregarismo edonista, tutti i componenti sociali si muovono in gregge, ma non hanno nemmeno il coraggio della partouze. si riflettono solamente uno nell’altro, si imitano - si riconoscono, si certificano a vicenda.
(è il dominio dell’effusione e il cazzeggio vuoto di facebook, delle migrazioni di mandrie giovanili da un bar all’altro, dei bacetti dopo cui non c’è niente di vero da dire e da fare. alla fine rifluiscono in una vita sociale in cui non credono, o in un finto matrimonio che durerà lo spazio del rendersi conto. o regrediscono a falsi valori religiosi o a logiche d’appartenenza tribali. nei casi migliori escono di testa.)

 
è il meccanismo da incubo del tempo che è successo, che fa paura. è il passato che fa paura. questo passato che così come c’è stato, si è abolito, disintegrato, si è disesistito. è il fatto stesso che ci sia stato che dimostra la sua insussistenza, e dunque quella del presente. questo immane vuoto avanza dietro di noi, schiantandosi ad ogni istante proprio dove stavamo un’istante prima.

 

 
P.S. baudelaire scrisse: l’amore nasce da un’inclinazione generosa, quella a prostituirsi, ma è presto corrotto da un sentimento volgare, quello del possesso.

 

2 commenti:

  1. mi piace l'idea dell'altro posto, anche solo supposto, le allusioni, le associazioni a delinquere che ti colgono alle spalle (fiori, stami, pistilli), il tutto ciò che non c'è che immancabilmente viene immortalato in qualsiasi foto. pensa che rispolverando una mia foto d'infanzia in b/n, qualche settimana fa, dove apparivo/appaio quasi in primo piano arrampicato su un albero, ho passato/passo (passo) ore a fissare tutto ciò che non c'era e che appariva in tutta la sua assenza nel riquadro della foto.
    però mi tocca dissentire, essendo persona informata sui fatti, ovvero, essendo una “qualsiasi persona”. intendo, non l'ho costruita (forse mi ha costruito), ma la mia ti assicuro che è una *famiglia*, che è in Italia e che l’anno corrente è 2014.
    : )
    poi possiamo ragionare sul fatto che “famiglia” sia solo una parola e come tale sia un’astrazione atta a contenere qualsivoglia tutto o nulla (ne abbiamo già parlato in occasione di altri assoluti, ricordi?)
    ma in ultima analisi il fatto che tu possa arrivare a sentenziare che “bisogna pensare a nuove forme – poligamiche, metagamiche, diffuse, ad albero, ad arcipelago, a costellazione – di cellule sociali” e che tu decida di pensarle per me al mio posto o per “qualsiasi persona” al suo posto un pochetto mi spaventa, almeno da un punto di vista (s)oggettivo…
    : )))
    vieppiù non vorrei decrescenzianamente bellavistarti in modo ansiogeno, ma un immane vuoto non solo avanza dal passato dietro di noi, ma retrocede e cappotta su di noi prima d’ogni nostro istante.
    : )
    ps: baudelaire era un poeta e aveva il gusto dell'iperbole
    : )))

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  2. osservazioni criticamente costruttive... forse ho generalizzato troppo ...ma della necessità di pensare a nuove forme di cellule sociali sono certo... basta guardare le statistiche... quante coppie "evolute", che non stanno assieme per conformismo, o per i figli, o per insipienza, vanno avanti oltre un tot di anni? converrai che sono un 20, 30% le coppie "convinte", come pare sia la tua... e poi nell'islam non c'è la poligamia (certo, unilaterale) da millenni?

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