martedì 4 settembre 2012

l'abolizione di un istante

i luoghi con molta luce trattengono di più i ricordi. il problema è che per me l’irruzione del passato, il suo presentarsi, è sempre lancinante. io avverto l’abissalità dell’esistere in questa percezione di dissoluzione. che un istante abbia potuto esistere, e in un’altra condizione (già l’istante dopo...) non esistere, che un istante si sia abolito, che un evento comprovabilmente accaduto si sgretoli sotto lo sguardo di chi lo osserva da un punto diverso del tempo, e che io stesso, contenuto in quell’attimo, ne sia stato estromesso, esiliato, sloggiato, è per me intollerabile.

il passato erniato nel presente, collassato, crollato, abbattuto sul presente come un uccello colpito, diventa il segno fulmineo, come una coltellata, dell’ inconsistenzae dell'irrealtà, ci dice che il nostro essere è nulla, è la convessità del non essere, e ne è intriso e sgretolato intimamente.

tutte le nostre fibre più intime si liquefano e corrodono, resta di noi una carne pervicace e inerte, una cosa in cui non consistiamo, in cui non ci identifichiamo, e tuttavia ci incalza, ci gravita, e infine incomprensibilmente, atrocemente e inesorabilmente ci assorbe.

data anticipata per motivi tecnici. data di pubblicazione reale 26-8-13

                                         


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