Siamo tutti forzati del successo, bestie da successo.
Subito dopo però ho riflettuto: tutte queste persone tuonanti contro la società, hanno tutte in tasca un’iphone 6 le cui onde si potrebbero rivelare fra 50 anni altrettanto dannose dell’amianto, sono tutte scese da un’automobile che emette CO2, hanno tutte abbandonato le campagne, possiedono tutte titoli o montanti inps che hanno in pancia industrie inquinanti di ogni tipo, usano tutte computer, plastiche di ogni sorta, farmaci ecc, sono insomma tutte ingranaggi di una colossale macchina di produzione e consumo merci di cui la produzione di amianto rappresenta una quota trascurabile e un caso marginale. Per alibi, rinunciano talvolta a qualcosa che non desiderano davvero, il musicista al suv e il pilota all’impianto stereo, ma mai il contrario. Si indignano insomma esclusivamente quando non hanno nulla da perdere. Il problema mi sembra allora, prima ancora di quello gravissimo dell’amianto, quello del tipo di rapporto alla verità, delle regole di adeguazione dell’intelletto alla cosa, che stanno diventando normali nella nostra società.
Io credo che possiamo uscire dalle contraddizioni che ci
tengono in stallo solo con un salto percettivo, uno scarto linguistico, un
colpo di reni ontologico, qualcosa che muti profondamente il nostro modo di
rapportarci alle cose.
La storia dell’uomo è la storia della sua evoluzione
percettiva. Quando uno scimmione un po’ meglio equipaggiato di neuroni ha visto
per la prima volta un bastone non più come un imbrunimento segregato del campo
visivo, un po’ allungato, ma come un aliquid
pro aliquo, come un omologo di una parte del suo corpo, come una possibile
protesi e potenziamento del suo braccio, utile per raccogliere banane o
eliminare il vicino di caverna, non ha fatto che spostarsi in una nuova
posizione percettiva. In quel momento è cominciata la storia della tecnologia,
e tout court quella dell’homo sapiens, fino all’astronave di Odissea nello
spazio.
Qualcosa di simile accadde quando inventò il numero e
l’alfabeto. Arretrò dalle cose, e le astrasse.L’illuminismo (che generò la rivoluzione, che generò il marxismo, che generò, per un fenomeno di riduzione progressiva, Renzi) consisté in un riorientamento percettivo. La valorizzazione della ragione non poteva avvenire certo con la stessa ragione, ma con un processo preliminare, qualcosa che comportava l’”accensione” di altri punti del corpo, e la conseguente valorizzazione di altre funzioni. Vedere il re nudo, quando di fatto è rivestito di broccati, è un gesto percettivo.
Repertorio ragionato
Ora stiamo vivendo una fase ulteriore, in cui questo sistema si è completamente scollato dalla realtà, ed è diventato autoreferenziale. La trasformazione non è più di ordine semiotico, un ordine in cui si può sostituire la realtà con la menzogna, riferire intenzionalmente un segno a un altro referente, ma di ordine neurologico – il sistema nervoso percepisce direttamente quello che gli conviene percepire, col vantaggio che non sappiamo di mentire, e possiamo farlo senza intralci etici.
Dobbiamo ammettere in realtà che ciò che resta di attuale,
di spendibile, di utilizzabile della sinistra è un sentimento, è la tensione
all’idea di giustizia sociale, ma che il suo impianto ideologico è crollato con
le teorie scientifiche che lo fondavano (fatto salvo il grande valore euristico,
ermeneutico, filosofico e letterario in senso lato, di quella grande
interrogazione sul rapporto fra il corpo dell’uomo e il mondo che è Il Capitale),
travolto dal suo grande nemico, la merce, o meglio, travolto dall’uomo stesso
che utilizza quella merce; ma non abbiamo il coraggio di farlo, perché non
abbiamo idee per trovarne uno sostitutivo. Di quell’ideologia è restata il
calco, l’involucro, ma quell’involucro è floscio, perché non è sorretto da una
struttura di pensiero. La sinistra ormai da anni non produce più pensiero, ma
solo immagini, o souvenir e gadgets di se stessa. Tutta la politica del PD, è
un’immagine della sinistra da attaccare con la calamita al frigorifero.
I black bloc girano magari nel vecchio furgoncino, ma si
organizzano sul web (inventato dalla ricerca militare Usa) e utilizzano tutte
le tecnologie che gli fanno comodo... ricordo una famosa foto del loro antenato
no global Casarin nel pieno godimento di una cocacola...
L’icona della sinistra fabiofazio proclama di produrre un
programma di qualità, ma questa qualità è stabilita esclusivamente in base al
successo, ovvero alla quantità di persone che la ritengono tale, e coincide di
fatto con la quantità. Per passare la selezione di qualità di fazio, basta essere
famosi. Uno che in mutande dà a calci a un pezzo di mucca arrotolata non
dovrebbe avere nulla in comune con un teorico della decrescita? ma che, sono
entrambi famosi, cosa accomuna di più? cosa affratella di più? A chetempofà e
ballarò si costruiscono candidature, si decidono programmi e alleanze, e
perfino amori e matrimoni.
Se ce ne fosse bisogno, Fazio conferma la vera natura della
sua ideologia facendosi pagare, in quanto superuomo altamente produttivo, 2
milioni all’anno per dichiarare e propagandare al popolo le ragioni egualitarie
e solidaristiche della sinistra (più o meno i cachet di Benigni e Santoro...tutti
maestri del “chi ha detto che se uno è di sinistra..”...beh, lo dico io). Fazio
si prodiga generosamente per l’articolo
18...che gli frega, tanto a vedersela saranno gli imprenditori. Ma i 2 milioni
che ingiustamente - perché si suda la giornata direi assai meno di
un operaio – pretende ogni anno basterebbero da soli a reintegrare per un mese
all’anno i 2000 lavoratori a cui è stato applicato l’articolo. Fazio è in effetti il guitto perfetto della grande messinscena. Il suo spettacolo è esattamente la rappresentazione di una sinistra “alla memoria”, una sinistra che non c’è, la cui ideologia si è trasformata senza residui in spettacolo dell’ideologia, in gag dell’ideologia. Gas cromatico somministrato al popolo, luminarie di giustizia e solidarietà per la festa permanente.
Berlusconi nomina una ministra scelta sui calendari dei
camionisti, e di intelligenza mediocre, Renzi ne nomina una più intelligente,
ma che avrebbe anche più successo sui calendari dei camionisti, escludendo però
in tal modo tutte quelle altrettanto o più intelligenti, che però hanno le
tette scese. Chiama questa operazione svecchiamento della sinistra, o strategia
comunicativa, e con queste spigliate metonimie camuffa il suo fine reale, che è
quello di rassodare le tette alla sinistra, formula che però suonerebbe male in
Europa. Ma tutto questo, lo fa perché il votante vuole le tette, vuole godere e
non pensare, per cui il problema non è Renzi, ma la cultura dominante, e il
sistema sociale che ha prodotto.
Perfino la chiesa ha ritrovato una funzione grazie al
successo mediatico di qualche papa, e alla proposta di alcuni santi di
successo. D’altronde, la storia delle religioni è infine la storia del successo
di alcuni “dio” a scapito di altri...
Ma denaro e successo si corrispondono, perché riportano entrambi la qualità alla quantità, nel caso del denaro sostituendo al valore d’uso (ovvero alla sua qualità specifica) il valore di scambio (che è solo una quantità), nel caso del successo rinunciando al valore intrinseco della persona per quello della sua rappresentazione, e attribuendogli un nuovo valore determinato in base alla sua quantità di “pubblico”. Ed è il successo il vero meccanismo che oggi produce ingiustizia, basti pensare a come ha funzionato la politica negli ultimi 20 anni; ma lo stesso accade in ogni settore e ad ogni scala di grandezza del corpo sociale. L’altro grande sistema strutturale di sperequazione è la finanza, che è ancora nelle mani di pochi – ma questo è un altro discorso.
Se c'è una scelta urgente che deve fare oggi il mondo, è quella fra qualità e quantità, fra intensità e tracotanza della quantità.
Facebook domina le nostre vite, ma cos’è FB? E’ l’arcaismo
tecnicamente equipaggiato, avrebbe detto forse Debord: mi piace e non mi piace,
tempo di decodifica zero, cazzeggio, rimozione totale del negativo, svilimento
della parola amicizia, gregarismo, asservimento del follower al “personaggio”
dominante, i selfie con pura funzione di duplicazione: esisto, consisto
nell’esistere e nello spiaccicarmi in questo aggeggio tecnologico, il tutto
retto dai soldi della pubblicità. Un sistema come questo, in cui tutto accade
istantaneamente e superficialmente, senza possibilità di verifica, e non ci si
guarda nemmeno in faccia, è il teatro naturale, spesso ancor più della
televisione, della grande messinscena (classifica dei followers: katy perry 50
milioni....livio borriello sul suo blog 10 lettori...).
Se ci accorgiamo del mondo, la sua esistenza non solo è sufficiente ad appagarci, a gioirne, a rapportarci realmente ad esso, ma eccede anche questo effetto, e questo è il problema, perché questa eccedenza produce desiderio. Il desiderio - a differenza del bisogno - non è appagabile, e dunque il desiderio in sé è produttore potenziale d’angoscia. (questo spiega un po’ tutta la faccenda, anche quella del successo....dobbiamo sostituire quantità a qualità, bisogni a desideri... tutti abbiamo bisogno in qualche forma di successo, così come abbiamo bisogno di denaro....ma il problema è proprio che denaro e successo da bisogni sono diventati (i) desideri)
Tutta l’enorme massa del “pensato” di sinistra si è
squagliata al tepore disgregante dei nuovi piaceri, al suo posto restano dei
“personaggi” che lo inscenano.
Non credo che abbia senso trarre da tutto ciò filosofie
acrobatiche sulla modernità, a meno di non ammettere che in questa modernità
vige l’inquietante regola linguistica che i segni stanno per il contrario delle
cose che significano. E in ogni caso, non è detto che modernità sia sinonimo di
bontà, e la storia è piena di modernità che erano in realtà assai meno moderne
delle modernità precedenti. Infine, si potrebbe certo sostenere, e
inconfutabilmente, che così è, che questo è il mondo e questo è il gioco. Resterebbe
però sempre da spiegare il senso di tutta la messinscena della sinistra.
Il rosso stesso e il
rosso veduto.
Ma si può essere ancora più radicali, senza rifarsi alla
forma museificata di un’opera d’arte. Si può estrarre dal rosso una sua essenza
ancora più giubilatoria, gloriosa, estatica, sacrale, teopatica, qualcosa che
aderisce direttamente a quella cosa molle e fremente che ha di fronte, il
nostro corpo, qualcosa che si spalma immediatamente sui nostri neuroni e su
quelle sue estroflessioni, sui filamenti di aria in fibrillazione che sono il
nostro linguaggio.
Si tratta di vedere, in ciò che si vede, il rosso stesso, e
se questo rosso stesso sarà sempre un rosso veduto, e oltre cui c’è dunque un altro
rosso stesso, di procedere almeno attraverso il vertiginoso susseguirsi di rossi
stessi e rossi veduti.
Cose vedute, perché comunque hanno luogo, prendono il luogo
di un corpo. Cose stesse, perché questa carne, questo addensamento, questa cosa
che è, ha la capacità inspiegabile, mirabolante, magica di protundersi nel proprio
negativo, di venir meno, di farsi soffio e, una volta sagomato questo soffio,
psiche. E’ questo luogo vuoto che la cosa occupa, in cui la cosa esiste, e da cui
insieme riconosciamo il manifestarsi dell’altro, la sua corporeità e capacità
di farci cosa veduta a sua volta, nella sua pienezza.
Il mondo combatte il tempo col camuffamento del corpo e
colla negazione della morte, ma se il tempo è ineludibile, esso si può scavare,
scomporre, fratturare. Dentro l’istante ci sono minuti, ore o anni. Un pianeta,
un tacchino e un batterio hanno un tempo diverso. Il tempo è un rapporto di
certe delimitazioni di segni a certi stati della carne. E’ una rappresentazione
interna, qualcosa che si produce nel momento in cui si dà un nome alle cose, perché
in sé non c’è tempo, non sta nella tasca di nessuno, in nessun museo della
scienza e in nessun deposito mnemonico. Si può decidere il tempo rapportandosi
ad esso in modo diverso, con una diversa passione, una diversa confusione, una
diversa angolazione.
Tutte queste essenze sono materiale economico, gratuito,
popolare, se ne può estrarre una da ogni mela matura o acerba, da ogni bordo
del marciapiede o palmo della mano, e costituiscono un formidabile competitor
dei prodotti di consumo che congestionano il nostro mondo.
Certamente molte rappresentazioni contemporanee vanno in
questa direzione. E’ importante però, perché abbiano un senso politico, che non
si riducano a una ricerca formale e neo-estetizzante, a un gioco di concetti e
riuscite. Il lavoro estetico deve essere impiantato nei nostri corpi, e per
questa via modificare la vita sociale. Se ogni percezione, con le parole di
Husserl, è una posizione fondante, si tratta di cercare, lungo l’inesauribile
escursione del possibile, altre posizioni percettive, di abitualizzare altre
esperienze del reale.
E’ agendo sul mio corpo, sulla carne come ganga della mia
percezione, che si può costruire un’alternativa a modi di vita non più
vivibili.
l’annuncio in epigrafe
è attribuito da valère novarina a pulcinella, in Lumières du corps.
pezzo per molti tratti molto bello, ne ho postati 2 estratti su facebook.
RispondiEliminaspero che abbia successo
franco arminio
tu fai la battuta: speriamo che hanno successo. Certo che me lo auguro, ma forse la questione è semplice: come il denaro è indispensabile per i bisogni fisici, il successo (come comunicazione) lo è per i bisogni psichici, si parla e scrive verso qualcosa...ma oggi denaro e successo sono diventati i desideri... mi sa che è questo il punto.
RispondiEliminao sto anch'io nella messinscena...ma funziono poco
chettidico, Livio, com'è evidente tutto quello che è successo è successo e il passato non si cambia. vieppiù, come se non bastasse - G.B. Vico docet - pare che ciò che è successo sia condannato a ripetersi (magari dissimulato da una patina di "arcaismo tecnicamente equipaggiato", ma tant'è). e a maggior ragione se “dentro l’istante ci sono minuti, ore o anni”, ahimè, non c’è proprio scampo dal successo.
RispondiElimina: ))
in fondo cosa c'è di strano? l'homo sapiens sapiens non può che essere se stesso, ovvero l'homo sapiens sapiens. magari, s'evolverà (se non s'estingue prima) in homo sapiens sapiens sapiens, ma la scala dei tempi della filogenesi non è certo quella dei millenni (che ci piaccia o no, in termini evoluzionistici, il nostro cervello è lo stesso di Caius Grufus, un ciabattino dei tempi di Cesare o di un Akhenaten Apis, un contadino dei tempi di Tutankhamon).
ergo mettiamoci l'anima in pace, Livio, e godiamoci le tette filosofando, ovvero godiamo *e* pensiamo.
: ))
per ciò che riguarda la tua condivisibile analisi sull’impianto ideologico della “sinistra” e sulla difficoltà nel trovare che senso abbia tutta la sua messinscena, posso solo chiosare che in effetti avere un senso è una cosa davvero sinistra. quali sono gli altri quattro di cui potremmo fare a meno? ma soprattutto, perché spiegare il senso quando è molto più divertente (nonché artisticamente fertile) spiegare il non senso?
: )
inoltre, se il capitale finanziario ama l’euro e l’euro è l’amore della sinistra, in questo simpatico menage a trois, secondo te chi lo prende nel culo (perdonami il francesismo)? eh, magari alla fine bandiera rossa “stessa o veduta” la trionferà, ma per il momento è opportuno agire sul proprio corpo facendolo camminare rasente al muro.
tu sfotti, malos....eppure qua è sparita la bandiera rossa stessa (la b. r. in sé, la b.r. in quanto bandiera rossa) e pure la bandiera rossa veduta, perchè dove si è vista più sventolare mai? e perchè anche a noi un po' nostalgici ci "puzza" tanto di passato? e tutte queste querce, ulivi, questa vivaistica politica, perchè non possono diventare né querce in sé nè querce vedute, ma sono solo slogan? eppure dici tu che siano gli stessi di caius e apis...
RispondiEliminail web come la traduzione in italiano suggerisce è una mera ragnatela, una trappola...
RispondiEliminasi può essere mosche incapaci di muoversi e quindi potenziali vittime o ragni...
fino ad ora i forum pubblici (comedonchiscotte ultima esperienza) mi hanno sempre tenuto lontano perché da mosca iniziavo a diventare ragno...
così va la vita
p.s. anche se la rete è una schedatura completa dell'individuo non mi sono mai iscritto a fb...
saluti
lelamedispadaccinonero.blogspot.it
hai ragione...la rete a volte è una rete... io non sono un tecnoclasta, sono stato fra i primi a usare il pc per scritture letterarie, nel 91, e con questo sito (più che il blog) ho rinunciato del tutto all'idea tradizionale di libro per una forma di interazione fra codici...ma cerco di scegliere...al cellulare ho dovuto adattarmi, ma so che le onde mi fanno dolore ai timpani...a FB probabilmente capitolerò...ma resisto finchè posso...
RispondiEliminaho guardato il tuo blog, alcune idee le condivido, molte no...non credo però sia il caso di avventurarci in un dibattito valori di dx/valori di sx... tuttavia noto molte contraddizioni. ad es. perché te la prendi con marx che vuole distruggere le religioni (non i suoi valori, né i religiosi!) e poi ti dici ateo e citi quella bella frase di keniatta?
non sono affatto contraddittorio, semplicemente hai interpretato male il fine della dottrina di levi (la maggior parte delle persone non ha compreso a fondo il reale significato del suo fuorviante testo).
Eliminal'ue è la realizzazione del suo sogno, un mondo ateo, senza morale, apolide, dove sono tutti uguali e tutti poveri (a parte chi comanda) , egli criminalizza l'idea di Dio e di famiglia, per me è sbagliato istituzionalizzare il credo di una persona.
Da ateo quale sono posso candidamente affermare che una persona credente (davvero non l'ipocrita della domenica) tende meno a fare del male al prossimo in quanto timorata da qualcuno più grande di lui.
L'attuale deriva sociale è da attribuirsi anche all'ateismo dilagante.
L'uomo necessita punti di riferimento anche di sentirsi osservato e giudicato da qualcosa più grande di lui e anche di sapere che se farà del male brucerà in eterno nel fuoco dell'inferno, l'aver sdoganato tutto ciò potrà solo portarci sempre più giù.
concludo dicendoti che non sono ne di dx ne di sx, ho le mie idee, libere e frutto di attente riflessioni
saluti
la questione è valoriale...sicuramente è vero che chi ha paura fa meno male al prossimo...ma che valore ha quel bene? è ancora un bene? io credo di no, per me non ha più un valore e non è più un valore. a me non piace l’eccesso di astrattismo della sx, ma mi piace ancor meno l’idea di un mondo senza ideali e dunque senza senso...perchè non lasciare allora il posto alle formiche o ai robot?
RispondiEliminasai dal mio pezzo che dubito della scintificità del marxismo... ma marx era un grande visionario che ha pensato un mondo possibile o forse impossibile ma senza ingiustizie... pensi che faresti queste osservazioni se fossi stato uno dei bambini che lavoravano 16 ore al giorno in sordide fabbriche, che lui è stato il primo a denunciare con forza?
e poi, se credi alle gerarchie, perché sostieni di aver capito meglio degli altri un pensatore analizzato per 2 secoli da persone che lo hanno studiato molto più a lungo e approfonditamente di te, e avendo molti più titoli? magrelli ha scritto che chi non ha letto almeno 8000 libri non può dire nulla di interessante. non dovresti temere chi ha più anni e autorità di te, non produci “male logico” al prossimo pensando per conto tuo? non lo fai, appunto perché per te la libertà è un valore...
levi era solo un grande ipocrita
Eliminadenunciare qualcosa di ovvio e palese ieri come oggi?
e questa inezia gli è bastata per avere secoli interi di planetario successo indiscusso?
il suo testo potrà anche dire qualcosa di reale ma è altamente fuorviante, infatti ovunque si applichi tale dottrina finisce che le condizioni del popolo peggiorino sensibilmente mentre i ricchi diventano sempre più intoccabili e potenti.
L'ue ne è un fulgido esempio
il successo di levi è quindi attribuibile alla sua stretta vicinanza all'elite che ieri come oggi governa il mondo, non è un caso che gli obiettivi ultimi del suo testo siano abolizione delle nazioni, della famiglia, dell'idea di Dio per creare un intero mondo di schiavi idioti.
Questi uomini di "cultura" (per il loro portafogli) possono aver letto anche 16 000 libri ma le loro interpretazioni rimangono sempre e comunque fuorvianti, faziose e colme di menzogna, non è mera coincidenza che tali "filosofi" (Fusaro a parte) siano perennemente pro euro, pro eu, pro immigrazione e pro tutto ciò che l'elite ha fatto per portarci in questa situazione...
concludo (anche se avrei altro da dire) con una buona dose di qualunquismo :
da ragazzino frequentavo un liceo classico pieno zeppo dei figli della crema di Bari (potrei anche farti i nomi giusto per renderti conto con chi andavo in classe) e loro erano TUTTI comunisti, gli stessi che oggi fanno i primi passi nelle istituzioni italiane e internazionali (come i loro genitori e nonni del resto), allora compresi come tale dottrina fosse solo un metodo per prendere in giro la povera gente ignorante.
Un'ultima cosa, tempo fa incontrai in una libreria uno dei massimi esponenti della filosofia di levi, egli non ebbe nemmeno il coraggio di rispondere alle mie legittime domande, fu solo in grado di chinare la testa e andar via, io che non sono assolutamente nulla sono riuscito a mettere alle strette (dialetticamente parlando) un personaggio di calibro internazionale...
una domanda : chi decide l'autorevolezza o la non autorevolezza delle dichiarazioni di una persona?
riflettici su e poi ne riparliamo
mah, come dicevo ci sarebbero troppi presupposti da discutere, per concludere qualcosa... e qui è impossibile.
RispondiEliminasull'autorità. ma sei tu a invocarla. che sia divina non cambia. è sempre un essere umano dotato di auorità che stabilisce chi è il vero dio, all'interno di un gruppo o fra popoli, e le conseguenti regole, a tuo avviso benefiche.
cmq, grazie degli interventi.
vedo che non hai approfondito circa i miei spunti di riflessione...sarà per un'altra volta
Eliminagrazie a te per aver risposto...
saluti
beh, tu sei piuttosto giovane, mi pare...ti renderai conto col tempo che in discussioni di questo tipo sui massimi sistemi si finisce per sprecare enormi energie per non cavare un ragno dal buco, nè una mosca dalla ragnatela...
RispondiEliminaqui nulla c'entra la mia età ne discorsi macro o microcosmici bensì il saper distinguere il bene dal male, il fuorviante dal costruttivo
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