ma allora, diranno i (grami e sparuti) lettori del blog, il libro lo leggeremo qui, perchè pubblicarlo? innanzitutto, il libro non è il blog. il blog, anzi, i vari blog della rete in cui i testi sono dispersi, è il materiale del libro, ma altro è l'impianto, la struttura, il senso degli scritti. ci saranno poi numerosi pezzi inediti, e tutti i post saranno più lavorati, appunto più scritti. nel blog resterà la forma grezza del libro, il testo sorgente.
ma il senso più profondo dell'operazione (non del libro, che ne ha molti e più complessi) è nella breve nota finale del libro, che trascrivo:
perché consumare la carta di un libro
questo libro è la
rielaborazione di un blog.
oggi si scrive quasi
esclusivamente in forma elettronica: su uno smartphone, su un blog, in generale
su uno schermo. ma leggere resta un’operazione del corpo, che ha bisogno dei
tempi e le modalità imposti dalla biologia. il dispositivo che risponde meglio
a questo bisogno resta il libro di carta, che sfrutta e combina al meglio
l’elasticità ottica dello spazio bianco e il suo nitido contrasto con
l’inchiostro, le attitudini della mano che sfoglia e la solida semplicità
dell’oggetto, disponibile, maneggevole, adattabile. l’abitudine
alla lettura elettronica ci sta portando sempre più lontano da noi stessi,
sempre più in superficie. la parola elettronica di fatto si scrive ma
non si legge, o si legge velocemente e superficialmente. la pubblicazione di un
blog dovrebbe appunto compensare quest’asimmetria.
ma il vantaggio che
offre il libro non è solo funzionale. sul supporto elettronico il linguaggio
non potrà mai avere quei caratteri di oggettività, materialità, stabilità che
sono propri della scrittura su carta, e che ne producono un senso diverso. la parola
elettronica, per quanto scritta, resterà sempre un gesto, una pratica, poco più
che l’evoluzione e complicazione di un verso animale. solo la lingua che si è
fatta oggetto, la lingua ferma, la lingua concreta, può farsi storia, cultura,
politica. ecco perché mi sembra che non possiamo ancora rinunciare a pubblicare
libri.
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