giovedì 7 maggio 2020

Il pesce savio: una sintesi


Finalmente sono stati rilasciati i dati ISTAT, gli unici che abbiano valore obiettivo e probante, sull'incremento di decessi fra la media 2015-2019 e il 2020. Ebbene, nel primo trimestre 2020 in Italia ci sono stati 25.000 decessi in più rispetto alla media. Secondo la stampa si tratta di un incremento inaudito. Ma in realtà, per fare solo un esempio, nel primo trimestre 2017 ci furono 22.000 decessi in più rispetto al 2016
(in quel caso concentrati a gennaio, come quest’anno a marzo). La grandissima parte di questi decessi sono inoltre concentrati in alcune aree molto specifiche, e in particolare negli istituti di ricovero del Nord Italia, dato per il quale esistono molte spiegazioni possibili, che qui non approfondiremo.
Si dirà: il bilancio è contenuto proprio dalle eccezionali misure restrittive. Certo, molte delle misure adottate erano necessarie, come è necessario adottarne per ogni nuova malattia. Ma la Svezia, che ha adottato misure di controllo civili e non repressive (ha solo vietato gli assembramenti oltre le 50 persone), ha poco più di 2000 morti, e  anche in città come Stoccolma che conta un milione di abitanti la curva di contagio si è invertita, come si inverte ogni primavera quella dell'influenza, della Sars-cov 1 e in generale di ogni coronavirus, in un tempo che è stato calcolato in 70 giorni, per ragioni che sostanzialmente conosciamo poco. Dai dati del Brasile capiremo fino a che punto questo andamento è sistematico. 
La Svezia è stata additata anche dall’ OMS come un esempio virtuoso . Certo, cittadini più responsabili. Ma allora in Italia sarebbe bastato imporre quei comportamenti che gli svedesi adottano spontaneamente, e cioè distanziamento e mascherine. E poi perché condurre una campagna terroristica di panico, condita di contraddittoria e grottesca retorica sul fantomatico eroismo degli italiani, invece che una di responsabilizzazione? Struttura delle famiglie ridotta (molti single, coppie) rispetto a Italia e Spagna. Ma con le misure di reclusione adottate la densità familiare è aumentata, e nello stesso tempo al suo interno, come negli istituti di ricovero, non è stata imposta né consigliata alcuna restrizione (e nemmeno ora l’uso delle mascherine, che abbattono comunque la carica virale). Ricordiamo che i luoghi chiusi sono quelli a maggior diffusione del contagio. Si sarebbero dovute in realtà improntare le misure a un concetto molto semplice: il contagio è in larghissima misura una funzione del rapporto fra sistema immunitario e carica virale assorbita. Un organismo sano e munito di anticorpi efficienti è sostanzialmente immune dal virus (decessi sotto i 50 anni trascurabili, 2/3 di casi asintomatici) e non contagioso (Istituto Superiore Sanità) e 10 virus vaganti nell’aria o sperduti su una superficie non decontaminata non contageranno nemmeno un organismo debole, ne servono migliaia. Molti virologi di vaglia erano di questo avviso, ma stranamente dopo un po’ sono spariti dalla tv.
Un altro dato interessante dell’ISTAT è che circa 12.000 morti in eccesso (rispetto alla media dell’anno che inizialmente era più bassa) sono riferiti a deceduti non positivi al Covid. Un’ipotesi potrebbe essere che si tratta di Covid “occulti”, non diagnosticati, ma questi morti non ne presentavano nemmeno i sintomi. L’unica altra possibile è che siano effetti dello stesso panico: collasso delle strutture sanitarie e sottrazione di cure ad altre patologie, aumento delle malattie cardio-vascolari (prima causa di morte e che sono aggravate dallo stile di vita ora imposto), indebolimento immunitario dovuto a depressione e clausura, suicidi, problemi economici e addirittura alimentari delle fasce deboli ecc. Indipendentemente da questo dato, è stato calcolato (B. Borisov e altri) che la grande depressione economica del 1929 provocò 7 milioni di morti. La imminente depressione economica, che è stata paragonata a quella crisi, e che è stata provocata non dal Covid, ma delle politiche di contenimento, possiamo star certi che produrrà più morti del virus.

Il Covid-19 è un tipo di influenza molto grave, ma non è la peste nera, né l’infarto o l’ictus (230.000 morti all’anno in Italia) né il cancro, né la malaria (450.000 morti nel mondo, quasi tutti bambini, e dunque morti per e non con malaria), né l’Aids (che comporta sempre implicazioni gravi), né l’Ebola (letalità dal 50 al 90%, contro l’1% del Covid) o la rabbia (99% di letalità), né la polmonite batterica (letalità fino al 10%, 4 milioni di morti all’anno nel mondo, spesso dovuti a contagi ospedalieri ) né la terribile influenza spagnola (50 milioni di morti stimati). E’ una malattia molto seria, che l’amplificazione mediatica e la conseguente isteria collettiva hanno aggravato. La morte è sempre inaccettabile, crea sempre una lacerazione fra il biologico e lo psichico, ma la vita non potrebbe sussistere senza l’esposizione alla morte, ed anzi hegelianamente è proprio da questa esposizione che essa trae il suo significato più profondo. Ecco perché anche in un momento doloroso come questo non bisogna rinunciare alla verità, alla ragione, alla libertà, alla dignità, a ciò che ci rende umani. 

Ma allora siamo tutti pazzi? Se mezzo mondo è arrivato a certe conclusioni, pensa la gente, quelle conclusioni dovevano essere vere. Ma una convinzione sbagliata, condivisa da mille persone, non diventa perciò vera. In realtà, negli ultimi anni si è esasperato un fenomeno già analizzato da G. Debord, da Mc Luhan e da cento altri studiosi negli anni ‘60. Viviamo in una società di massa che è in balia dei mezzi di informazione. Ma l’interesse dei media è quello di drammatizzare, spettacolarizzare e monetizzare la notizia. Ecco che vengono montati incessantemente mille eventi mediatici che compaiono e scompaiono nel nulla. La politica segue a ruota, essendo ormai priva di ogni autonomia. Il politico populista, e ormai sono TUTTI tali, aderisce automaticamente alle aspettative, le emozioni, gli umori della gente, a loro volta manipolati dai media. L’aumento esponenziale della popolazione e dei segni in circolazione nella semiosfera, dovuto allo sviluppo telematico, ha inversamente ridotto il tempo di decodifica, che è diventato istantaneo: passano i messaggi più superficiali, quelli veicolati dalle emozioni. Il risultato è che si è esasperato il carattere gregario e mimetico della specie umana. Ormai assomigliamo sempre più a quei banchi di pesci che si vedono nei documentari, in cui non esiste alcun individuo del gruppo che si comporti in maniera indipendente. Purtroppo quei pesci spesso vanno a finire nella rete, e se un pesce savio prova ad avvertirli passa per pazzo.

P.S. I numeri e altri aspetti del problema  li ho approfonditi in questo post, in cui fra l’altro prevedevo piuttosto esattamente, con 40 giorni di anticipo, i dati attuali.  

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