con un rigore, un' onestà intellettuale e una competenza che a mio avviso squarciano definitivamente il velo sui meccanismi con cui agiscono le nostre forze dell’ordine.
Il valore
particolare del libro, che va oltre quello della sentenza stessa, è di mettere in luce senza intenzione pregiudiziale e al di là di ogni ragionevole
dubbio 2 gravissimi aspetti dei fatti, che a loro volta, a lume di deduzione logica e di buon
senso, non possono avere interpretazioni equivoche o indulgenti: la certezza di
impunità – rivelatasi poi in minima parte fallace - con cui hanno agito in
quella circostanza una parte significativa delle forze dell’ordine – e la
sistematicità delle metodologie applicate.
Certo, è plausibile pensare che a Bolzaneto
siano più o meno spontaneamente confluite le frange più fanatiche, viscerali e ideologizzate
di quella sorta di sentina della destra che sono i corpi delle forze
dell’ordine – medici inclusi – e i gruppi di picchiatori che notoriamente
girano da un centro di detenzione all’altro ; certo, la situazione di
eccezionale tensione e il contesto
politico – il primo vero governo di destra in Italia dai tempi del fascismo –
favorivano l’esplosione incontrollata di pulsioni aggressive lungamente
represse e accumulate ; certo, esistono meccanismi normativi, etici e
psicologici di controllo e compensazione all’interno di questi stessi corpi.
Tuttavia questi 2 aspetti comprovano senza
margine di dubbio che i metodi da « macelleria messicana », la
violenza gratuita, inumana, bestiale più che sadica – il sadismo presupporrebbe
già un certo grado di evoluzione culturale e psicologica – l’utilizzo di
pratiche di tortura che credevamo remote da noi nel tempo e nello spazio; la
stessa uccisione di Carlo Giuliani – che esige un distinguo su cui tornerò – non
possono essere considerate un incidente, una discontinuità o devianza
eccezionale, ma sono espressione di una violenza strutturale, di una patologia
profonda e costitutiva, di una consuetudine al male radicata nelle forze
dell’ordine della civile Italia del terzo millennio.
E’ solo da una parte la presenza di un solido
e strutturato sistema di copertura omertosa alle spalle, sorretto da una tacita
autorizzazione a ogni livello gerarchico, e dall’altra di un addestramento
protratto nel tempo che sia precisamente indirizzato a esercitare pratiche di
tortura, o comunque di un affiatamento e un’uniformità delle azioni consolidato
nella pratica, che può rendere possibili le modalità con cui si sono svolti i fatti,
peraltro documentati e passati in giudicato.
Dopo la lettura di questo libro possiamo dire
di essere in grado di immaginare con pressoché assoluta verosimiglianza cosa
accada normalmente nei caveau segreti di una centrale di polizia, e cosa sia
accaduto alle centinaia di vittime – da Pinelli a Stefano Cucchi – della loro
violenza. Possiamo anche dire di poter immaginare meglio cosa sia accaduto a
Pasolini e in generale alle vittime delle violenze di stampo neo-fascista e
neo-nazista.
2 precisazioni : personalmente sono
tutt’altro che un’anima bella della sinistra, sono insofferente agli eccessi
del garantismo, del politically correct, di una certa retorica vittimistica
della sinistra che non fa che indebolire le sue ragioni. Posto che in questa
società imperfetta e forse imperfettibile abbiamo ancora bisogno di sistemi di
controllo sociale – esattamente per la stessa ragione per cui né un miliardario
né un black bloc lasceranno mai il proprio portafoglio incustodito su una
panchina – ritengo retorico, insipiente e ipocrita pretendere che le forze
dell’ordine esercitino questo controllo con gli steli dei fiori invece che coi
manganelli. Un buon cazzotto dato al momento giusto a un devastatore non mi
scandalizza e può essere giustificato ; che nel tentativo di cattura di un
ladro o un assassino possa scapparci il morto, è un rischio che ahimé deve
essere messo in conto dal ladro, dall’assassino e dalla società che ne delega
il controllo e il rischio connesso al poliziotto. Non è possibile epurare la
morte dalla vita sociale. E non si può arrivare al paradosso comico delle
attuali notizie : poliziotto spara al ladro, arrestato il poliziotto. Ma
nel caso di Bolzaneto e della Diaz siamo assolutamente in un’altra e mostruosa
logica. Non si tratta dell’imprevisto, l’incidente drammatico, della violenza
finalizzata a un interesse sociale, della reazione umanamente incontrollata,
del costo inevitabile di un’inevitabile conflittualità. Potremmo forse far
rientrare in quest’ordine l’uccisione – pur gravissima, pur dolorosissima – di
Carlo Giuliani. Tutti abbiamo visto alla tv cosa è accaduto. C’era una camionetta assaltata e
semi-incendiata, a rischio di saltare in aria come altre vicine – dei
poliziotti all’interno comprensibilmente con aggressività oltre la soglia di
controllo, forse in preda al panico. Dei black bloc con armi improprie ma
potenzialmente letali che li assediavano. Non si può escludere che il
poliziotto che ha sparato fosse una carogna che freddamente cercava il
pretesto, ma nemmeno che fosse un sensibile e coscienzioso tutore dell’ordine
sociale, cioè di ciascuno di noi.
Seconda precisazione : Roberto Settembre non
so se sia di sinistra, ma tutto quello che scrive non appare assolutamente
condizionato o deformato dall’eventualità di esserlo. E’ l’estensore di
sentenze generalmente del tutto equilibrate, e riporta in nota un’esemplare
ordinanza di custodia cautelare contro gli stessi black bloc, che a me sembra
un perfetto specimen di coscienziosità, rigore e imparzialità – o almeno di quella
umanamente possibile. I 13 anni di distanza dai fatti gli permettono peraltro
una valutazione che ha quasi il distacco di quella storica.
Tutto il resto è nel libro. E innanzitutto i
casi raccontati in un allucinante crescendo. Da quello di Gudrum (i nomi sono travisati),
ricoperta di sangue, a cui viene fratturata la mascella e la mandibola, e
spaccati 7 denti, senza che sia mandata in infermeria (ma si tratta piuttosto
di un’inferneria), e che viene anzi sottoposta ad ulteriori pestaggi; a Giacomo
– estraneo, come quasi tutte le vittime, in massima parte pacifisti, a
qualsivoglia atto vandalico – sguardo fiero, fisico atletico – ma lo stesso
trattamento è riservato a Tolga che ha una protesi a una gamba - che si
dichiara vero comunista e rifondarolo, e solo perciò viene denudato e
torturato, con colpi di manganello inferti profondamente sotto il costato che
gli procurano dolori « pazzeschi, allucinanti » ; alle minacce e
violenze sessuali, penetrazioni e esplorazioni dei genitali cui sono sottoposti
uomini e donne; agli insetti nelle mutande, alle umiliazioni che arrivano al
far leccare le proprie urine. Tutti o quasi vengono massacrati di botte,
assetati, denudati, gasati, sbattuti con la testa sul muro fino alla
fuoriuscita del sangue, insultati, marchiati, costretti a recitare slogan
inneggianti al duce o a Pinochet e a firmare false dichiarazioni, a volte
prelevati dall’infermeria – dove spesso medici compiacenti rincarano la dose –
e nuovamente torturati ; alla negazione sistematica di ogni diritto, e
tout court del diritto alla parola, ovvero del diritto di essere uomini, allo
sbeffeggiamento della logica. I poliziotti si accaniscono anzi contro chi ha
più argomenti e più « ragione », poiché quel che vogliono negare è
proprio questo valore, considerato esplicitamente « di sinistra », o
comunque estraneo alla loro visione della realtà . I pochi carabinieri –
perlopiù giovani – che tentano di porre un freno vengono minacciati dai
colleghi.
In Italia, nel 2001, nell’Italia fantasmatica
e mistificata dei mi consenta di Berlusconi, o dei polveroni sollevati per le
risatelle della Merkel, delle finte indignazioni di presidenti ciellini per le
banane a Balotelli, dei genitori che non resistono 2 minuti agli strazianti
lamenti del figlio che vuole l’Iphone5, dei plastici di Vespa, del leggismo
minuzioso e fobico che vieta di vendere le vongole nell’acqua, dei bambini
romantici che ci lasciano una canzone sempre sdolcinata e insipiente e della
Prestigiacono che si aggiusta la ciocca ogni 5 minuti.
Fino alla fine del ‘700, la punizione doveva
avere un carattere pubblico e spettacolare, perché essa doveva svolgere
soprattutto una funzione esemplare e deterrente. Bolzaneto sembrerebbe attestare
la completa inversione di questo processo. In una società dalla superficie
levigata e brillante, il cui principale compito sembra essere quello di rimuovere
il male, esso continua ad agire seppellito nelle zone invisibili del reale. Il male proibito, disconosciuto, diviene
putrescente, e conservando la stessa morbilità, più maleodorante e nauseante.
il pezzo è uscito anche su ilprimoamore sito che è da sempre il più attento a queste tematiche. vi segnalo quello di recente postato da tiziano scarpa:
a che punto è la tortura
Questo tipo di analisi, Livio, è quella che io stesso avrei cercato fino a qualche tempo fa: il Male, il residuame parafascista. Ma il libro non serve a nulla se non fa luce sul senso dell'"operazione". A chi giovava? Era una prova generale? Chi sono i mandanti, esattamente? Le coperture? Perchè proprio allora? Tu sei vago. Lo è anche il libro?
RispondiEliminasì, anche il libro è vago, perchè si attiene ai fatti certi... certo, hai ragione, non si può riportare tutto vagamente a un generico "male" ...si dovrebbe andare più a fondo... ma nemmeno si può fare dell'altrettanto generica dietrologia, vedendoci dietro strategie occulte e grandi vecchi come si è fatto per anni ... io credo che si dovrebbe indagare sulle ragioni profonde per cui nei corpi di polizia prevale una certa cultura violenta, e contemporaneamente sullo scollamento di questa realtà dalle dichiarazioni "civili" e fin troppo garantiste dei vertici... perchè, se la polizia dovrebbe essere quella delle dichiarazioni di intenti dei vertici, la realtà è così diversa? questa credo sia l'unica indagine che si può fare... ma non è semplice... (è anche la doppia faccia della destra... proclami moderni e orge squadriste coi camerati)...il problema diventa semiologico, la società odierna è forse una colossale rappresentazione a cui corrsponde una realtà primitiva e barbara...e se no che, una strategia occulta di destabilizzazione dei grillini?
RispondiEliminaa pirata, pirata e mezzo (l'originale è in francese, non ricordo dove)
RispondiEliminaè la filosofia che seguono più o meno tutti i ministri degli interni
ma il punto non è la violenza degli sbirri bensì la certezza di impunità. questa certezza non è data sempre, non è una licenza conce.ssa una volta per tutte. di solito i poliziotti sanno che rischiano usando armi o violenza. rischiano di sicuro più dei civili violenti, di solito
mai violenza è stata così palese, così plateale (perché era chiara già in strada, con pestaggi di suore). ci sono ordini dietro tutto questo. è ovvietà, non complottismo.
elio paoloni
beh, qualche via libera ci sarà stato... ma a questo punto dovresti essere più preciso, se non vuoi fare complottismo... a chi giovava? un pedaggio pagato all'estrema destra, che allora sosteneva berlusconi? ma erano davvero poi tanti, e valeva la pena?
RispondiEliminalivio borriello