(col suicidio, è stata la stessa mano che dipingeva, identificata con la luce, che ha interrotto la psiche, ha lasciato il corpo esposto – lo ha lasciato terra, reale)
a van gogh interessa l’esser-cosa della cosa, ma per comprenderlo, per isolarlo, per portarlo nella scatola cranica, attraverso l’occhio e il neurone, di chi guarda – per produrne la visibilità – deve agitare la realtà, deve farla turbinare. i contorni in v.g. hanno spasmi e convulsioni, i colori fibrillano, irradiano, bruciano.
la turbolenza e il dinamismo delle pennellate di van gogh. la realtà resta nei contorni, ne eccede, se ne sversa il colore – un colore rovente, incadescente, ustorio.
nei pittori meridionali, la luce è un presupposto. in van gogh, il sole è dipinto nella sua essenza (vedi anche Heidegger - sulle scarpe di v.g in cui si manifesta la verità del loro esser-mezzo, e lacan, che considerava la pittura di v.g. fra le più prossime alla vertigine della Cosa)
(il suo corpo allegro diventa
progressivamente più triste, inversamente alla sua tela. la luce abbandona il
corpo, e resta intrappolata nella tela)
dalle lettere, emerge un v.g. che pecca più per eccesso di assennatezza che di dissennatezza. si può ipotizzare che lo abbia "suicidato" l'etica protestante? d'altra parte, anche il suicidio di v.g. è etico, cede il suo posto nel mondo al figlio di theo, non vuole ancora pesare sulle finanze del fratello che sta creando una famiglia (ma theo a sua volta impazzirà e morirà in pochi mesi...bel groviglio di fatalità).
ad ogni modo il suo realismo e l'etica protestante devono essere assolutamente centrali, imprescindibili, decisivi in ogni interpretazione del suo lavoro. v.g. vuole ricreare sulla tela "l'atmosfera del lunedì mattina", e questo cos'altro significa se non far coincidere la bellezza con l' etica del lavoro?
l’orecchio di v.g., finito in
mano a una prostituta di arles. v.g., in parte seppellito nella tomba, in parte
nella mano della prostituta, in un altro luogo. v. g. si è fatto a pezzi. in un
certo senso lo ha reciso la luce. la luce di arles ha scisso, ferito, sbranato,
scontornato, sconfinato il suo corpo – cioè la realtà. il corpo come unica
realtà, la realtà come un’estensione del corpo, la discontinuità della pelle, e
di un organo sensore della realtà, interrotta dalla lama. l’orecchio doveva
restare nelle mani della prostituta, di colei che vende il proprio corpo, di
colei che non lo possiede più.
la turbolenza e il dinamismo
delle pennellate di van gogh. la realtà resta nei contorni, ne eccede, se ne sversa
il colore – un colore rovente, incadescente, ustorio.
noi ci occupiamo di v.g. perchè dopo la morte gli è stato attribuito un certo status di genio .... ma come fu casuale e ingiusto il suo insuccesso, è casuale e ingiusto il suo successo postumo... . il suicidio di v.g. esprime appunto esattamente questa assurdità , e l'arbitrtarietà delle nostre attribuzioni... quelle per cui oggi il ritratto di gachet vale 140 milioni, e la catasta di tele nel suo atelier, totalmente invenduta nonostante un fratello mercante d'arte, schifata anche dai ladri, assommerebbero a svariati miliardi...v.g. era giusto, il mondo è folle...
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