la nostra specie è così intimamente gregaria che non può esistere crimine che non sia commesso al di fuori di una tacita, diffusa, oscura approvazione da parte di tutti gli esseri umani. non esiste crimine che non sia commesso nell’aspettativa di un riscontro umano, e di cui dunque non siano responsabili tutti gli uomini che lo riconosceranno: da coloro, parenti o gruppo sociale, che ne trarranno beneficio; al giornalista che più o meno compiaciutamente, o anche solo raccontandolo, ne sosterrà la mitologia; fino allo sconosciuto la cui vita comunque si sorregge a quell’impalcatura solidale di riconoscimenti reciproci che è l’umano.
in questo senso, la definizione di delinquente è una sorta di delega collettiva a delinquere, e solo quella di folle, escludendo ogni riconoscimento, esclude ogni nostra responsabilità.
(il delinquente non ci spaventa – come il folle – perché straniero, perché irriconoscibile, ma perché riconosciamo in lui il nostro sicario, e nello stesso tempo perchè sappiamo che il
suo delitto può tornare al mandante).
il folle ci spaventa perché non sappiamo cosa farà, il criminale perché sappiamo cosa farà. nel folle si spalanca l’abisso di ciò che non siamo, nel criminale quello di ciò che siamo
"non può esistere crimine che non sia commesso al di fuori di una tacita, diffusa, oscura approvazione da parte di tutti gli esseri umani"
RispondiEliminaè una figura retorica (la parte per il tutti). certo, il dogma assolutista galvanizza la virilità oratoria, ma non c'è un essere umano uguale all'altro. tornerei, per amore della scienza, a rivolgermi alla statistica di popolazione.
: )
ecco: alla fine non so se devo spaventarmi più del folle, delle folle oppure, rievocando il motore immobile di aristotelica memoria, del mettere il pensiero il folle.
ma soprattutto, perché ci spaventa la scienza?
sul quotidiano “il foglio” è stato scritto che la città della scienza “dovevano bruciarla prima”, in quanto realtà improduttiva che non ha mai fatto scoperte scientifiche (l’ignoranza confonde ricerca e comunicazione), ma soprattutto per aver “propagandato il darwinismo, nota superstizione ottocentesca” (l’ignoranza, a volte, merita una risata, anche se a metà strada tra amarezza e compassione).
grazie dello spunto di riflessione su questo rogo arrogante che nella pochezza intellettuale italiota è passato quasi sotto silenzio e avrebbe forse meritato una rivolta.
è stata una cosa davvero triste quel rogo... non so se tu sei uomo del sud come me, ma queste per me sono ferite profonde...
RispondiEliminaho finito la top 10 (11, con anha sapta). vorrà dire che adesso m'aggirerò a casaccio per il blog, un po' come il folle che non sappiamo cosa farà (eh, a me piace non sapere... i dubbi sono più fertili delle certezze)
RispondiElimina: ))
beh, vedrai che c'è altro di forse-buono (e poi, vedi, alla fine anha sapta te l'ho messo pure nella top... e se no l'interazione col lettore dove sarebbe?)
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