domenica 10 febbraio 2013

per un abbecedario della sinistra

Io penso dove non sono, diceva un tale, imparare a pensare è imparare a non essere. una sinistra che non sa non essere se stessa, cioè non sa pensare, non sa nemmeno essere se stessa, ovvero ha perso quella fantomatica identità, alla cui ricerca pure ha intitolato 50 anni di convegni e editoriali dell’Unità.  L’ultima brillante trovata di una sinistra disinnescata e espropriata, di una sx che ha rinunciato al suo rigore etico e dunque a quell’idea di giustizia sociale che rappresenta la sua vera ragion d’essere e la sua forza, è che esiste una ricchezza  “meritata”.
vedi un po’ la strana coincidenza, questa nuova verità è stata scoperta dai suoi nuovi teorici fazio e santoro (piacevolissimi entrambi, eh...non mi perdo una puntata), che incassano 2 milioni all’anno per 50 ore di lavoro, oppure un milione per cazzeggiare 2 ore in mondovisione e in streaming a sanremo.

non voglio affatto, sovieticamente, sostenere che non esistano differenze di intelligenza, di abilità, di produttività  e di impegno lavorativo fra gli uomini, ma queste differenze, come quelle fra quozienti di intelligenza e fra ore lavorate,  non possono, nella dimensione umana, e a parità di lavoro, andare oltre un ordine di fattori di 2, 3, diciamo pure 10.
warren buffet potrà avere un QI di 200 e un disgraziato pastore dell’alto volta di 70, ma è impossibile che il rapporto fra i 2 QI sia di 43 miliardi a uno, e cioè corrisponda a quello fra i loro  patrimoni.

qualsiasi differenza di remunerazione del lavoro che ecceda questi rapporti, è frutto di un meccanismo perverso - economico, finanziario, sociale, culturale, mediatico, logico o psicologico - generalmente un meccanismo inerziale - o di morte, direbbe freud - per cui la ricchezza produce ricchezza, il privilegio produce privilegio, il successo produce successo, e anche, altrettanto perversamente, l’amore produce amore.

compito della sinistra è stato e deve essere quello di smontare questi meccanismi, ristabilire l’adeguatezza della remunerazione ai valori, e fondare un sistema che li autoregoli. è invece, pare, al momento quello di riformare, apportare “migliorie”, diluire o dilazionare l’ingiustizia (pd), inscenare una sua soluzione millenaristica e messianica (rifondazione e dintorni) o proporre assurde e impraticabili  compensazioni a valle (sindacati e seguaci), che altro non potrebbero che far saltare il sistema che vogliono salvare.

alcuni meccanismi storici distorsivi sono ben noti, la predazione, l’accumulazione, l’eredità e il maggiorasco, l’espropriazione dei mezzi di produzione, altri più nuovi sono ben conosciuti ma interessatamente poco divulgati – innanzitutto quelli speculativi e finanziari, poi quelli lobbystici, monopolistici, elitari, di casta, o la creazione di ideologie, da quella cristiana, a quelle contemporanee del consumo, fino a quelli “moderni” della partecipazione mediatica o dei sistemi di qualità, che servono a legittimare il privilegio – mille altri ancora sono tutti da studiare e da smontare, per esempio quelli psicologici che determinano le macroscopiche ingiustizie che regolano i nostri rapporti interpersonali, la meccanicità da una parte, l’aleatorietà, e crudele casualità dall’altra di tutta una serie di reazioni ormonali, neuro-chimiche, inconsce e mnemoniche ecc che sono alla base delle nostre scelte umane, affettive, elettorali ecc .
un esempio per tutti: il meccanismo che fa scattare la fama e il successo, quello per cui un valente artista, un istante prima del boom, un istante prima di “sfondare”, era pagato un piatto di lenticchie e stimato mezza calzetta, e l’istante dopo, essendo sempre esattamente lui ma con un istante di esistenza in più, è dato per genio e compensato per nababbo. è sempre insomma l’autoproliferazione neoplasica per cui una qualità riproduce la stessa qualità.

chiunque di noi ha fatto l’esperienza di conoscere un ricco fesso e ignorante, diciamo che è la norma, perché per fare soldi servono più che altro forza, furbizia, scaltrezza e fortuna, non mi dite che bisogna aver compreso le equazioni della relatività o la fenomenologia di hegel o la bellezza di dante. e pure steve jobs, ma fatemi il piacere, ma quale genio, a sentirlo parlare diceva la stesse banalità del fruttivendolo, e aveva anche lui 2 gambe, gli stessi purtroppo vulnerabili organi interni e le stesse ombre negli occhi. certo, se la cavava “molto” (2x, 3x, 10 x...?) meglio coi linguaggi matematici, l’ideazione e il marketing....ma sicuramente nella vita del fruttivendolo c’è stato un istante in cui gli è stato infinitamente superiore. e la presunta libertà, in realtà permesso o licenza,  di godere i vantaggi dei meccanismi sociali e economici presuntamente “naturali”, come se la liquidità scaturisse come un fiume, nella specie umana non esiste esattamente come non esiste il diritto a puzzare, a spaccare la testa al fratellino e a rispondere nel linguaggio delle api all’esame di patente,  per non dire del diritto di non morire.

 siamo un corpo solo, un organismo tentacolare solo, l’umano, irrimediabilmente intercomunicante, intimamente concorde, corrispondente e corresponsabile, un solo continuo fisico e linguistico, appena separati da un po’ d’aria inconsistente, e da un pelle aperta, esposta, carente e perciò sempre avida dell’altrui contatto. nella lingua, poi, nella psiche, in quella cosa o sua spuma che chiamiamo anima, non esiste nemmeno questa separazione giurisdizionale, ognuno respira con le parole, col fiato dell’altro, ognuno vive della storia, delle esperienze e delle regole che ha elaborato la sua comunità, il suo popolo, la sua specie, di tutti i tempi presenti, passati e futuri. ognuno va a estrarre, a prelevare, a reclutare volta per volta le sue parole da questo enorme io linguistico comune e collettivo, e svolge la sua funzione di io per un giorno, per 80 anni, ma poi restituisce il prestito e chi sopravvive è ancora lui, l’umano, la ciclopica nube o alito linguistico che tutti ci permea e di cui tutti siamo parte.

il guadagno che il liberale crede di aver realizzato lui, e crede dunque appartenergli, è un guadagno del mondo, realizzato da uno del mondo, utilizzando materiali del mondo, energia del mondo, lavoro del mondo, e ottenendo alla fine del processo prodotti del mondo e soldi ugualmente del mondo, a meno di non servirsi di una banca ufo, anzi detto meglio di una banca del regno dei cieli.
 
non esiste alcuna libertà di avere, semmai una libertà di essere, proprio quella di cui il liberale è in genere totalmente privo, condizionato com’è dal suo bisogno di apparire, dai suoi sondaggi e dalla sua ricerca di status, ovvero dal bisogno di “essere nell’altro”. e il dovere, per chi è, è una forma d’essere, coincidendo col de-habere, col non avere.
l’idea di libertà è solo l’altra faccia di quella di responsabilità. il concetto di libero arbitrio, suppone che ci sia una parte di noi che “decide”, che origina e determina un corso o l’altro degli eventi, che ne è dunque “responsabile”. posto che è già dubbio che questo punto esista, poiché esso è comunque determinato da quello o quelli che lo precedono, se esiste, la sua decisione è comunque ugualmente già “preceduta” dalle sue conseguenze, non può sottrarsi alla meccanica e inesorabile necessità degli eventi che la seguiranno fino alla prossima libera “decisione”.  questo non significa che noi dobbiamo sentirci in una prigione, significa che dobbiamo accedere a quel livello di percezione degli eventi a cui la responsabilità è vissuta e avvertita come un atto d’amore, a cui la sensazione dell’altro, l’identificazione nell’organismo unitario è così naturale, profonda e intelligente, che il desiderio del sé coincide con quello dell’altro.


forse esiste una ricchezza meritata, ma non è quella dei ricchi, e non è nemmeno una ricchezza. no, non è la ricchezza del ricco, generata dalla sorda ambizione, dalla misera vanità, dalla subdola prevaricazione. chissà, magari è una ricchezza meritata quella vinta al lotteria, quella che proviene dal caso o dal dio.
dire che esiste una ricchezza meritata, come lo dice la sinistra del neo-edonismo vuoto di questi anni, è espiantare il cuore all’idea di giustizia sociale. dire che esiste una ricchezza meritata, è dire: ci eravamo sbagliati, vota berlusconi.
ma non ci eravamo sbagliati. un mondo migliore è possibile. perché così vogliamo. i contratti e i certificati di proprietà passano, le vere idee restano.




"E' qui il mio posto al sole - Ecco l'inizio e l'immagine dell'usurpazione di tutta la terra.
...ci si è serviti come si è potuto della concupiscenza per farla servire al bene pubblico; ma è solo finzione, una falsa immagine della carità; poichè al fondo non è che odio"
                                                                                                                  
                                                                                                                     Pascal, Pensieri

2 commenti:

  1. e proseguo nel recupero a ritroso della top ten...
    : )
    un po' forzato ma assai significante e condivisibile il parallelo tra QI e guadagni/patrimoni. il dubbio che mi coglie, però, è se gli esseri umani che si riconoscono più o meno consciamente nella sinistra possano in qualche modo rinnegare il loro essere umani per il fatto che più o meno consciamente siano di sinistra
    : )))
    intendo, il sistema di mercato che si è affermato nel mondo, non si è mica affermato per caso: è il vestito (ahimè) che calza meglio ai bisogni (e alle pochezze) dell'essere umano.
    poi, chettidico, credo anch'io che esistano fruttivendoli di molto superiori ai Jobs (è già plurale) e Livii Lorrielli di molto superiori ai Giogii Faletti, ma le dinamiche di mercato che fanno alcuni Baricchi ed altri bapoveri sono espressione abbastanza speculare di un determinismo del bisogno più che del caso...
    quindi, forse, più che cambiare il modo di pensare e di intendere il mondo di chi si colloca a sinistra, magari è auspicabile (anche se irrealizzabile) cambiare il mondo di pensare e di intendere il mondo degli esseri umani.
    se non ti dispiace, sono al tuo fianco: lascio a te la prima scelta tra Don Chisciotte o Sancio Panza (io prendo quello che rimane, anche se il desiderio del sé dovesse coincide con quello dell’altro).
    : ))
    tornando al contesto politico attuale, conféssoti che ho smesso di dichiararmi “di sinistra”, tanto è ormai vuota e bollosa la parola. preferisco, in modo meno sintetico (e quindi meno artificiale), dire che sono contro il supermercato globale e a favore del copyleft, contro le privatizzazioni e a favore dello stato sociale, contro la svalutazione interna (ovvero il meccanismo dove il cambio fisso dell’euro tanto amato a *sinistra* si scarica sui salari e il recupero di competitività è fatto massacrando i lavoratori) e a favore della svalutazione esterna (ovvero una flessibilità di cambio nominale tra paesi strutturalmente diversi), contro precarizzazione dei lavoratori (modello tedesco ed ora renziano) e a favore di maggiori diritti e tutele dei lavoratori etc etc etc…
    vabbè, scusa come sempre se mi dilungo, ma com’è evidente, mi piace leggere e “discutere” con le tue parole.
    : ))

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  2. tutti questi problemi sono certo complessi... mi fa piacere cmq che ora si sente perfino renzi parlare di ridurre a un fattore 10 le differenza fra stipendi (pare fosse la regola di olivetti, scopro).. e cmq sono certo che accettando il principio del libero mercato si svuota la sinistra di ogni senso...
    così come credo che una differenza fra dx e sx esista ancora, e riguardi forse la biologia, cmq il modo di porsi di fronte al mondo... se uno mi dice che è di dx, ne ricavo una serie di previsioni sui suoi comportamenti e modi di essere profondi, che poi verifico puntualmente, con una facilità e sinteticità che non mi permettono altre definizioni più complesse...dx e sx sintetizzano delle sclete di valori profonde e complesse, un po' una media della categoria di uomini che rappresentano tali orientamenti... sono termini quindi che racchiudono centinaia di anni di storia e milioni di uomini, e perciò ancora da utilizzare... certo, nei sensi vaghi e sfumati che oggi stanno prendendo, soprattutto dal crollo delle ideologie forti in poi...

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