si
potrebbe pensare a questo punto che c’è un altro tempo che contiene il tempo, e
che questo passa fra la linea che delimita una vignetta e la linea successiva,
in quello spazio in cui pure c’è qualcosa, e che infatti sarebbe visibile a
forti ingrandimenti. ma anche se presupponessimo che questo tempo scorre nella
testa e nella carne di uoldisnei e anzi del gruppo di disegnatori con altri
nomi e con altri corpi e che però noi chiamiamo uoldisnei, il problema non
cambierebbe, perché in questi corpi il tempo sarebbe ugualmente fatto di
istanti successivi.
d’altra
parte, il tempo di qui quo qua è diverso anche dal tempo di paperopoli, sia
perché a paperopoli i negozi aprono e chiudono, le macchine passano ecc (anche
se in genere è sempre estate e c’è il sole e il cielo azzurro), sia perché
dagli anni 30 o dagli anni 60 a oggi le case di paperopoli sono più moderne.
dunque per le case il tempo passa, è proprio per qui quo qua che non passa.
anche
i dialoghi e le parole pronunciate dai 3 pongono simili problemi. infatti
questi pensieri e queste parole appaiono magicamente in una nuvoletta, in un
vapore sbuffante che esce dal corpo di qui quo qua, che sta in cielo come
un’insegna nei loro paraggi, e che quindi noi supponiamo che sia evaporato dai
loro neuroni, nella carne e nella psiche. ma in realtà a volte le parole di qui
stanno sopra il corpo di paperino, o stanno tutte in colonna, e inoltre queste
parole compaiono tutte insieme, dunque non sono state pensate in una
successione, ma stavano tutte appiccicate insieme o detto più scientificamente
in un’unica stringa già nella loro testa.
infine,
visto che qui quo qua (che sono un organismo solo, senza le virgole) fanno
sempre la stessa cosa, non esistono separatamente e agiscono sempre simultaneamente, come fa
ciascuno di loro ad agire con gli stessi ritmi e la stessa logica causale
dell’altro? come fa il tempo in qui a scorrere con la stessa concatenazione con
cui scorre in qua? e si potrebbe riscrivere il fumetto con un solo fratello,
visto che fanno tutti la stessa cosa? probabilmente tutto questo ha origine
nell’uovo da cui nacquero, ma è evidente che nacquero da 3 uova separate
(queste uova comunque non si sono mai viste nel fumetto, nemmeno nelle foto da
piccoli), che peraltro non erano nemmeno quelle espulse da paperina (che anzi
con loro non ha nemmeno legami di sangue e piume) e fecondate eventualmente da
un presunto fratello di paperino, che però non risulta nemmeno esistere.
quindi, anche in questo caso, se ci immaginiamo queste 5 uova vaganti e
sperdute in uno spazio senza confini, in una sostanza estesa da un punto
all’infinito all’altro all’infinito, separate fra loro, sparpagliate e senza
alcun nesso, abbiamo una rappresentazione più esatta della realtà.
come
abbiamo detto, il fatto che stiamo parlando di linee e campiture di colore
senza spessore, in cui non c’è una carne in cui può scorrere il tempo e
depositarsi (incrostando e appesantendo che so il collagene e facendo le rughe,
o scolorendo i peli o i capelli o le piume) e che sono in definitiva il
duplicato di simili linee e colori che si sono manifestati nei neuroni più
corposi di un disegnatore, non cambia proprio niente, perché nella capoccia del
disegnatore o nella nostra o in qualsivoglia altro ambiente le cose funzionano
nello stesso modo. anche della nostra realtà, noi percepiamo sempre il profilo,
di un oggetto profondo noi percepiamo solo il profilo della profondità.
dunque
in conclusione alla bambina io non ho potuto rispondere proprio niente, l’ho
solo guardata con aria interrogativa e anche lei è andata avanti nel mondo con
un po’ di aria interrogativa in più.
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