scompongo un altro, e me ne compongo
mi deduco dal mondo
faccio il mondo polpetta molliccia e castana, e mi ci impongo
c’era uno che aveva una strana peculiarità, un curioso disturbo.
per vivere, pressoché tutti i giorni aveva bisogno di mangiare. dunque per essere
se stesso, doveva servirsi di cose che non erano lui, di spoltigliare e
infilare nel proprio corpo queste cose. le prendeva da svariati posti, dai
mobili di certi luoghi strani appositi, o direttamente dalle piante, o da amici
che lo aiutavano. in genere poi le conglobava in strane miscelazioni, che
rammolliva e disfaceva con le lingue bollenti del fuoco.
ad esempio, prendeva un certo essere che era ancora se stesso,
gli eliminava la vita con un ferro, lo faceva a parti senza seguito, lo
combinava a dell’essenza gialla che aveva spremuto da certe palline verdi che
si vedono a volte appese agli alberi, poi a un colorante rosso di altre
escrescenze del mondo, e metteva tutto mischiato in un altro ferro incavato a
cui forniva calore. strano a dirsi infine lo pigiava per il tubo che parte
dalla bocca, così che alla fine era invaso, impregnato e modificato in ogni
parte da questo altro se stesso così malridotto. anche da morto, quell’altro
naturalmente cercava di fuoriuscire da quell’uomo, e dopo vari moti sussultori
e brancolamenti, trovava sempre uno spiraglio, forzando la rosa crespata di
muscoli in fondo al corpo, e tornava alla luce, ma ormai era ridotto a una
forma marrone senza senso. quest’uomo visse tutta la vita così, diventando
quelle cose, e in fondo cessando anche lui di essere lui quando se le metteva
dentro. la passò così liscia liscia per tutta la vita, e infine perse la sua
lingua e il suo corpo in maniera naturale, e divenne il sé di esseri più
piccoli, che non sapevano niente di lui.
post anticipato per ragioni tecniche. pubblicato effettivamente il 28-1-2014
io sono un cuoco e ciò che lei ha descritto mi ha colpito molto
RispondiEliminagrazie, mi fa piacere se sei (seguo la regola del tu in rete...) davvero un cuoco...permettimi però di precisare che questa non è propriamente una polemica vegetariana - se pur liberamente interpretabile - personalmente penso che non c'è differenza fra mangiare carne o insalata, questo è il sistema della vita... dobbiamo però essere consapevoli di ciò che questo significa... e anche di come la necessità di mangiare sfumi ulteriortmente, diciamo così, la differenza fra sé e non sé...
RispondiEliminabello. mi piace l'idea: seduto sul cesso cesso ciò che resta delle cose.
RispondiElimina: )
e la domanda cosa resti di me, che cosa sono, m'appare resti tutta sospesa nella doppiezza tra interrogazione e affermazione (trazione e reazione).
intrigante anche il "divenne" sul finale, sebbene a onor del vero bisognerebbe decidere se già prima un organismo nel quale si trovano più di tre milioni di geni batterici e *solo* 200 mila geni di homo sapiens (le cellule batteriche sono 10 volte più numerose di quelle umane) sia davvero sé o altro da sé.
: )
malos grazie per i davvero intelligenti commenti, in partcolare su ana saphta, poi magari ti rispondo meglio perch' al momento sono immerso nel sole, la sensualidad e il casino dei caraibi... ciao livio borriello
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