stanotte, alle 3.18, sogno in cui ero felice. la cosa che
accadeva era molto semplice, e non accadeva alle 3.18, e nemmeno nel letto, ma
nel sogno. non accadeva nemmeno, a rigore. ma - anche a rigore - c'era. c'era di una materia inaccaduta
- decronizzata e detopizzata (o anche degattizzata, volendo). i protagonisti – io e l'altro tenue essere umano – avevano una consistenza fiabesca, una struttura soffice e ramificata di mimosa, una delirante meccanica morfeica. il loro accadere, o cadere, obbediva a altre leggi, leggi fuori dalle leggi. era un accadere gassoso, spongioso – neurale, endocranico. e tuttavia accadeva diffusamente, pienamente, essenzialmente, nell’alone della carne, in un suo spazio di detonazione – dunque, o perché, ero felice.
l’unica differenza, il piccolo tracollo in un istante e in
un punto, svegliandosi. - decronizzata e detopizzata (o anche degattizzata, volendo). i protagonisti – io e l'altro tenue essere umano – avevano una consistenza fiabesca, una struttura soffice e ramificata di mimosa, una delirante meccanica morfeica. il loro accadere, o cadere, obbediva a altre leggi, leggi fuori dalle leggi. era un accadere gassoso, spongioso – neurale, endocranico. e tuttavia accadeva diffusamente, pienamente, essenzialmente, nell’alone della carne, in un suo spazio di detonazione – dunque, o perché, ero felice.
noi paghiamo tante tasse...
e che servizi abbiamo...
avremmo diritto a un po' di felicità, a un po' di pelle...
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