torno alle mie quasi-proposizioni un po' tradizionali....
la luce è il positivo della lingua. la lingua è il negativo della luce.
noi siamo cose illuminate, visibili e vedute. nei colori pulsa, erompe, sgorga dio, quel piccolo omuncolo che dispone le cose.
il
linguaggio deve trasudare, deve aurarsi, deve eccedere quel che dice.
la letteratura è un bacio con la lingua
sullo scaffale, accanto a un libro scritto da bruno vespa, c’era un libro
scritto da dio
per dare intensità alla vita, abbiamo sostituito dio col piacere, il sacro col divertente , abbiamo scambiato l’emozione di essere col di-vertimento, con lo sviamento, cioè, alla lettera, l’emozione di essere con l’emozione di non essere
fare soldi...è difficile. a me me ne fotte dei milioni di bambini che muoiono di fame in africa, chi li conosce, siamo in troppi nel mondo...quello però di cui non riesco a fottermene è la giustizia…la giustizia è bella…è come una bella donna…
critica letteraria
in realtà non c'è nessuna grande
differenza fra i libri di omero e quelli di bruno vespa, se non che quelli di
bruno vespa mi danno un po' di mal di stomaco
gli
scrittori sono una specie di preti che pregano, ma preti un po' idioti, che non
hanno capito niente, e dopo fanno una gara fra le preghiere
il
miglior modo di dire c'è un cane è
eccolo, ma se il cane non è presente, è c'è
un cane. il miglior modo di dire dio,
è c'è dio. la teologia è dunque un
ripiego
una
parola è un piccolo urlo immobile
letteratura:
suppurazione putrefatta di slanci e desideri irranciditi, trasudata sul foglio.
i 16enni e il voto
mi sembra che oggi i 16enni sono
già maturi nel senso che sono già stronzi
a tutti gli effetti
questa cosa schiacciata dallo spazio sarei io, l'io che è una bolla, o la cui
bolla intagliata, spaziata e tinta è il mondo
c’è solo un punto in cui la tua
essenza profonda può incontrare l’essenza profonda dell’altro: l’equivoco. e
intorno a questo punto un alone di approssimazioni detti rapporti sociali
delle donne che
frequento, alcune si allontanano quando capiscono che mi occupo di letteratura,
altre, più resistenti, quando capiscono che mi occupo sì di letteratura, ma non
per avere successo
se amo una donna, io non amo una donna in gabbia, una
donna addestrata, una donna all’ingrasso, ma una donna libera e viva, una donna
circonfusa da tutta l’aura delle sue possibilità... ma l'evoluzione delle donne sembra averle semplicemente aperte a nuove meccanicità, nuove schiavitù e nuove ipocrisie, a nuove pochezze... hanno allargato il recinto
noi stiamo in questo corpo… avvolti
da una tunica bianchiccia….siamo un groviglio, un impasto di carni
sanguinolente, tubi, cordami, piccoli congegni molli … abbiamo vuoti, noi vuoto
nel nostro contorno… ci circola aria dentro, che sagomiamo e scuotiamo,
sbattiamo nella carne e ne esce una psiche… ci esce aria dal tubo, e quest’aria
è un io … ci scambiamo quest’aria, questi filamenti sonori, ne esce un
organismo aereo collettivo, la lingua… ne siamo parlati, determinati… sapere
ciò ci rende migliori, sapere come siamo strani, meccanici, anonimi … ecco
l’etica, consistere un po’ meglio….
dice novarina che dobbiamo fare il
percorso inverso a quello di pinocchio, da cose diventare burattini… siamo cose
parlate da una lingua, tubi sonori attraversati dal linguaggio, da una
struttura ugualmente corporea (l’aria, i segni), ma talmente sottile e leggera
da poter essere condivisa, da essere impersonale, collettiva, interlocutoria.
siamo insediati da affezioni linguistiche.
noi siamo dilaniati fra un corpo
che esige tutto, che non vede l’altro, che non sa che esiste, che conosce solo
il proprio spazio e non ha altro fine che dilatarsi in tutto ciò che suppone
sia altro spazio - un corpo folle, cieco, ottuso, meccanismo che esprime solo
la sua ebbrezza di vita, il suo compito biologico – fare vita ; e l’io, la
psiche, che è un prodotto di linguaggio, che è costituito di linguaggio, e
dunque di una rete di rapporti. questa psiche ci avviluppa dunque nei bisogni
sociali, la compagnia, l’amore, il successo. è un organismo immateriale aperto,
è in sé incompleto, ha bisogno di essere continuamente completato dal
riconoscimento, dal riscontro, dall’interlocuzione, dalla risposta - l’io è una
domanda, una domanda la cui risposta è l’altro.
ma il linguaggio che proviene dal
mio corpo, la mia aura linguistica, non ha altro da offrire che quel corpo.
quello che voglio
significare, che voglio visualizzare nelle parole leggibili, è il succedere di
tutti questi corpi agili e animati, il fatto che essi siano avvenuti in questo
immensa area vuota del mondo, che si ramifichino e irretiscano invisibilmente
attraverso le loro protuberanze di suoni, e che tutto questo si riannodi infine
nel misterioso metro cubo del mio corpo, di questo congegno roseo e tiepido che
colma la mia sagoma – e diventi ribaltabile, dicibile, diventi questa astrazione
che cola, quest’aura.
l’espressione « mi fa uscire di
testa »… l’eros, l’e(x)-mozione è propriamente quella modalità particolare di
linguaggio che strappa il corpo dal suo posto, e lo disloca fuori dalla testa o
dalle mani, nel tentativo impossibile di una fusione con l’ altro. al livello
della lingua questa fusione è facile, perchè questa è di per sé una struttura
composta, che si produce in presenza di due sorgenti distinte, al livello
corporeo la sola fusione possibile è quella fra la codifica seminale e quella
ovulare dei sè, o della loro descrizione genetica – è la singamia, la fecondazione – qualcosa di cui godono solo i gameti.
l’eliminazione degli
introversi e delle persone serie è il grande compito della società
dell’istantaneo e dell’epidermico … queste persone esigono
una serie di cose che il poco tempo esclude…
una nuova società dei magnaccioni
è il luminoso futuro che ci attende…
con ciò si dimentica semplicemente che l'uomo è tale in quanto ha inventato la psiche, ovvero ha introvertito le pulsioni, che quello che gli ha permesso di dominare il mondo è il sistema di trasformazione dell'energia vitale pura in energia intellettuale...
d’altronde si pensi al grande
apologo della seconda guerra mondiale… dove porta questa eliminazione, dove
porta il dominio dell’esaltazione irrazionale, dell’ottimismo e l’enfasi
coattive, dei grandi destini, del dagli al disfattista…
problematiche
universali contemporanee : la scarpiera (chi è che non ha una scarpiera
traboccante …chi è che non coltiva il sogno della scarpiera salva-spazio, della
scarpiera a scomparsa assoluta, che svanisce dietro la porta del bagno!?)
la linguetta della coca cola (e
altre linguette che tragicamente si spezzano)
non piacere
nel dialogo
contemporaneo sono previste solo 2 possibilità : o dare ragione
all’interlocutore (parteggiare, schierarsi, aderire affettivamente) o
cazzeggiare.
dunque non esiste dia-logo, né il
dia né il logo
il sorriso che a me
è sempre mancato, pure io l’ho sempre amato. anche in tempi non sospetti,
quando non sapevo che il sorriso serviva ad essere amato, io amavo il sorriso.
lo guardavo da lontano, come un meccanismo strano, che non mi apparteneva –
perchè io ero serio – eppure era un bel risultato, una cosa che era venuta
fuori negli uomini, e che io apprezzavo come altre cose della natura.
oh certo anch’io sorridevo,
specie prima, specie da bambino, poi sempre un po’meno – perchè io ero serio. o
sorridevo dentro, sorridevo della bellezza, o nella poesia. le poesie mi
facevano ridere.
io sono solo, ma questa
solitarietà è un rapporto con l’altro, con voi
la parola deve
stingere dal contorno, dallo spazio semantico, forzata da una pressione interna
– dalla passione, dall’irritazione del limite, dalla pulsione trasgressiva –
deve stingere, sbavare da sé, deve dissolvere le lettere, deve produrre un
alone nebbioso che annulli sul proprio bordo la regola, e permetta al corpo di
ricevere le impressioni del mondo come non è.
nella odierna bella società, se
uno subisce un’ingiustizia o una disgrazia – a meno che questa non riesca a
produrre spettacolo – non viene compatito, compreso o semmai addirittura
aiutato : viene considerato uno sfigato, un perdente, e ulteriormente
sbeffeggiato (docent farinetti, renzi, berlusconi ecc,).
ipocritamente e compensativamente
poi si fanno leggi cavillose sui disabili – tanto quelli stanno tanto fuori
gioco che non danno fastidio a nessuno.
nella odierna bella società,
nessuno resiste 10 minuti nella natura senza la folla e senza lo smartphone…
poi ipocritamente e
compensativamente si mangia il tofu…
nella odierna bella società ce ne
frega solo della fica, del potere, dei soldi e delle comodità, poi
compensativamente e ipocritamente creiamo sistemi retorici che esaltano la
solidarietà, il ritorno al passato o alla natura, l’amore per i vecchietti e per il
paesaggio… tanto siamo tutti colpevoli e complici e non ci andremo mai a
controllare e sputtanare fra noi…
(continua…)
le vent de l'aile de l'imbécillité.
non si può fare nient’altro che
vivere, che azionare questo corpo, che immergersi in questi spazi, che
procedere in questo tempo. se però si sgombra la percezione, e si lascia
depositare questo vivere, questo spazio e questo tempo – se si arriva a
percepire l’orologeria delle cose, l’orologeria del loro accadere puro– se si
arrivano a percepire le cose in quanto cose – se ci si sente come una mosca e
una tegola, ma una mosca e una tegola che manipolano un altro corpo, il
linguaggio, e attraverso esso riescono a replicarsi, e in qualche modo a salire
su se stessi – se si riesce a immergere in questo sguardo chi guarda, cioè se
stessi, se si riesce col corpo a vedere il corpo ; se si lascia attraversare la
cosa del corpo, o anche la cosa di una telecamera o di uno strumento musicale,
dal mondo stesso, dal suo flusso continuo che va da un punto all’infinito
all’altro … se si diventa un po’ più imbecilli, ma imbecilli liberi, colti e
sensibili… il mondo assomiglierà di più a quel che è, e forse ci vivremo un
po’meglio
il giovane favoloso, il film di martone su leopardi, sarà certamente ottimo come tutti quelli di martone. tuttavia mi pongo una domanda: perché dobbiamo smerciare perfino leopardi, dobbiamo trovargli degli elementi di appeal, dobbiamo trovarlo favoloso, ribelle,
attuale, tutte categorie che utilizza pure la pubblicità, non basta dire che scriveva parole intelligentissime che ci fanno capire la realtà, e poesie bellissime, commoventi?
oggi allegria in casa: livio canticchia: ciribiribin...
si crede in dio per
istituire un rapporto fra desiderio e realtà. questa è la preghiera
(per quanto intensamente
desideri, questa intensità non agisce la realtà,,, la preghiera produce
(allucina) questo rapporto causale con la realtà)
in altri termini : un rapporto causale
fra bene e felicità .
questo è il
principio della magia e della religione : l’immateriale agisce
è così che mi volete
e così in effetti son
sono livio il mattacchion
sono livio il mattacchion
sono livio l’uomo forte
sempre cool e attento al luk
tutto il dì cazzeggio e impazzo
con lo smarfon su fesbuk
sono l’uomo di successo
presto andrò in television
sono io il gorilla alfa
ed ho pure un gran cazzon
è così che mi volete
e così in effetti son
sono livio il mattacchion
sono livio il mattacchion
mi sento un quadro
del tardo monet
post anticipato per ragioni tecniche.pubblicazione effettiva 3-9-14
Ho mangiato del tofu e fatto un po' di strada (dacché l'hanno allargato, all'uscita del recinto non s' arriva mai...), solo per dirti che le tue sul film di martone, sono parole sante.
RispondiEliminaeh eh, mi sembra di capire che sei donna... ma infine nel recinto ci siamo tutti... su martone sono andato a fiuto... se tu l'hai visto e è così, bene per il mio fiuto e grazie a te...
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