domenica 19 novembre 2017

a L. - l'inaccaduto


14-11-2017


sono venuto per farmi vedere
dal cadavere.
tu eri bella e pazza.
tu bruciasti subito, in una grande luce,
in una grande fiammata di calore e bellezza
che mi abbacinò
 

tu mi insegnasti ad essere ciòche ero
ma io non ho saputo esserlo
abbastanza
e la mia vita è un cumulo
di inaccaduto

 
tu avevi visto il fondo
terribile e sfolgorante
e ne eri restata per sempre
folgorata.

 
nel sogno si crede al sogno
e nella vita si crede alla vita
ma tu lo sapevi che era tutto
incredibile

 
eri bella
perché eri sola
eri pazza
perché eri bella
 

ti trascinavi, ormai
come un’altra
al posto tuo
giocato e perso
 

ma nel sogno
per sempre
resterai
in quel pomeriggio d’inverno,
quando guardasti
la pioggia
senza rispondere
alla domanda:
ma tu, soffri?

 

II
per sempre
il disegno
della barchetta sotto la luna
per sempre
il tuo sguardo, i tuoi occhi neri, i tuoi capelli neri, e la pelle bianca.
 

III

nessuno mi ha amato, in fondo
in questa vita.
ma in fondo mi hanno
forse
amato
i pazzi che ho amato

 
IV

no, non si muore... il mondo è un continuo
di tratte e porzioni
che si risolvono l’una nell’altra
ma, grosso modo, tu sei morta.

 
no, non si muore, il tempo è solo
una sfocatura percettiva, una nostra
imperfetta rappresentazione, apparenza
e tutto è coessente e coincidente
in un blocco unico...
ma per certi aloni della sfocatura, in cui sto,
ma imprecisamente parlando
tu adesso
tu sei morta

non esiste morte – siamo una cosa sola
una memoria agile, un organismo
quella bestia tenace che è l’umano
e viviamo finché ci sarà lingua...
la vita è una morte imperfetta
un’agitazione inconsulta di impermanente
la morte è una vita imperfetta.
ma tanta parte di te, troppa parte di te
non c’è più.
 
la massa, il grossolano,
il consistente, il ragguardevole,
il sufficientemente grande,
l’umanamente computabile,
lo spendibile, il salutabile e riconoscibile
sono, pare, forse, apparentemente, approssimativamente, perduti
aboliti
 
grosso modo
sei morta.


V

la santa degli occhi
non salvò i tuoi

ma dopo 40 anni meno dodici giorni
io vedo
quegli occhi
e vedo
con quegli occhi

io faccio voto
di non peccare
di perdermi
nella serietà e la bellezza
di disprezzare
la vita, e amare
essere.

eri bella
perché eri sola
e dio ti concesse
la veggente follia

violenta e tenera
forsennata e lucida
sfrontata e intima
spietata e pia
disperata e allegra

ti trascinavi, ormai
come un’altra
al posto tuo
giocato e perso

anche chi ti conobbe
ti dimenticherà
ma io conservo nella teca
della lingua
un fiore
della non lingua
che tu parlavi
che tu tacevi


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