domenica 2 luglio 2017

l'insurrezione percettiva (un 4 politico)


uscire dal linguaggio - ci è possibile? no. perfino quando sogniamo, deliriamo o agiamo in preda all’impulso più cieco, noi siamo sprofondati nella lingua, ci siamo dentro come lo siamo nell’aria, più radicalmente come lo siamo nello spazio. il linguaggio è il materiale che ci costituisce in quanto esseri coscienti, in quanto ci differenziamo dalla pietra.
metto un accapo, lascio alcuni spazi vuoti nella riga. ebbene, anche in quello spazio, in cui apparentemente desisto, manco a me stesso, io ho parlato, e detto questa assenza. quel vuoto è informativo e pertinente, è uno zero algebrico ottenuto da un’addizione e una sottrazione, è parola rimossa e mai silenzio.
quel che è possibile, forse, è porsi sul punto distale, sulle ultime propaggini di lingua – e da lì sporgersi sul non-linguistico, sentirne la vertigine, auscultarne i segnali... porsi in ascolto di quella specie di ronzio che viene dall’altra parte, del ronzio del nulla. il che significa, wittgenstanianamente, assumere coscienza dei limiti del linguaggio e della razionalità.


la mia (più che cara) amica paola gambarota, commentando il mio
precedente post, mi scrive che le risulta difficile capire in che modo io intendo il legame fra scrittura e politica. qualche volta certamente io “provoco” su questo legame, ma in realtà ne ho un’idea molto chiara, e direi semplice. io credo che in questo momento storico e politico, dimostratesi inadeguate o impraticabili le ideologie del 900, per cambiare il mondo non è sufficiente cambiare il nostro modo di agire o il nostro modo di pensare, ma è necessario cambiare il nostro modo di percepire. in altri termini, credo che per cambiare il mondo bisogna cambiare il linguaggio, ma intendendo con questa espressione qualcosa di molto più generale, profondo e ampio di quanto non abbiano fatto il futurismo russo, le avanguardie tardo-novecentesche, o le ricerche linguistiche in generale. linguaggio è tutto il nostro sentire, poiché tutta la nostra psiche (ex anima) è una costruzione di linguaggio, è una schiuma di linguaggio. è il linguaggio, e specificamente il linguaggio più profondamente,  intimamente, biologicamente e veracemente aderente al nostro corpo, e dunque il linguaggio poetico, che ha sempre strutturato il nostro sistema di valori, ha sempre fabbricato il nostro sentire, dalla paideia greca basata su omero, all’attuale psicopoiesi di tv e web.

non credo invece che nella vita politica di una società, un popolo o uno stato incidano significativamente le decisioni legislative, e politiche in senso ordinario. lo stato ugandese non sarebbe più efficiente con le leggi tedesche, nello stesso modo in cui lo stato tedesco funzionerebbe egregiamente con le leggi ugandesi. la camorra nel suditalia non è l’effetto di una carenza legislativa e nemmeno della devianza di qualche anima prava, ma la precisa espressione di un sistema di valori diffuso. il gesto del camorrista è sorretto dall’omertà o la connivenza dell’abitante del quartiere, e ancor più dalla ragazzina con la foto del boss nello smartphone, e non avrebbe potuto attecchire in un sistema sociale che già non lo ammettesse, e legittimasse. nessun inasprimento di pena potrebbe debellare la camorra, così come nessuna legge potrebbe governare la finanza, cioè il vero sistema generatore di sperequazione nel mondo contemporaneo, giungla proliferante dell’io e dell’interesse. e con quale norma modificare i meccanismi di secrezone endorfinica che producono bisogni e consumi indotti, o ricostruire il sentimento che lega l’uomo alla natura, invertendo il progressivo processo di alienazione tecnologica, o costringerci a analisi politiche meno superficiali e irrazionali e a scelte elettorali più consapevoli?

è il senso di responsabilità individuale e il sistema di valori diffuso di un popolo che determinano il suo grado di civiltà o inciviltà, efficienza o inefficienza, giustizia o ingiustizia. di legge ne basterebbe una: non fare agli altri quello che non vuoi sia fatto a te, tutto il resto è ridondanza, scoria e infine burocrazia.

dunque il legame fra scrittura e politica è soprattutto l’etica. una scrittura vera, originale in quanto originaria, che aderisca più intimamente e essenzialmente al corpo, che dica il corpo qual è, ma che al contempo si fondi nella consapevolezza dei nostri limiti nel mondo, costruisce un sistema di valori più fondato e un mondo più giusto.

 
la storia dell’uomo è la storia della sua evoluzione percettiva. quando uno scimmione un po’ meglio equipaggiato di neuroni ha visto per la prima volta un bastone non più come un imbrunimento segregato del campo visivo, un po’ allungato, ma come un aliquid pro aliquo, come un omologo di una parte del suo corpo, come una possibile protesi e potenziamento del suo braccio, utile per raccogliere banane o accoppare il vicino di caverna, non ha fatto che spostarsi in una nuova posizione percettiva. in quel momento è cominciata la storia della tecnologia, e tout court quella dell’homo sapiens, fino all’astronave di Odissea nello spazio.

qualcosa di simile accadde quando inventò il numero e l’alfabeto. arretrò dalle cose, e le astrasse.
l’illuminismo consisté in un riorientamento percettivo. la valorizzazione della ragione non poteva avvenire certo con la stessa ragione, ma con un processo preliminare, qualcosa che comportava l’”accensione” di altri punti del corpo, e la conseguente valorizzazione di altre funzioni. vedere il re nudo, quando di fatto è rivestito di broccati, è un gesto percettivo.

nelle società evolute occidentali, la soddisfazione dei bisogni primari ha comportato il passaggio da una fase economica a una fase linguistica dei meccanismi di distribuzione delle risorse. l’economia di valori è stata dapprima sostituita da un’economia di mercato, sorretta dai bisogni indotti dal consumismo e edonismo di massa,  e poi definitivamente soppiantata dalla finanza, e cioè dal sistema puramente linguistico in cui il denaro produce denaro. la partita che oggi si gioca, a tutti i livelli, è una partita puramente linguistica.

 

una rivoluzione fondata deve investire meccanismi più profondi di quelli sociali e organizzativi, deve sovvertire e ricostruire i meccanismi psicologici e linguistici che nell’animale uomo determinano ranghi gerarchici e scale valoriali quasi sempre ingiusti, perché ereditati di peso dai meccanismi di dominanza del mondo animale, deve individuare e smontare i fitti automatismi occulti che, al di là di quelli “storici” (l’accumulazione, la successione ereditaria, l’espropriazione dei mezzi di produzione ecc. e poi quelli moderni della finanza) producono ingiustizia, e che sono annidati nelle abitudini e modalità percettive (ad es. il gregarismo imitativo che domina i rapporti sociali ed è amplificato dal web, o il bisogno di “importare”, di occupare spazio semiotico nell’altro) questo è l’unico compito che si può assumere una nuova politica (e questo in qualche misura intendeva anche vendola, quando alla domanda: che differenza c’è fra lei e berlusconi, rispose: io ascolto wagner, lui apicella...)
il rapporto al trascendente è in tal senso imprescindibile, ma inteso come capacità di situarci in uno spazio assoluto, di chiederci che siamo in termini non solo psicologici, antropologici o sociali, ma ontologici. una politica nuova non va fondata su inerti buone intenzioni e fittizie teorie, ma nelle passioni e pulsioni reali degli uomini, e queste pulsioni, a loro volta, vanno situate nello spazio assoluto, indecidibile, abissale in cui sono radicate, lo spazio del non-linguistico.

 

io sostengo dunque che allo stesso titolo dell’analisi marxista o di qualsivoglia teoria socio-politica va posta a fondamento di una rivoluzione o evoluzione possibile e necessaria la teologia mistica di pseudo dionigi l’aeropagita, o la poesia di rimbaud o la scrittura di un nancy – che incidono sui meccanismi stessi di percezione psico-linguistica. quello che serve è un’insurrezione percettiva. è una visione che si riallaccia più che alla ricerca ludico-sperimentale del ‘900 alla lettura lacaniana di freud, nei cui termini il sistema di significanti che articola la psiche può essere trasformato agendo su di essi. è necessario però che questi significanti non siano un sentito dire, che ad essi corrispondano dei sensori fisici, che vi corrisponda un evento reale o possibile.

una lingua nuova estrarrà dall’infinito possibile un mondo nuovo, e un uomo nuovo che contenga e sia contenuto da quel mondo. un uomo che produrrà nuove corrispondenze fra i propri bisogni-desideri e lo spazio-territorio esterno, che coglierà altri rapporti fra le cose, che le strutturerà e costituirà in maniera diversa e applicando regole e inferenze linguistiche diverse, che potrà ad es. non essere sensibile allo spazio fra le cose, e gli uomini, ma ritenerle adese e solidali, scandite in un continuo, o potrà porsi in un rapporto diverso ai colori, alle forme e alla materia. che vedrà nel posto del giallo un giallo che è altrimenti giallo, o nuovamente giallo, o qualcos’altro che un giallo. che condenserà i misteriosi vapori dell’inferenza di cui scrisse wittgenstein in un alambicco nuovo, che sommando 2+2 produrrà un 4 che sconfina dal 4, un 4 fondato nella sua indefinibilità, un 4 arricchito, un 4 incandescente e scintillante, un 4 non tanto esatto quanto vero e giusto. 
questa sarà la nuova politica, e questo è secondo me l’unico compito che può proporsi una nuova forza comunitaria, e chi ancora crede che le generazioni future possano “liberare la vita da ogni male, oppressione e violenza, e goderla in tutto il suo splendore”.  (trotzky, testamento)
 

p.s. tutto ciò è velleitario? io credo che le idee che abbiano un fondamento profondo in tempi più o meno lunghi possano diffondersi e radicarsi, così come, ad esempio, è accaduto alla stessa idea di uguaglianza, o alla visione e "sensibilità" ecologista, che 40 anni fa appena poteva sembrare visionaria, ed oggi è un patrimonio comune acquisito e metabolizzato, almeno sul piano teorico.  


p.s.2  per capire che intendo quando parlo di infinito possibile, si pensi a quanto afferma la fisica contemporanea (ad es. Carlo Rovelli), secondo cui tutte le nostre determinazioni fisiche, compreso il calcolo e l’idea stessa del tempo, sono l’effetto di una sorta di sfocatura percettiva. se potessimo percepire il reale per come è - per quel che con ciò si può intendere - con un colpo d’occhio totale, esso ci apparirebbe con un blocco unico, in cui non è possibile alcuna distinzione spazio-temporale. 


p.s.3 e chiudiamo con Baudrillard, da Lo scambio simbolico e la morte: “Non si distruggerà mai il sistema con una rivoluzione diretta […] Tutto ciò che produce una contraddizione, un rapporto di forze, dell’energia in generale, non fa che ritornare al sistema e dargli nuovo impulso, secondo una distorsione circolare simile all’anello di Möbius […] Non si vincerà mai il sistema sul piano reale […] Ciò che occorre è quindi spostare tutto nella sfera del simbolico, dove la legge è quella della sfida, della reversione, del rilancio”.

17 commenti:

  1. "lo stato ugandese non sarebbe più efficiente con le leggi tedesche, nello stesso modo in cui lo stato tedesco funzionerebbe egregiamente con le leggi ugandesi."
    mmm... sai che questa frase suona tanto razzista? ohi, magari non lo sembra, ma in effetti il tuo ragionamento offre prova e controprova di come suona. intendo: la frase è razzista in quanto schifa l’Uganda e il Sud Italia; e a riprova del fatto, la frase è razzista in quanto venera la Tedeschia. quindi io sarò suonato, ma questo è.
    già in passato, ricordo, dissentimmo in proposito...
    : )
    altro appunto - se posso - non è vero che “le ideologie del 900 si sono rivelate inadeguate o impraticabili”. più semplicemente, l’ideologia ordoliberista ha prevalso su tutte le altre per motivi strettamente legati ai suoi “sponsor” (è l’ideologia di chi governa i grandi capitali).
    e difatti, basta guardarsi intorno, in Italia come in tutto il resto del nostro splendido mondo globalizzato: oggi più che mai la vita politica di una società, di un popolo, di uno stato o di un’unione di stati (UE) è emanazione diretta degli interessi economici-finanziari dettati dai grandi capitali internazionali.
    poi, perdonami, ma suona spocchiosamente intellettualoide la frase “è il senso di responsabilità individuale, il senso etico e il sistema di valori diffuso di un popolo che determinano il suo grado di civiltà o inciviltà, efficienza o inefficienza, giustizia o ingiustizia (al contrario di quanto ci fa comodo pensare, per scaricare i nostri mali sempre su un astratto e espiatorio leviatano, come piace fare ai cosiddetti populisti).”
    cioè, spiegami, se tu ragioni per superiorità o inferiorità in toto di un popolo su un altro (cosa ampiamente sconfessata da una miriade di studi scientifici di genetica medica, neuroscienze, etologia, antropologia), in cosa si discosta il tuo ragionamento da quello di un casapound nostrano o di un neonazista bavarese?
    boh…
    “etica” poi è una bellissima parola ASTRATTA, una delle più infide (superata forse in allucinatoria ectoplasmatica immaterialità utopistica solo dalla parola “libertà”) e finché la linea di demarcazione tra vero/consapevole/fondato/giusto/ecologista e il suo opposto viene tracciata mettendo in fila parole astratte come fossero transenne immaginarie, il rischio di una inqulatio ad aeternitatem è CONCRETO.
    sì insomma, se pure tu mi sbandi dietro a Baudrillard (autore che peraltro amo), siamo proprio senza speranza.
    in conclusione, se non l’hai letto, a proposito della battaglia - persa e destinata ad eterne sconfitte vichiane - attorno alla parola nella sfera del simbolico, “La fabbrica del Falso” dell’ottimo Vladimiro Giacché, offre ulteriori interessanti spunti di riflessione. moreover, sul sud Italia e sulla piaga di mafia-ndrangheta-camorra, una lettura di questo approfondito articolo di Dezzani potrebbe aiutarti a vedere le cose anche da un’angolazione meno autorazzista http://federicodezzani.altervista.org/mafia-camorra-e-ndrangheta-come-il-meridione-e-litalia-fu-infettato-dagli-inglesi/
    da ultimo, sia chiaro, molte altre cose che hai scritto in questo articolo mi trovano in buona sintonia, ma mi è parso più costruttivo focalizzare gli spunti di dissenso/riflessione invece di baci e e abbracci assortiti (che comunque, siccome ormai ti voglio bene, restano sempre all’ordine del giorno)
    : ))

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  2. ah fai bene a esprimere le tue perplessità, ma io non posso che provare a rispondere molto lapidariamente, proprio perché sono perplessità valoriali e dunque complesse. razzismo: mi sto limitando a valutare l'efficienza, e cioè efficacia del sistema legale, in ug. e germ., non mi pare ci sia confronto. poi io fantastico di vivere in africa e mai vivrei in germania (ma di fatto ci potrei andare solo con un capitale guadagnato in un paese europeo + o - efficiente). che ci siano colpe del colonialismo è indubbio ma non giustifica nulla. e io non sono certo per le invasioni dell'iraq o dell'uganda. liberismo ecc: il senso di tutto ciò che scrivo di recente è anti-complottista: siamo noi, uno per uno, responsabili di tutto. spocchia ecc: la differenza col neo-nazista è appunto nei miei valori. letto l'articolo che linki: complottista e borbonista, dissento su tutto, la storia mostra che qualunque popolo può ricostruire valori e civiltà in 2 generazioni, accusare savoia inglesi ecc è solo autoassolutorio, e alibi per non cambiare nulla. la città della scienza e gli astroni le hanno bruciate i loro abitanti, non gli inglesi. valga come metafora per tutto il resto. rimando cmq anche al mio pezzo bestie di successo (su cui forse già polemizzammo...). un abbraccio.

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  3. nessun “polemizzammo”.
    a me piace condividere pensieri obliqui e divergenti, mentre polemizzare viene dal greco polemízein ‘combattere’, derivato di pólemos ‘guerra’. il fatto è che se mettiamo insieme due idee uguali non cresciamo di una virgola, due idee diverse invece (condivise o meno) raddoppiano il contenuto di idee nella nostra poltiglia grigia. quindi nessuna guerra/combattimento.
    : )
    la sensazione che traggo leggendo qualche tuo articolo è che tu sia vittima dello scollamento proprio degli intellettuali molto intellettuali (cosa tutt’altro che negativa in sé) che a forza di parlare parole si convincono non solo che tutti gli esseri umani siano in grado di parlare stessa magia, ma ne restano in parte stregati.
    non so se a questo scollamento tendo a resistere meglio perché mio padre era falegname o se perché ogni giorno devo confrontarmi con decine di pazienti e *farmi capire*, toccando con mano l’endemico deficit di parola (inteso in senso lato, come sintassi, linguaggio, astrazione, cultura).
    dunque, se davvero vogliamo una “nuova politica” per una “nuova sinistra”, sarebbe opportuno seguire il detto “parla come mangi”. le parole e i concetti astratti (“libertà”, “etica”, “bene”, “male”, “sfocatura percettiva”, “sistema di valori” - casta cricca corruzione - e così via) sono container vuoti da cui usciamo sconfitti in partenza proprio perché astratti, quindi non soggetti alla diretta verifica dei cinque sensi (l’unico strumento di conoscenza cui dispone la normale popolazione chiamata al voto). mi spiego: ma davvero puoi pensare che quello che scriviamo io e te abbia una penetranza sociale/politica simile al verbo profferito dai mass media? parole come “libertà”, “etica”, “democrazia”, “bene”, “male” e compagnia bella sono perse per sempre in quanto *perfette* (astratti container vuoti) per essere riempite a proprio piacimento dalla narrazione dello strapotere mediatico, che è poi diretta emanazione del potere finanziario (i media sono moooooolto costosi e infatti esistono finché grossi gruppi finanziari li sostengono, vedasi quest’ottimo articolo su paginauno http://www.rivistapaginauno.it/Legami-stampa-industria-finanza.php ). hai presente 1984 di zio George? “La guerra è pace, la libertà è schiavitù, l'ignoranza è forza!”…e pensa che da allora la penetranza dei mass media nella vita quotidiana è diventata assai maggiore!!!
    tutto ciò per dire che se una “controrivoluzione” o anche solo una “riscossa” delle sinistre deve partire da un piano semantico astratto, abbiamo brandito il nostro potente cucchiaino e con esso pretendiamo di riempire/svuotare il container lottando contro il fiume in piena dei media in mano al potere finanziario costituito.
    è probabile che l’unica speranza (se ce n’è una) sia invece quella di affidarsi a parole e concetti concreti. “hai la pancia vuota” è una bella presa di coscienza, che puoi toccare con mano. vanno altrettanto bene: “hai un ascesso ma non hai i soldi per il dentista”, “se non ti ospitano i tuoi, sei in mezzo a una strada”, “oddio, una cartella esattoriale!”, “la pediatra dice che tuo figlio è denutrito”, o “se ti fai il culo dalla mattina alla sera e comunque non riesci a pagare le bollette, non può essere colpa tua”. non so se riesco a spiegarmi, ma sono certo che chiunque sia in condizioni di povertà o a rischio di povertà ha capito benissimo.

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  4. inquietante, però, è che in alcune parti il tuo ragionamento rischia di ricalcare la narrazione dominante mass-mediologica diventando un autogol grossolano. e infatti, qual è lo strumento più efficace della narrazione/propaganda mass-mediologica? quello vecchio quanto il mondo - ampiamente utilizzato in secula seculorum dalle religioni tutte - di *colpevolizzare* lo schiavo. “se sei schiavo (se sei povero), è colpa tua”.
    è il motivo per cui in Grecia, nonostante una devastazione economica pari a tre guerre mondiali, la popolazione non si è ancora ribellata: i greci sono stati convinti di essere la feccia d’Europa, fannulloni e improduttivi (ricorda qualcosa?), onde per cui subiscono con mutismo e rassegnazione per espiare le loro colpe (un dettagliato fact checking sulla Grecia, invece, racconta cose molto diverse: http://goofynomics.blogspot.it/2015/01/cosa-sapete-della-grecia-fact-checking.html ).
    similmente, è il motivo per cui in Italia, nonostante una devastazione economica superiore a quella causata dall’ultima guerra mondiale, continua a non cambiare niente: le sinistre non sanno chi è Keynes, il PD continua a vendere “fogni” al prezzo di deflazione salariale e macelleria sociale, il M5S fa un uso gatekeeppatorio del dissenso sulla falsariga del tuo pensiero “valoriale”, Berlusconi è pronto a ricicciare.
    è proprio il senso di colpevolezza, una sorta di peccato originale - “purtroppo sono italiano”, rinverdisce i fasti del “purtroppo sono terrone”, GB Vico docet - a gettare le basi di quello che potremmo chiamare il “collaborazionismo inconscio dello schiavo”….
    ecco la cosa che più mi cruccia nel tuo ultimo tuo post.
    poi, figurati, Bob Mould dei miei amati Husker Du diceva “la rivoluzione inizia in bagno, davanti allo specchio”, quindi capisco e condivido il tuo ragionamento finché si tratta di un generico “rimboccarsi le maniche in prima persona”, ma l’autorazzismo masochista dello schiavo no, dai, è addirittura più deleterio della “scollatura”!
    con quella, almeno, qualche volta si vedono le tette.
    : )) 

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  5. l’altro giorno sono stato con amici a castelcicala di nola, dove è nato giordano bruno. a parte che nessuno sapeva chi era giordano bruno, e questo era scontato - là sanno semmai dove è nato il callista di maradona – siamo saliti sulla splendida collinetta per una strada circondati da 2 ali di plastica e cartacce, chiaramente buttate per abitudine fuori dal finestrino. l’antico castello abbandonato, fatiscente, preservativi siringhe e plastica, ma manco si riusciva a accedere, una famiglia ci abitava abusivamente. un avvocato in causa col comune e i monaci che speculavano ci ha spiegato che il parco letterario giordano bruno ha la sola funzione di mungere un po’ di fondi europei. ora secondo te un popolo che per abitudine butta le carte fuori dal finestrino può costruire un sistema sociale funzionante? pensi che la colpa è degli inglesi o dei savoia?

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  6. ahimè il luogo comune mass-mediologico è ormai proprio il tuo, persino su mediaset fanno finta di fare tutto per il bene degli immigrati... io cerco di analizzare, e credo sia altrettanto sciocco dire che i ricchi o i poveri hanno tutte le colpe.. poi qui la questione era un'altra, il senso civico dello stato, deficitario in tutte le culture "del sole" - che poi hanno altri meriti - prova ne sia che è l'inverso all'emisfero sud, sidney e Melbourne ecc ecc. Il mio discorso credo sia l'unico nuovo e parte dallo specchio e l'analisi spietata dell'uomo. escludo al 100% che la grecia risolva i problemi "ribellandosi" ai cattivi tedeschi. il discorso dei paesi africani è diverso... ma io ho persino un figlio adottivo africano.. anche loro hanno meriti, colpe, e là il passato davvero può pesare ancora... credo che l'uomo è creatura di linguaggio, e deve necessartiamente "attraversarlo"...

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  7. guarda, Livio, a me dispiace dirlo perché ti voglio bene davvero (non lo scrivo a vanvera) però una frase come “un popolo che per abitudine butta le carte fuori dal finestrino può costruire un sistema sociale funzionante” è di un razzismo che fa male (almeno a me). sigh…
    è molto probabile che non sia riuscito a spiegarmi (vedi le parole, queste nostre magiche, allucinatorie parole?). ricapitoli ciò che ho scritto dicendo: “il luogo comune mass-mediologico è ormai proprio il tuo, persino su mediaset fanno finta di fare tutto per il bene degli immigrati” e nei miei due commenti non c’è nessun accenno a “immigrati” o similia. intendi dire che anche gli immigrati, gli ugandesi o quant’altro, sono anche loro popoli incivili “che per abitudine buttano le carte fuori dal finestrino” e non “possono costruire un sistema sociale funzionante” e quindi per fare il bene degli immigrati, ovvero per aiutarli, la cosa più importante è fare in modo che ne prendano coscienza? ti prego, dimmi che ti ho frainteso.
    non so se vivi anche tu in Italia, ma il pensiero “mainstream” (tv, giornali, carta stampa, dovunque ti giri è la stessa narrazione emotiva) è profondamente autorazzista. tutta la filosofia del “vincolo esterno” che ha stravolto e fa carta straccia della nostra costituzione parte dal principio profondamente autorazzista che il popolo italiano, un popolo corrotto, ladro, fannullone, sporco e così via, non sia in grado né di autogovernarsi né di “costruire un sistema sociale funzionante”. peccato che la storia dica cosa ben diverse, forse più significative della tua scampagnata tra le cartacce a Castelcicala di Nola, tipo che una giuria internazionale nominata dal Financial Times attribuì alla lira italiana l’Oscar della moneta migliore dell’Occidente. buffo quanto abbiamo la memoria corta. carta. cartaccia. storia cataccia. vedi le parole come ci imbrogliano.
    : ))
    scusa, cerco di sdrammatizzare, sia chiaro che tutto quello che scrivo, lo scrivo con lo stesso sorriso pacato sulle labbra come se stessimo prendendoci un aperitivo al bar facendo quattro chiacchiere.
    sperando di non rompere troppo le balle, mi sembrano utili ulteriori considerazioni nello specifico della tua prima risposta, quella dove scrivevi: “mi sto limitando a valutare l'efficienza, e cioè efficacia del sistema legale, in ug. e germ., non mi pare ci sia confronto.”
    l’Uganda! mi sa che come diceva quella pubblicità del gratta e vinci, ti piace vincere facile eh? pòn sipòn sipònpònpòn…
    : ))
    beh, non è facile trovare dati numerici sull’Uganda, quindi potremmo a restare in Europa. ora ci provo.

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  8. ecco. prendiamo lo stato che gli autorazzisti nostrani considerano l’ultima ruota del carro e lo stato che gli autorazzisti nostrani considerano il non plus ultra dell’efficienza. Italia e Germania ai blocchi di partenza, dunque. pronti, partenza, via!
    stranamente, i dati Eurostat che ho trovato (noto ente statistico ufficiale, che come tale spero non taccerai di complottismo), ci dicono che: totale crimini per 100000 abitanti: nel 2002 Germania= 7893 Italia= 3915; nel 2005 Germania= 7747 Italia= 4411; nel 2008 Germania = 7436 Italia= 4545; ti risparmio i dati della Francia, che comunque in media sta intorno ai 6000 crimini per 100000 abitanti e della Gran Bretagna, che sta intorno ai 10000 crimini per 100000 abitanti. non bastasse, guarda caso proprio gli integerrimi teutonici negli ultimi anni si sono macchiati dei più grandi scandali su scala planetaria (Siemens, Wolkswagen, triangolazioni internazionali della Lidl, per non parlare di Deutsche Bank coinvolta in quasi tutti gli scandali e frodi finanziarie del pianeta… ohi, non ti bastasse ancora, basta leggere i dati Eurostat e dell’Ocse del 2014 (altro ente statistico ufficiale) che indicavano per la Germania un’economia sommersa di 351 miliardi, ovvero 20 in più dei 333 miliardi dell’Italia; vieppiù, sempre nello stesso rapporto, le mazzette tedesche ammontavano a 250 miliardi di euro, valore non così lontano dai 280 miliardi di tangenti della corrottissima Italia).
    ma te lo faccio dire anche dal Procuratore capo di Catanzaro, **Nicola Gratteri**, quello di cui, se non ricordo male, nel 2014 avevi sostenuto anche ti la candidatura al ministero della giustizia: "Nei Paesi dell'Europa centrale c'è il nulla contro le mafie, e quindi sono paesi pieni di 'ndranghetisti e camorristi, indisturbati. Quando al Parlamento europeo ho detto che in Germania c'è la 'ndrangheta, un gruppetto di parlamentari tedeschi mi avrebbe sbranato. Quando leggete di qualche arresto in uno di quei paesi, è sempre merito nostro, dell'Italia. Ad esempio: in Olanda non si possono fare provvedimenti di ritardato sequestro, appena si sa che c'è qualcuno in possesso di 2 chili di droga bisogna arrestarlo. Questo significa non poter mai risalire dai pesci piccoli a quelli grandi. Con simili premesse, figuratevi cosa mi capita ad andare a parlare a Strasburgo dell'articolo 416 bis: irritazione e indifferenza. Lo stesso in Svizzera".
    difatti nel 2014, un rapporto della Commissione Europea (passato come l’acqua sotto i ponti) metteva in diretta relazione l’elevata corruzione in Germania (!!!!) con il fatto che la magistratura tedesca, a differenza di quella italiana, è soggetta per legge al potere politico: per molti tipi di reati finanziari, è proprio il ministero della Giustizia di Berlino che “istruisce” il magistrato titolare di un’inchiesta su come condurre le indagini... ciò si traduce, di nuovo dati l’OCSE alla mano, col fatto che ad esempio, in Italia nel 2012 (non ho trovato dati successivi), a fronte di 1587 denunce per peculato, malversazione, concussione, e corruzione ci sono state circa 800 condanne, mentre nello stesso anno, in Germania, a fronte di 1500 e rotte denunce, ci sono state solo 70 condanne.
    non stupisce dunque che la scoperta della più colossale frode fiscale del mondo degli ultimi anni sia avvenuta due mesi fa proprio in Germania e che ammonti a circa *32 miliardi* di euro, e che sia avvenuta sotto gli occhi “distratti” dei vari ministri delle finanze succedutisi negli ultimi 15 anni (è stata scoperta per caso dopo i suddetti 15 anni da una giovane assistente amministrativa dell’ufficio centrale tedesco delle imposte http://www.keeptalkinggreece.com/2017/06/10/e32bn-tax-scandal-under-the-nose-of-german-finance-ministry/ )
    sia chiaro, con questo non voglio dire che i tedeschi siano meglio o peggio degli italiani, ma che com’è logico, con buona pace della narrazione emotiva mainstream e delle tue soggettive esperienze (n=1), *dati statistici numerici* alla mano, non esistono differenze significative tra i due popoli.

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  9. caro malos, sinceramente penso che questa è tutta retorica... certo che le cartacce sono importanti... se non si è in grado di sentire e capire nemmeno che la strada è un bene comune, è escluso che si possa sentire come bene comune tutto il resto (che richiede infinitamente più sensibilità analisi rigore e coscienza) ... gli svizzeri non le buttano ma poi riciclano il denaro sporco? ah, i napoletani fanno anche quello... e non ti dico che penso delle classifiche sulle migliori monete e le statististiche criminali nei paesi dove i crimini non sono denunciati perché ordinari... interessante gratteri... ma che dimostra?

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  10. non so, la matematica non mi sembra una scienza molto retorica, di certo non è “*tutta* retorica”. per contro la retorica ha strette relazioni con la parola e la scrittura: frasi come “bene comune” potrebbero essere più retoriche di 7436, ma chissà…
    : )))
    eniuei, lasciamo stare, che in fondo il mondo è bello perché è vario, no?
    : )=
    concedimi solo un’ultima breve riflessione circa l’obiezione che hai mosso nella tua ultima risposta ai dati numerici del mio precedente commento: secondo te sono *completamente* falsati dal fatto che in Italia “i crimini non sono denunciati perché ordinari”.
    mmm… l’eventualità che poni non è del tutto infondata. in qualunque paese esisterà un certo numero di reati che non viene denunciato. però, come già in altre occasioni, in base a tue personali convinzioni (legittimissime, ma insignificanti da un punto di vista numerico e statistico), presupponi che ciò accada *solo* in Italia e che la mancata denuncia sia di entità tanto colossale da invalidare *tutti* i dati citati. ciò è quantomeno strano, visto che anche se ipotizzassimo che in Italia più della metà dei reati NON venisse denunciato, comunque ciò comporterebbe grossomodo un *pareggio* tra Italia e Germania (che secondo i dati Eurostat ha un’incidenza di crimini per 100000 abitanti circa *doppia* di quella dell’Italia).
    ma la cosa che mi lascia più perplesso è il fatto che secondo te la mancata denuncia di crimini, invece di essere un fenomeno fisiologico in qualunque paese/cultura, avvenga solo in Italia. mi è bastata una veloce ricerca per trovare conferma che tale tua ipotesi è priva di fondamento. senti un po’ cosa ci dice nel 2015 Bernhard Witthaut, commissario capo della polizia tedesca: “Ogni commissario di polizia e ministro degli Interni (Tedeschi) lo negheranno. Ma ovviamente sappiamo dove andare con la macchina della polizia. I nostri colleghi non possono più sentirsi al sicuro quando lavorano in coppia e devono temere di diventare vittime di un crimine. Sappiamo dell'esistenza di queste aree. Peggio ancora, in queste zone, i crimini non vengono più denunciati. Essi sono abbandonati a se stessi. Solo nei casi peggiori si mette al corrente la polizia di quanto accaduto.”
    amen.

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  11. ultima riflessione da rompicoglioni: vorrei capire a quale storia ti riferisci quando affermi che “la storia mostra che qualunque popolo può ricostruire valori e civiltà in 2 generazioni”.
    addirittura “qualunque”? mmmmm….
    la storia a me insegna che l’Africa è a tutt’oggi terzo mondo nonostante ben più di due generazioni dal dominio coloniale. che siano “esseri umani inferiori”?
    mmmm… direi proprio di no. sarà che oltre a medicina ho studiato macroeconomia, ma mi pare molto evidente che il dato fattuale sia uno e uno solo: se gli attuali padroni del mondo (USA, GB, Germania, Francia, Russia e compagnia bella) perseguissero davvero politiche volte ad affrancare dalla povertà il terzo mondo, perderebbero la loro posizione di supremazia/preminenza su scala planetaria. dunque, semplicemente, chi potrebbe fare qualcosa NON ha né la convenienza economica né la volontà politica di combattere la povertà (un ragionamento simile vale per altri nord e sud del mondo, Padania e Terronia comprese).
    in un sistema di mercato globale capitalista liberista, è più che logico che alla fine ciò che conta sia una cosa sola: la moneta. ah, beh, mi piacerebbe, com’è ovvio che contassero anche parole astratte come “valori e civiltà”, ma l’unica legge che governa il mondo è la seguente, come ci insegnano, ad esempio, le riforme Hartz in Germania: “'He who strikes first, strikes twice”. non so se ciò coincida con l’alta concentrazione di valori e civiltà che tu vedi incarnate dal popolo Teutonico, ma non c’è dubbio che in fatto di blitzkrieg militari ed economiche sono insuperabili.
    torniamo, però, ai paesi dell’America Latina e dell’Africa. negli anni ottanta sono stati indotti a deregolamentare le loro economie - hai presente i SAP? gli Structural Adjustments Programs, oggi reincarnatisi nei PESP, Poverty Reduction Strategy Papers? - in cambio di finanziamenti (sotto ricatto di FMI e della Banca Mondiale, id est, dei paesi ricchi che li controllano). ciò ha portato al crollo di quel poco di attività industriale che erano stati capaci di avviare nei due decenni precedenti non certo per mancanza di “valori e civiltà”, ma, molto semplicemente, perché le loro economie costrette ad aprirsi senza protezioni alla concorrenza internazionale, sono state depredate (la storia si ripete, GB Vico docet) e condannate ad una eterna povertà dal colonialismo liberista (e i grandi capitali ringraziano).
    non bastasse, un recente studio http://www.lescienze.it/news/2017/07/15/news/bambini_poveri_crescita_sviluppo_cervello-3603504/ dimostra in modo chiaro che la povertà influenza in modo negativo lo sviluppo del cervello. ohi ohi, altro che ricostruzione in 2 generazioni! le prossime generazioni rischiano di non avere neanche gli strumenti *neuronali* per capire di avere fame…

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  12. per me retorica è tutto ciò che imbelletta la realtà, e copre dunque le responsabilità "culturali" dei popoli nordici come di quelli meridiani... nei miei post sono presenti analisi molto dure sulle colpe del capitalismo occidentale (l'ultrasinistro Primoamore mi rifiutò il post Nota su uno scontro detto di religioni perché troppo filo-islamico), ma io cerco di analizzare, e rilevo l'assoluta mancanza dell'idea dello stato come bene comune in quasi tutti i popoli meridiani. ciò non in base a statistiche, con cui si può dimostrare tutto e il contrario di tutto e che cmq vanno analizzate a loro volta, ma alla mia esperienza diretta... io ho vissuto (a differenza tua) 50 anni in una città dominata da clientelismo e parassitismo statale (ma ho anche vissuto a firenze e torino..), ho frequentato non solo da turista vari paesi africani, ho aiutato gli africani a botte di decine di migliaia di euro (e ne guadagno mille al mese),ho un'aziendina agricola in puglia,e apprezzo tutti gli aspetti positivi rivendicati dal cosiddetto pensiero meridiano, ma ciò non mi acceca su quelli negativi. sulle "2 generazioni", basti pensare agli anni zero di germania e italia... e cmq tutti i popoli hanno subito angherie e dominazioni, a partire da quella universale di roma... ai galli sconfitti cesare tagliava le mani... ciò non vuol dire che la storia non pesi, ma certo, ragionevolmente parlando, una cosa è il "normale" avvicendamento di potere fra borboni e savoia di cui cianciano i borbonisti, ben diversa è la sistematica distruzione di una civiltà operata dagli spagnoli (meridiani e anticapitalisti) in sudamerica, o dal colonialismo in africa, o dai coloni americani sui pellirossa (vuoi nordici vuoi occidentali)

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  13. le parole, tutte le nostre parole, "imbellettano la realtà". il linguaggio è un'arte, una bellissima pseudoscienza interpretativa e quando parliamo dell'amore, o della civiltà, non sappiamo ciò di cui stiamo parlando (puoi facilmente verificarlo semplicemente suonando il campanello dei vicini di casa: chiedi a chiunque di definire “retorica”, “amore” o “civiltà” e avrai circa 8 miliardi di interpretazioni diverse). la matematica e la statistica, invece, sono scienze pedanti e pedisseque: 4 è 4 (umano o meno), 10567 è 10567, 37% è 37% e significativo con p<0,01 è significativo con p<0,01, non serve un vocabolario e se il giornalaio che deve darti indietro 6 euro te ne dà 4 umani dicendo che sono la stessa cosa, secondo me ti sta fregando.
    : )
    sul fatto che tu “cerchi di analizzare”, perdonami, ma un pochino dissento. tu “quadrati di analizzare”, ovvero continui a far quadrato attorno alla presunzione che la tua esperienza (n=1) e che quella dei tuoi più cari amici e familiari (n=10? 100?), rappresenti un campione significativo in termini di statistica di popolazione. nella tua ultima risposta, infatti, ribadisci “io ho vissuto, a differenza tua (...)” e torni ad attribuire un valore assoluto alla tua esperienza soggettiva mentre nel contempo, in parallelo, come sempre accade in questi casi, sminuisci quella altrui (peraltro toppando, perché, com'è ovvio non sai nulla sulla mia vita passata, ma la cosa è irrilevante circa il ragionamento in oggetto, quindi non entro neanche nel merito). il nodo nodale è che se vogliamo uscire dalle roccaforti dell'iopensismo per cercare un punto d'incontro intersoggettivo, dobbiamo accettare che le nostre esperienze personali (tanto le mie quanto le tue) sono ininfluenti da un punto di vista statistico e cercare dati numerici che riguardino l'enne più grande possibile circa le popolazioni analizzate. le banche dati e gli studi senza “competing interests” ci sono, solo che cercarli, leggerli e studiarli richiede tempo, fatica e competenze (ed ecco che ci rifugiamo negli aneddoti tratti dalle nostre vite quotidiane o da quelle dei nostri familiari, su tutti, l'ormai leggendario “micuggino”).
    in tal senso la medicina è un ottimo esempio: la pseudoscienza dei dottori praticoni di fine ottocento, che prescrivevano e curavano in base alla loro “esperienza personale”, non esiste più. la scienza medica è diventata un sapere condiviso che si basa su banche dati mondiali, dove trovi studi caso/controllo in doppio cieco su milioni di persone.
    chiudo rallegrandomi che nell'ultima parte del tuo commento tu sia riuscito almeno in parte a relativizzare la precedente affermazione un po' tranchant sulle 2 generazioni. però mi porti tutti esempi di colonialismo “antico”, perpetrato con la forza delle armi, mentre sembri misconoscere il moderno colonialismo economico-finanziario (molto più efficace oltre che meno appariscente agli occhi di chi non ha studiato macroeconomia) di cui possiamo citare en passant molteplici esempi: Germania Ovest vs DDR, Francia/EU vs paesi africani CFA, paesi core EU vs paesi PIIGS EU, USA vs Argentina, Canada et al., e il già citato Padania vs Terronia. ohi, curioso notare come esempi tanto eterogenei (e molti altri se ne potrebbero portare) condividano gli stessi meccanismi: aggancio valutario e/o liberalizzazioni spinte (del mercato finanziario/del lavoro, nonché free trade agreements).

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  14. ma sia le impressioni che le statistiche vanno analizzate criticamente e intelligentemente... specie se vanno contro le evidenze (anche loro dubbie)... ecco ad es uno studio su 135000 casi che dimostra che i grassi fanno bene al cuore... https://www.dottnet.it/articolo/21893/il-rischio-per-il-cuore-arriva-dai-carboidrati-e-non-dai-grassi dunque un centinaio di statistiche precedenti erano cazzate... ma lo sai che in certi quartieri di napoli è vietato girare col casco, perché la camorra non vuole? vai a fare la tua statistica là... cmq la discussione direi che va proseguita caso mai privatamente, qui abbiamo già troppo debordato dalle questioni...

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  15. mmm... i grassi e il casco. hai ragione: il discorso deborda.
    : ))
    comunque già che ci siamo, voglio raccontarti questa cosa tanto strana.
    se a Napoli (e solo a Napoli) la situazione è così disperata, avremo sicuramente che senza il casco il tasso di mortalità in incidenti della strada sarà di molte e molte volte maggiore che in altre città! inoltre, in ossequio alla religione autorazzista, per estensione l'Italia avrà certamente decine di migliaia di morti della strada in più rispetto alla proba Germania.
    ohibò. cerco qualche dato numerico e scopro che tra Napoli e Torino non c'è quasi nessuna differenza: Napoli 1,69 morti ogni 100 incidenti, Torino 1,31 morti ogni 100 incidenti (Rapporto Aci-Istat 2013).
    come se non bastasse, i dati 2015 su morti in incidenti della strada dicono: Italia 3428, Germania 3459 (Fonte ec.europa.eu/transport).
    scusami se mi son permesso, ma sei stato tu a chiedermi simpaticamente ed educatamente di “andare a fare la mia statistica là”.
    : )))

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  16. Interessantissima schermaglia. Per quanto siano passati oramai quasi quattro anni, aggiungo i miei due centesimi.
    Alcuni anni fa, forse cinque, visitai Napoli. L'impressione che ne ebbi fu abbastanza spiacevole: città sporca, con i ragazzini che giocavano a pallone in Piazza Plebiscito, monumenti imbrattati, una sensazione di insicurezza diffusa, per quanto mai mi sia stato torto un capello. Lasciai Napoli per raggiungere Bologna. Arrivai in stazione centrale che era ormai notte e nessuno bivaccava nelle sue vicinanze, tutto lindo, cosa che potei poi osservare negli altri quartieri cittadini che visitai. Eppure a Bologna non mi fecero la ricevuta nell'hotel in cui soggiornai, a Napoli sì.
    Quest'esperienza così limitata cosa ci può insegnare? Che a Napoli la città è sporca mentre a Bologna è pulita, o meglio erano, perchè oggi bisognerebbe visitarle, e ci può insegnare anche che le ricevute si fanno a Napoli e non a Bologna? Direi che questo è più difficile da sostenere.
    Di sicuro dobbiamo fare attenzione ai nostri pregiudizi, ma ciò che si può osservare ha valore, così come su ciò che non possiamo osservare ci affidiamo a una statistica metodicamente ben condotta e intellettualmente onesta, cosa che purtroppo non accade di frequente.
    Comunque rinnovo i complimenti a entrambi per la qualità delle osservazioni proposte.

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  17. mi fa piacere che dopo 4 anni qlcuno abbia trovato del sugo nella tignosa discussione fra me e malos... dopo 4 anni non trovo molto mutate le mie posizioni, che erano abbastanza aperte, per cui sostanzialmente mi ritrovo nel giudizio di alessandro.. guardarsi dai pregiudizi e anzi dalle pre-percezioni è sempre un buon invito...

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