venerdì 23 dicembre 2016

il mondo qua e là

acciambellato, avviluppato nella carne c’è il mondo. è lo stesso mondo in cui sta la carne.

 
a volte che non sono cretino, non sono io, ma un partecipante del senso logico
  

il mondo qua         e là              una macchia d’olio                   la scritta prendetelo in culo su un orario di pullman              grumi e sfilacce di mondo vaporizzato in cielo                   io sbucato, apparso, disceso nello specchio    


                                                   


questo vento del 1964 aveva impregnato i capelli della donna di varsavia e li teneva in quell’istante un po’ sospesi nel nulla di varsavia, il corpo proprio della donna probabilmente non si era nemmeno accorto di
questo piccolo sconfinamento  e continuava a aleggiare in un reticolo intorno, e anche i corpi degli altri passanti erano slittati avanti di un millimetro.
 

in certi punti del foglio c’è una specie di interruzione della logica, per cui le cose invisibili diventano visibili.
 

stimmata di auto rossa, che si apre nella pelle di luci... piccolo sversamento del tempo lungo il cunicolo  dell’inchiostro... correlazioni luminose che si vanno a incollare alla mia nevroglia...
 

questa foto è una formula della realtà, sviluppandola in base alla legge causale millimetro per millimetro e istante per istante può esprimere l’intero universo. una foto dell’intero universo è impossibile perché non esiste il portafoto adatto e nemmeno la mente adatta per vederla.
 

la pallottola frastagliata, sfrangiata, di quella sera del 77 nei cessi della gil (raffaele l’anarchico che suonava il sax, i zozzi, io e altri più giovani che improvvisavamo percussioni, la gente che entrava e usciva... ma d’altronde non è questo il punto...)... per questo fatto che è così lontana, si raggruma, si raddensa, si fa massa. è solo il passato che conta, il presente non ha solidità, peso, consistenza. questo che accadde, è materiale. tutto ciò di cui siamo fatti, è questo passato. tutte le filosofie e le visioni che negano questo, non possono procedere.


poi, man mano che esisti, man mano che il passero compie la sua pencolante posizione sull’antenna, che il tempo sferragliando si assesta, che si assestano le strutture di immagini, che tu defluisci nelle tue funzioni psichiche, man mano che la luce si ristabilisce, ecco che anche il mondo retrocede, la concatenazione delle rappresentazioni prende in mano la situazione, finché tu resti quasi del tutto – escluse delle sbavature, dei filamenti, delle sfilacciature  – te
  

uno dei punti limiti dell'universo è lo spigolo del palazzo
 

ecco perché e in che siamo uomini, in questa sensata o insensata, utile o superflua ubiquità che è il linguaggio.
 
geoglottologia
la lingua come indice del luogo. all’interno di una più ampia suddivisione di tipo politico culturale, la parola arbre è l’oggetto albero, il fatto albero, la presenza albero filtrata alla luce, alla temperatura, ai caratteri orogeografici del luogo francia. ci sono così lingue calde – fonicamente più morbide, spesso labializzate e sonorizzate, agglutinanti nella struttura, in genere più fisiche – e lingua più fredde – più strutturate, con prevalenza di fonemi esplosivi, dentali, aspirati ecc. – ci sono inflessioni e idiomi planari, montani, lagunari, fluviali aridi o silvestri vegetali ecc. . la suddivisione principale è climatica, e ricapitola quell'opposizione fra etnie e culture equatoriali e temperate (quei caratteri che si ritrovano in tutti i nord dell’emisfero boreale, e in tutti i sud di quello australe). ci si dovrebbe scrivere un libro.  

 
siamo nell’occhio di un epocale processo di Affioramento, di migrazione della vita psichica verso la superficie, che ne comporta un progressivo impoverimento. è il risultato dell’effetto combinato dell’ elettrificazione del segno, che ne moltiplica esponenzialmente il numero, e dell’aumento della popolazione. la sovrappopolazione, e il rapporto abnorme fra corpi e spazio-tempo che determina, oltre a degradare e esaurire inevitabilmente le risorse materiali della terra, a ridurre gli spazi individuali con aumento di aggressività e frustrazione sociale, a rendere impossibile ogni controllo sociale, economico, sanitario ecc., produce un effetto più strisciante e pernicioso, quello della saturazione semiotica. il segno diviene necessariamente sempre più istantaneo, a tempo di decodifica tendente a zero, e dunque più superficiale, più fatuo, più povero e più vuoto, perché un segno impegna uno spazio e un tempo, è il contenitore di un’azione sullo spazio e sul tempo. il segno gluteo di belen, o 80 euro nominali in busta paga, o quello di FB, ha da tempo preso il posto del segno Fenomenologia di hegel.
per intervenire su questo processo si può fare qualcosa, ridurre la sovrappopolazione – essere inumani, ribaltare l’antropismo con cui abbiamo infestato il mondo come cavallette – e rispettare un’etica della comunicazione e delle tecnologie di comunicazione.    

 

2 commenti:

  1. "prendetelo in culo su un orario di pullman" è illuminante (il tempo in effetti ci incula spesso e volentieri)... ma a parte questo, la varsavitudine sottesa a un altrove del pensiero mi piace, e pure l’idea che proprio perché non siamo nulla siamo dio, insieme e nel contempo, potendo essere un altro non essere anche senza saperlo (almeno nella straordinaria, lussureggiante e selvaggia foresta immaginativa del linguaggio). e in fondo, come il paragrafo della “pallottola frastagliata” ritorna pari pari qua (in questo post) come là (il post precedente), anche il passato finisce per assumere le sembianze d’un eterno ritorno tanto sadico quanto salvifico (magra consolazione?). da ultimo, circa la sovappopolazione di segni nello spazio tempo, se è innegabile che il trionfo di affioramento e velocità su profondità e lentezza produca una saturazione semiotica, forse la soluzione di confidare nello spontaneo imporsi di un’etica della comunicazione non tiene conto dei bisogni umani. mmm....

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  2. proprio perché non siamo nulla siamo dio - questa invero mi sembra un'ottima interpretazione del pezzo (seppure apparentemente possa sembrare un gioco di parole...)

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