giovedì 28 agosto 2014

3 + vari aforismi di settembre


dio è un impostore col genio della tempistica...nel momento della disperazione assoluta è sempre lì pronto a sostituirsi al nulla.

la psiche è la  figura del corpo
 
essere uomo mi condanna a una storia, a dipanarmi in un tempo...la nostalgia, o la vertigine del tempo, sono i lampi di visibilità su questa inadeguatezza, su questa deficienza, su questa morte  inavvertita e incessante che muori.

pensiamo a un tizio che vanta il suo amore per la cucina genuina, i cibi tradizionali ecc., e che invitato a pranzo da nuovi amici,  si vede servire la “genuina simmenthal della nonna”.
i suoi “host” alle rimostranze o dissimulata ma trasparente perplessità di questi, replicano “correttamente” e “ineccepibilmente”: ma come, questa carne “è” genuina,  è addirittura e incontrovertibilmente  scritto sulla scatola. lo dice con voce chiara, tracciata e socialmente riconosciuta la pubblicità: la buona simmenthal che preparava la nonna. in base a quale sensazione gustativa o pregiudizio soggettivo tu vuoi confutarlo (quel che è peggio è che lo dicono in buona fede)?
ecco, così io mi sento ora nel mondo.


gli scrittori sono una specie di preti che pregano, ma preti un po' idioti, che non hanno capito niente, e dopo fanno una gara fra le preghiere


 ARDENTE E CASTA: voglio ricordare quest’attrice – che noi chiamiamo per nome, ingrid bergmann – con 2 aggettivi che mi sembra descrivano molto che era.


l’altra volta vedendo una fotografia del ministro boschi in costume da bagno mi è venuto da ridere. perché era ridicola, flaccida o cadente? il contrario: era perfetta, sembrava la pubblicità del bagnoschiuma, quelle con la pelle rosea, il fisico compatto, la pancia liscia. siamo nell’epoca in cui le persone fatte per la pubblicità del bagnoschiuma devono fare le ministre

 
io ritengo di essere la tipica persona immortale. mi pare impossibile che morirò, anche perché finora, in ben 54 anni, non è mai accaduto (è dunque statisticamente improbabilissimo). mi rendo conto però che di fatto quasi (diciamo) certamente morirò, anche se non riesco a immaginare in nessun modo come scatterà questo assurdo meccanismo, come realmente potrà verificarsi questo processo (vivi...poi...bum, non vivi....impossibile, logicamente impossibile...anche il termine inimmaginabile – come indicibile ecc. – è in qualche modo impossibile da usare, per utilizzarlo bisogna già aver supposto e quindi immaginato ciò che non era immaginabile)


fumando - senza soddisfazione - la sigaretta elettronica, capisco che quel che fumiamo nella sigaretta non è la nicotina o altro - ma è propriamente il fuoco.


l’iphone è un dispositivo complicato per accorgersi del mondo.

 
se invece avverti un corpo, la nuvola consistente, molle, aromatica, palpabile, tremolante della sua carne, appesa al gancio della sua quotidianità, esposta e grondante di segni – se da quel corpo come da un cavo soffia un linguaggio – una lingua qualsiasi, parole convenzionali, imparaticce, logore, tradotte da altri corpi – tu ti stai già accorgendo di una “presenza”, di un evento portentoso, e già “ami”. se il complesso si sposta, che tu non possa toccarlo è una perdita, e allora è una lacerazione, un’incisione nel tuo corpo.
 

i soldi sono una forma di suicidio non irreversibile

 
l’abito è un linguaggio avvolto sul corpo
 

un carattere umano è la mollità, cioè la suscettibilità a reagire alle pressioni rientrando, deformandosi o anche lesionandosi. questa mollità ci rende una cosa viva nel mondo, una cosa che può essere felice, che può cambiare, che può scambiare, alla fine che può parlare.
le parole però non hanno questa mollità, sono definite e anelastiche. forse bisognerebbe inventare delle parole molli

 
sono il solo ad essere io, e quello che lo è di meno. sono il materiale più permanente in questo corpo, le luci, le inflessioni nervose, il deposito del tempo in me, tutto ciò che mi determina, ma di mio ho solo della materia morta, dei processi, un certo volume di spazio all’interno del quale nessuno può penetrare senza una qualche effrazione. tutto questo insieme forma del livio, una certa quantità di livio, ma non esiste un livio chiuso e stabile, è una struttura aperta e dinamica, una protuberanza che sporge, un processo sospeso.


 il termine genialità mi fa accapponare i coglioni...siamo tutti pezzi di carne che galleggiano nel cosmo...l’evento è che esistiamo, e  che talvolta la nostra vita e i nostri segni “brillano”...

 
il vecchio metro di mamma, un metro arrotolabile di una specie di tela plastificata, che ha accompagnato tutta la mia infanzia, con cui ho misurato tutta la mia infanzia... lo ho controllato ora con un metro moderno rigido, più preciso, e misura un paio di centimetri in più, 122 invece di 120 cm... dunque ho misurato male in tutta la mia infanzia, e tutta la mia infanzia...
e questo però non cambia niente, perché quel che ci accadeva, i rapporti all’interno di quel mondo un po’ più piccolo di quello che sembrava, erano gli stessi... e i cm, e le quantità, e il tempo, non misurano niente di quel che siamo... tutto è una volta per tutte, nella sua tragicità, nel suo splendore...


anticipato per motivi tecnici, ORIGINALE pubblicato 28-8-2015

2 commenti:

  1. "essere uomo mi condanna a una storia" eh, quant'è vero, anzi, ti dirò di più: per conto mio, essere umano mi condanna alle storie!
    : )
    per il resto, oltre a una certa quantità di Livio, tanti bei grappoli generosi di parole settembrine, ben vendemmiate e pigiate, che mi fermentano ulteriori pensieri intes-tini. ad esempio: la psiche è l’abito del corpo... la genialità sta all’essere umano come un pelo incarnito ad una struttura aperta e dinamica... l’iphone è un dispositivo complicato per comunicare con se stessi... nulla è logicamente impossibile tranne forse la vita intelligente... e così via (o meglio così sia).
    : )

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  2. quella dell'iphone va bene... sulla psiche abito del corpo penso che ci sarebbe da discutere...in realtà il concetto espresso dal mio è alquanto complesso , e devo dire che è in buona parte un plagio da j.l. nancy...che però sto approfondendo, per vedere se l'abbia articolato in qualche libro in forma più definita... dire che l'anima è la forma del corpo, è affermazione di grande portata...già audace di per sè...l'estensione alla metafora dell'abito mi pare eccessiva...ti aggiornerò...

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