lunedì 3 settembre 2012

livio il mattacchion

torno alle mie quasi-proposizioni un po' tradizionali....


la luce è il positivo della lingua. la lingua è il negativo della luce.
noi siamo cose illuminate, visibili e vedute. nei colori pulsa, erompe, sgorga dio, quel piccolo omuncolo che dispone le cose.



il linguaggio deve trasudare, deve aurarsi, deve eccedere quel che dice.


la letteratura è un bacio con la lingua


 
sullo scaffale, accanto a un libro scritto da bruno vespa, c’era un libro scritto da dio


per dare intensità alla vita, abbiamo sostituito dio col piacere, il sacro col divertente , abbiamo scambiato l’emozione di essere col di-vertimento, con lo sviamento, cioè, alla lettera,  l’emozione di essere con l’emozione di non essere


fare soldi...è difficile. a me me ne fotte dei milioni di bambini che muoiono di fame in africa, chi li conosce, siamo in troppi nel mondo...quello però di cui non riesco a fottermene è la giustizia…la giustizia è bella…è come una bella donna…


critica letteraria
in realtà non c'è nessuna grande differenza fra i libri di omero e quelli di bruno vespa, se non che quelli di bruno vespa mi danno un po' di mal di stomaco


gli scrittori sono una specie di preti che pregano, ma preti un po' idioti, che non hanno capito niente, e dopo fanno una gara fra le preghiere

 
il miglior modo di dire c'è un cane è eccolo, ma se il cane non è presente, è c'è un cane. il miglior modo di dire dio, è c'è dio. la teologia è dunque un ripiego

una parola è un piccolo urlo immobile

letteratura: suppurazione putrefatta di slanci e desideri irranciditi, trasudata sul foglio.

i 16enni e il voto
mi sembra che oggi i 16enni sono già maturi nel senso che sono già stronzi


a tutti gli effetti questa cosa schiacciata dallo spazio sarei io, l'io che è una bolla, o la cui bolla intagliata, spaziata e tinta è il mondo

c’è solo un punto in cui la tua essenza profonda può incontrare l’essenza profonda dell’altro: l’equivoco. e intorno a questo punto un alone di approssimazioni detti rapporti sociali



delle donne che frequento, alcune si allontanano quando capiscono che mi occupo di letteratura, altre, più resistenti, quando capiscono che mi occupo sì di letteratura, ma non per avere successo
se amo una donna, io non amo una donna in gabbia, una donna addestrata, una donna all’ingrasso, ma una donna libera e viva, una donna circonfusa da tutta l’aura delle sue possibilità... ma l'evoluzione delle donne sembra averle semplicemente aperte a nuove meccanicità, nuove schiavitù e nuove ipocrisie, a nuove pochezze... hanno allargato il recinto

noi stiamo in questo corpo… avvolti da una tunica bianchiccia….siamo un groviglio, un impasto di carni sanguinolente, tubi, cordami, piccoli congegni molli … abbiamo vuoti, noi vuoto nel nostro contorno… ci circola aria dentro, che sagomiamo e scuotiamo, sbattiamo nella carne e ne esce una psiche… ci esce aria dal tubo, e quest’aria è un io … ci scambiamo quest’aria, questi filamenti sonori, ne esce un organismo aereo collettivo, la lingua… ne siamo parlati, determinati… sapere ciò ci rende migliori, sapere come siamo strani, meccanici, anonimi … ecco l’etica, consistere un po’ meglio….

dice novarina che dobbiamo fare il percorso inverso a quello di pinocchio, da cose diventare burattini… siamo cose parlate da una lingua, tubi sonori attraversati dal linguaggio, da una struttura ugualmente corporea (l’aria, i segni), ma talmente sottile e leggera da poter essere condivisa, da essere impersonale, collettiva, interlocutoria. siamo insediati da affezioni linguistiche.


noi siamo dilaniati fra un corpo che esige tutto, che non vede l’altro, che non sa che esiste, che conosce solo il proprio spazio e non ha altro fine che dilatarsi in tutto ciò che suppone sia altro spazio - un corpo folle, cieco, ottuso, meccanismo che esprime solo la sua ebbrezza di vita, il suo compito biologico – fare vita ; e l’io, la psiche, che è un prodotto di linguaggio, che è costituito di linguaggio, e dunque di una rete di rapporti. questa psiche ci avviluppa dunque nei bisogni sociali, la compagnia, l’amore, il successo. è un organismo immateriale aperto, è in sé incompleto, ha bisogno di essere continuamente completato dal riconoscimento, dal riscontro, dall’interlocuzione, dalla risposta - l’io è una domanda, una domanda la cui risposta è l’altro.
ma il linguaggio che proviene dal mio corpo, la mia aura linguistica, non ha altro da offrire che quel corpo.


quello che voglio significare, che voglio visualizzare nelle parole leggibili, è il succedere di tutti questi corpi agili e animati, il fatto che essi siano avvenuti in questo immensa area vuota del mondo, che si ramifichino e irretiscano invisibilmente attraverso le loro protuberanze di suoni, e che tutto questo si riannodi infine nel misterioso metro cubo del mio corpo, di questo congegno roseo e tiepido che colma la mia sagoma – e diventi ribaltabile, dicibile, diventi questa astrazione che cola, quest’aura.


l’espressione « mi fa uscire di testa »… l’eros, l’e(x)-mozione è propriamente quella modalità particolare di linguaggio che strappa il corpo dal suo posto, e lo disloca fuori dalla testa o dalle mani, nel tentativo impossibile di una fusione con l’ altro. al livello della lingua questa fusione è facile, perchè questa è di per sé una struttura composta, che si produce in presenza di due sorgenti distinte, al livello corporeo la sola fusione possibile è quella fra la codifica seminale e quella ovulare dei sè, o della loro descrizione genetica – è la singamia, la fecondazione – qualcosa di cui godono solo i gameti.


l’eliminazione degli introversi e delle persone serie è il grande compito della società dell’istantaneo e dell’epidermico … queste persone esigono una serie di cose che il poco tempo esclude…
una nuova società dei magnaccioni è il luminoso futuro che ci attende…
con ciò si dimentica semplicemente che l'uomo è tale in quanto ha inventato la psiche, ovvero ha introvertito le pulsioni, che quello che gli ha permesso di dominare il mondo è il sistema di trasformazione dell'energia vitale pura in energia intellettuale...
d’altronde si pensi al grande apologo della seconda guerra mondiale… dove porta questa eliminazione, dove porta il dominio dell’esaltazione irrazionale, dell’ottimismo e l’enfasi coattive, dei grandi destini, del dagli al disfattista…


problematiche universali contemporanee : la scarpiera (chi è che non ha una scarpiera traboccante …chi è che non coltiva il sogno della scarpiera salva-spazio, della scarpiera a scomparsa assoluta, che svanisce dietro la porta del bagno!?)
la linguetta della coca cola (e altre linguette che tragicamente si spezzano)
non piacere


nel dialogo contemporaneo sono previste solo 2 possibilità : o dare ragione all’interlocutore (parteggiare, schierarsi, aderire affettivamente) o cazzeggiare.
dunque non esiste dia-logo, né il dia né il logo


il sorriso che a me è sempre mancato, pure io l’ho sempre amato. anche in tempi non sospetti, quando non sapevo che il sorriso serviva ad essere amato, io amavo il sorriso. lo guardavo da lontano, come un meccanismo strano, che non mi apparteneva – perchè io ero serio – eppure era un bel risultato, una cosa che era venuta fuori negli uomini, e che io apprezzavo come altre cose della natura.
oh certo anch’io sorridevo, specie prima, specie da bambino, poi sempre un po’meno – perchè io ero serio. o sorridevo dentro, sorridevo della bellezza, o nella poesia. le poesie mi facevano ridere.


io sono solo, ma questa solitarietà è un rapporto con l’altro, con voi


la parola deve stingere dal contorno, dallo spazio semantico, forzata da una pressione interna – dalla passione, dall’irritazione del limite, dalla pulsione trasgressiva – deve stingere, sbavare da sé, deve dissolvere le lettere, deve produrre un alone nebbioso che annulli sul proprio bordo la regola, e permetta al corpo di ricevere le impressioni del mondo come non è.


nella odierna bella società, se uno subisce un’ingiustizia o una disgrazia – a meno che questa non riesca a produrre spettacolo – non viene compatito, compreso o semmai addirittura aiutato : viene considerato uno sfigato, un perdente, e ulteriormente sbeffeggiato (docent farinetti, renzi, berlusconi ecc,).
ipocritamente e compensativamente poi si fanno leggi cavillose sui disabili – tanto quelli stanno tanto fuori gioco che non danno fastidio a nessuno.

nella odierna bella società, nessuno resiste 10 minuti nella natura senza la folla e senza lo smartphone…
poi ipocritamente e compensativamente si mangia il tofu…

nella odierna bella società ce ne frega solo della fica, del potere, dei soldi e delle comodità, poi compensativamente e ipocritamente creiamo sistemi retorici che esaltano la solidarietà, il ritorno al passato o alla natura, l’amore per i vecchietti e per il paesaggio… tanto siamo tutti colpevoli e complici e non ci andremo mai a controllare e sputtanare fra noi…

(continua…)


le vent de l'aile de l'imbécillité.
non si può fare nient’altro che vivere, che azionare questo corpo, che immergersi in questi spazi, che procedere in questo tempo. se però si sgombra la percezione, e si lascia depositare questo vivere, questo spazio e questo tempo – se si arriva a percepire l’orologeria delle cose, l’orologeria del loro accadere puro– se si arrivano a percepire le cose in quanto cose – se ci si sente come una mosca e una tegola, ma una mosca e una tegola che manipolano un altro corpo, il linguaggio, e attraverso esso riescono a replicarsi, e in qualche modo a salire su se stessi – se si riesce a immergere in questo sguardo chi guarda, cioè se stessi, se si riesce col corpo a vedere il corpo ; se si lascia attraversare la cosa del corpo, o anche la cosa di una telecamera o di uno strumento musicale, dal mondo stesso, dal suo flusso continuo che va da un punto all’infinito all’altro … se si diventa un po’ più imbecilli, ma imbecilli liberi, colti e sensibili… il mondo assomiglierà di più a quel che è, e forse ci vivremo un po’meglio


il giovane favoloso, il film di martone su leopardi, sarà certamente ottimo come tutti quelli di martone. tuttavia mi pongo una domanda: perché dobbiamo smerciare perfino leopardi,  dobbiamo trovargli degli elementi di appeal, dobbiamo trovarlo favoloso, ribelle, attuale, tutte categorie che utilizza pure la pubblicità, non basta dire che scriveva parole intelligentissime che ci fanno capire la realtà, e poesie bellissime, commoventi?


oggi allegria in casa: livio canticchia: ciribiribin...


si crede in dio per istituire un rapporto fra desiderio e realtà. questa è la preghiera

(per quanto intensamente desideri, questa intensità non agisce la realtà,,, la preghiera produce (allucina) questo rapporto causale con la realtà)

in altri termini : un rapporto causale fra bene e felicità .

questo è il principio della magia e della religione : l’immateriale agisce


è così che mi volete
e così in effetti son
sono livio il mattacchion
sono livio il mattacchion

sono livio l’uomo forte
sempre cool e attento al luk
tutto il dì cazzeggio e impazzo
con lo smarfon su fesbuk

sono l’uomo di successo
presto andrò in television
sono io il gorilla alfa
ed ho pure un gran cazzon

è così che mi volete
e così in effetti son
sono livio il mattacchion
sono livio il mattacchion


mi sento un quadro del tardo monet


post anticipato per ragioni tecniche.pubblicazione effettiva 3-9-14




2 commenti:

  1. Ho mangiato del tofu e fatto un po' di strada (dacché l'hanno allargato, all'uscita del recinto non s' arriva mai...), solo per dirti che le tue sul film di martone, sono parole sante.

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  2. eh eh, mi sembra di capire che sei donna... ma infine nel recinto ci siamo tutti... su martone sono andato a fiuto... se tu l'hai visto e è così, bene per il mio fiuto e grazie a te...

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