domenica 19 gennaio 2014

che ci faccio in questo mondo di eccitanti + essere qualcosa

il mondo di oggi è andato a finire tutto in questa sua colossale simulazione che è il sistema nervoso, questa strana poltiglia ramificata, e interconnessa attraverso tubature invisibili d’aria, intorno a cui si sono avvolte le carni animali e in particolare umane. il mondo ormai sta tutto là, di quello che era il mondo si hanno solo vaghi residui d’onda,
segnali indebolitissimi, anzi per quanto ne sappiamo manco esiste, perché ne possiamo ricavare dati solo a partire da questo suo sistema simulato, perché possiamo parlarne solo in una lingua e finché possediamo e ci funziona questo strumento, questa protesi ontologica – che le pietre considerarono superfluo – questo aggeggio e meccanismo molle che è il sistema nervoso.

tuttavia perché il pigmeo offre il grasso allo “spirito”? perché a roma impiegarono secoli a costruire un’astronave immensa, poggiata su piazza s. pietro, che non parte per nessuna destinazione (piuttosto che propagandarsi con più efficaci opere utili...)? perché alcuni malati (intendo filosofi ecc.) perseguono spesso con tanto accanimento “la verità”? perché talvolta può sembrare che siamo davvero buoni? perché nei laghi ci sono gli stessi pesci dei mari? perché un lampione è un lampione? perché un sistema nervoso è un sistema nervoso?

ho fatto solo degli esempi, io insomma penso che alle rappresentazioni sia sottesa una realtà, che le cose debbano avere un fondamento, che non dobbiamo contentarci di giocare il gioco, di stare al gioco.

io penso ad esempio che a 1 euro deve corrispondere 1 patata, che i segni – le parole, il denaro, i ruoli sociali, i piaceri, le emozioni – debbano veicolare per comodità dei fatti, come un’auto i passeggeri, che tutto si regga e pesi e sia in equilibrio solido sul mondo se ha un controvalore.

e che ci faccio allora in questo mondo totalmente, smisuratamente, irrimediabilmente e tragicamente degradatosi e stintosi nei propri segni e simulacri, in questo mondo tutto come si dice virtuale, fasullo, simulato, “aumentato”, adulterato, sofisticato, plastificato, anche rincoglionito direi, in cui tutti si perdono entusiasticamente negli asset management head strategy, nei reality tv, nei facebook, nei bitcoin (!! la moneta virtuale che sostituisce la finanza virtuale che sostituisce il corrispettivo virtuale della patata e della pecora e dunque della carne che se ne nutre...!!), nei suv, negli happy hour... tutto lontanissimo da ciò a cui credo, la parola trasparente, la terra, la carne, l’etica e la bontà, l’impensato, dio, la morte, la giustizia, lo stupore...

la prevalenza del sistema nervoso, ha sostituito le cose direttamente con gli eccitanti, l’azione, l’accadere si è spostato direttamente nelle dinamiche del sistema nervoso, tutto è un gioco, un movimento di neurotrasmettitori nel caso più onesto agiti da droghe, in quello comune da dopanti psichici, dal potere e il successo, da una specie di culto del di/vertimento vuoto fine a se stesso e dal suo rimando vicendevole, dal buon sapore di una volta del saccoccio fintus findus o nonsoche che prepara la finta nonnetta (che corrompe più gravemente e sostanzialmente i bambini di qualsivoglia pedofilo violentatore di neonati nella culla), dai campioni della sinistra che si trovano la giustificazione ideologica per intascarsi 3 milioni all’anno, dai letterati che scrivono per eseguire il romanzetto il libretto la poesietta più destramente del collega e andare meglio nel culo spirituale del collega...

io non c’ho soldi, c’ho 10 lettori nel mio blog, non mi innamoro più, sono ateo, e effettivamente non si capisce proprio, oltre al ruolo di carne mobile deambulante, che ci faccio nel mondo...





Essere qualcosa (5 gennaio)


non esserci. accadrà un giorno. non esserci del sapere e dell’amare. il resto continuerà a esserci, seppure in tutt'altra forma.
ma se questo non essere accadrà, allora è già in noi, nella nostra temporalità, provvisorietà, momentaneità. se guardiamo la nostra esistenza da molto lontano, essa è un punto solo. e in questo punto inesteso e simultaneo, è conglomerato/conchiuso anche il suo negativo.
noi ce lo portiamo dentro, è il contorno, il negativo di ogni nostro atto, di ogni nostro pensiero e passione.

esso, paradossalmente, sospinge la nostra vita, fa il vuoto che fissiona il tempo, lo dilata, e produce il suo sviluppo, in cui noi fluiamo. ma la ammala pure, la caria, la brucia, la grava, la svilisce. noi sappiamo che la nostra esistenza è intimamente cariata di vuoti, di nulla, assomiglia meno alla fiamma, o all’acqua, o alla terra, che a un cadavere putrefatto - o alla notte, o al caos. questo è il dolore, e fa parte della nostra vita. l’andare avanti cieco, è la gioia.
siamo noi soli di fronte a tutto questo, solo raramente qualche bagliore, qualche squasso, qualche sfasamento nelle parole ci dissolve in qualcosa che non sappiamo cos’è, e questo lo chiamiamo dio, o felicità, o estasi, o verità, o bellezza, e ci attacchiamo ad esso con tutte le nostre forze. allora non siamo più noi, allora qualcosa ci sposta da noi, ed è, senza che noi lo sappiamo. allora, per un istante, essere ci sembra coincidere solo con quest’essere.

2 commenti:

  1. "questo strumento ci funziona". estrapolato così suona buffo no? siamo agiti? beh, la risposta potrebbe anche essere no. ovvero potrebbe essere che proprio "noi" sia un plurale virtuale (un simulacro) e che - per contro - "io" è lo strumento: alla fin fine, rendersi conto di non essere fine ma strumento dice molte cose sul "che ci faccio al mondo", no?
    : )))
    ergo, forse è tutto un gioco di specchi in cui "io" siamo noi soli (che splendono nel vuoto qualche bagliore) e l'immagine che si riflette più che una simulazione è il sistema nervoso che immagina di non essere e non coincidere con se stesso.
    : )
    scusa il delirio, ma il movimento di neurotrasmettitori, nel caso più onesto, misticizzato/ficato di parole è sempre stimolante, eh... grazie quindi, sia dello spunto che del qualcosa

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  2. ergo, forse è tutto un gioco di specchi in cui "io" siamo noi soli (che splendono nel vuoto qualche bagliore) e l'immagine che si riflette più che una simulazione è il sistema nervoso che immagina di non essere e non coincidere con se stesso

    malos questa osservazione è tutt'altro che delirante, ci rifletterò...

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