domenica 7 luglio 2013

L'uomo che non lo è. L'oroscopo del noto Silvio B.


Mi occupo (fra l’altro) di astrologia da 30 anni, e proprio perciò non mi sognerei mai di giudicare una persona dal suo cosiddetto tema natale. L’astrologia è per ora tutt’altro che una scienza, anche se le ricerche più recenti fanno sperare che possa diventarlo (rivoluzionando presumibilmente tutto il suo attuale impianto teorico, a partire dalla improbabile e arbitraria suddivisione dell’eclittica in 12 segni...). Inoltre, seppure fosse una scienza, la psiche umana resta un’entità troppo imperscrutabile, complessa e sfuggente per giudicarla o solo analizzarla con qualsivoglia strumento di misurazione discreta, qual è il reticolo grafico-numerico della carta celeste. Nella psiche vi è dell’incommensurabile, si potrebbe dire.

Tuttavia l’oroscopo del noto personaggio Silvio B.  ...
mi sembra offrire un quadro così corrispondente a quello che una persona dotata di un minimo di intuito e sensibilità può farsi della sua personalità, da risultare interessante. In sostanza mi pare che qualsivoglia astrologo, bene o mal disposto nei suoi confronti, non possa non sorprendersi della debolezza del suo tema natale, e del quadro di povertà interiore che esso   delinea. Ci si attenderebbe di rintracciare almeno segni della sua proverbiale ed anzi in un certo senso innegabile vitalità ed esuberanza, della sua inesauribilità fisica, delle sue favoleggiate virtù erotiche, della sua travolgente simpatia... niente di tutto questo. Il quadro che emerge dal tema di Silvio B. è quello di un uomo vuoto, la cui smisurata ricchezza materiale ha esattamente la funzione di compensare un’altrettanto smisurata povertà e pochezza interiore.

Un solo stellium positivo, un solo centro energetico è presente nel quadro: la gradevolezza bilancina, la capacità di compiacere l’aspettativa dell’altro, e un innato senso dello spettacolo, significati dall’esatto quintile, aspetto legato alla V casa, del gruppo Sole-Ascendente-Mercurio in Bilancia all’espansivo Giove nel suo domicilio del Sagittario, e a Plutone. Sfruttando e direi spremendo esasperatamente, nevroticamente e compensativamente quest’aspetto, B. è riuscito a costruire un’immagine di sé positiva, di persona estroversa, generosa, smagliante, cui non corrisponde nessuna struttura o attività psichica reale.

Guardiamo ad esempio la Luna, significatore del polo interiore, femminile, yin e passivo della psiche: congiunta strettamente a Saturno, ci parla di solitudine, freddezza, calcolo, privazione, di un io incapsulato e ingabbiato dal super-io, addirittura, inopinatamente, di depressione e malinconia. E’ in Pesci, ma opposta al suo governatore Nettuno, e ciò non può significare che la negazione delle potenzialità empatiche pescine, e l’azzeramento di ogni percettività. E’ il Silvio B. totalmente incapace di ogni emozione che non sia materiale e sensoriale, è il grado zero dell’interiorità e della spiritualità, è il deserto immaginativo, culturale, etico, è il nulla addobbato e camuffato, e l’esuberanza contraffatta, la dappocaggine surrogata dal simulacro sociale della dovizia, dell’eccesso e della potenza. Silvio B. è strutturalmente incapace di concepire altri valori che non siano il denaro e il successo, la sua debole immaginazione lo condanna a non vedere altro nel mondo che una merce, e nella vita un meccanismo di accumulazione.

Guardiamo Venere, la libido e l’affettività. Almeno qui ci saremmo aspettati qualche segno di energia, di delirio, di lussuria e sibaritismo, una Venere dalle pulsioni non certo profonde, ma almeno potenti  e imperiose. E invece anche la Venere è lesa, fiacca, esiliata, minata da una quadratura a Plutone, governatore del suo segno, una Venere che ci parla di angosce e fobie, che tenta di sconfiggere la paura plutonina del vuoto e della morte, e incapace di far fluire la libido nelle sedi biologiche naturali. La soccorre certo un floscio sestile al Marte-fallo, ma di quale Marte si tratta? Un Marte nel segno più puritano, sfiancato e esangue, la Vergine, seppellito in XII casa, debolmente opposto alla Luna.

Tutti gli aspetti in generale, tranne i quintili a Giove-Plutone, sono deboli, plastici, imprecisi, e delineano una personalità avvolta nel grigiore, informe, deforme, amorfa, larvale. Una larva psichica, ecco l’immagine precisa, cui l’affabulatorio e verboso Mercurio supplisce, raccontando una vicenda psichica che non è mai accaduta, inscenando un personaggio fittizio. Il problema è che nemmeno questo racconto, questa narrazione come direbbe un suo oppositore, ha caratteristiche apprezzabili, si tratta più che altro di una cronaca pedissequa e meccanica, che sta a un vero racconto come una delle sue insipienti barzellette sta a un romanzo di Tolstoy. Silvio B. è un vuoto che si sostituisce con una barzelletta, un involucro che colma il proprio vuoto strutturale con una diegesi fantasmagorica e fantasmatica, che non assurge però alla dignità di racconto e si ferma a quella di gag. Più sottilmente, potremmo supporre che B. volontariamente si elide, e sostituisce con un plot psichico, che è in realtà una gag. Ciò gli permette di assorbire totalmente l’altro nell’elementare congegno narrativo in cui consiste, e nel contempo installarsi nel suo grossolano godimento.

B. caimano? B. gaudente? questa analisi mi è sempre parsa superficiale o ingenua. B. essendo un vacuum, una maschera, non ha una carne propria con cui e da cui godere, gode per delega attraverso il corpo dell’altro, tanto più quanto costui è più istintuale e desiderante, ad es. una marocchina 17enne o una casalinga isterica in piazza. B. non uccide, perché è nel corpo dell’altro che egli si insedia per esserne agito e esistito. Anzi, egli fa del bene, alimenta e sostiene chi deve godere al suo posto. E’ un agnello, un virus e un benefattore.

Se nessuno può amare davvero l’altro, se non per un equivoco, o per un erroneo traboccamento o rottura della propria integrità,  Silvio B. sfrutta il vantaggio ineguagliabile del non essere, e dunque di non essere nemmeno un altro. Questa è la sua forza. Silvio B. piace, e non può non piacere, perché consiste in questo atto del piacere, si è strutturato a forma del desiderio dell’altro, e non essendo in sé nulla, vi coincide esattamente.
Tutto questo dove è scritto? Beh, nel tema natale, nelle stelle. Non lo dico io, lo dicono le stelle.

 
 
 
 
 
 
il pezzo è stato anticipato da francesco forlani su Nazione Indiana

 

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