vago
alla stato brado nella città
mondi
che sono le commesse, che con le mani dalle vene azzurrine incartano
i pacchi
voi
siete venuti ad arrestarmi? ma è una cosa meravigliosa!
alle
sei di pomeriggio, una ragazza che va a comprare un quaderno in un anfratto
della città
io
scivolo, la punta che sono scivola, su tutta la realtà scivolabile, su tutto lo
scivoloso enigma
Rispetto a un punto, a una linea, siamo di una tale spaventosa, si può dire infinita complessità, che ogni nostra descrizione non può essere che sconnessa e accidentale
nell' amore vale il precetto del porco: scendere, avventurarsi, avverarsi nella materia
Rispetto a un punto, a una linea, siamo di una tale spaventosa, si può dire infinita complessità, che ogni nostra descrizione non può essere che sconnessa e accidentale
ogni
segno, ogni linea del mondo, è un' incisione che lascia scrutare il fondo
nel
fondo, c'è la sostanza che ci irrora
se
configuro questa sostanza, in modo da farla corrispondere alla mia percezione,
io mi sono replicato
se diffondo nelle librerie questa mia amplificazione, io occupo più spazio del mondo - mi amplifico, mi espando, lo contagio
passando
vicino ai pullmann, ho visto ca. 20, o 30 persone, che abitavano nei loro corpi. questi
corpi, erano vicino allo spiazzo dove stavano i pullmann, che,
ciononostante, si spostavano. molta aria e molto spazio si estendeva sia intorno
alle persone che alle cose. dai pullmann, e dalle abitazioni
circostanti, essendo sera affioravano dei bagliori luminosi
che galleggiavano sulla superficie.
uno
dei punti limite dell' universo, è il cantante Albano
se
vogliamo aderire con l' io a un altro, se vogliamo entrare proprio in
lui, cerchiamo di approssimarci, raggiungerlo attraverso la pupilla.
l'
uomo è accerchiato dall' uomo; anche da solo, penso agli
altri uomini, leggo cose scritte dagli uomini, o scrivo in un
codice concertato con altri uomini
ci
sono dei posti in cui io non riesco ad arrivare
ci
sono dei posti oltre cui io non posso andare
oltre
questi limiti, l' io che ero si snatura, si spossessa, e tutto ciò che
accade non ha più un io a cui accadere
e
tuttavia, è in questi luoghi in cui non esisto che io sono inerito più profondamente,
più radicalmente. perchè qui, qualcosa non mi accade, che tuttavia non accade
proprio a me, e il cui non accadere inerisce alla mia essenza, alla mia madre,
all' indefinito che mi è madre
il
mondo viola la logica e esiste
voi
campate lo stesso, perché tanto il funzionamento non cambia (che differenza c'è,
fra uno esattamente equivalente a me, e me)
sto
nel punto medio, da cui ogni altro è inaccessibile
Dietro
tutta questa sfoglia di involucri, come una mandorla nel guscio,
come un nocciolo levigato sotto l' ultima pellicola
vestiaria, c'è il mio corpo nudo, c'è l' oggetto resistente *allo
sguardo e alla penetrazione del mio corpo. Qua ci sto io, identificato così,
coincidente a quest' aria
l'
ipofisi o le circonvoluzioni, la centralina o il generatore dell'idea
di me stesso se l' estraggo
(espianto disloco sgancio) dalla scatola cranica, dove vado?
non
con la mano che l' estrae non in
paradiso vado nella materia
la
mia esistenza, insieme di determinazioni, di coagulazioni dell' indefinito,
del possibile
(
a cui sono complanare, omogeneo, e senza alcuna possibilità di traslarmi, di
disallinearmi, e in cui mi incorporo tutto)
questa
materia produce degli unti, che io lascio sul foglio
(un
libro, non può fare presa altrimenti, che sul riconoscimento di queste
tracce)
io
sono l' infinito che non mi accade
il
contatto occhio a occhio
ogni
spazio del mondo è inesauribile, è infinitamente percorribile
ogni
punto, nascosto nel buio, è il centro
del mondo
lo
spettacolare, oceanico pulsare e palpitare della realtà
a
cominciare da quella linea c'è il palazzo di fronte. nel palazzo
ci sono molti pezzi di carne sagomati che cambiano postura e
disposizione di continuo.
lo
spazio intorno al palazzo, non è il palazzo. a sinistra del palazzo, c' è
uno spazio. nel volume del palazzo, esistono anfratti e cripte
che non sono il palazzo. il signore che ora è uscito e rientrato
nel palazzo, fa parte del palazzo solo temporaneamente, quando si trova
nel palazzo.
che
differenza c'è, fra un palazzo esattamente equivalente al palazzo, e il palazzo?
stranamente, nessuna differenza
il
nostro scopo è sempre, momento per momento, quello di arrivare a sentire la vita
per come è, di perdere la coscienza e il corpo in quel flusso che
chiamiamo la sua essenza. E' ciò da cui originano, per gemmazione o
dissipazione o turbolenza,le parole in cui pensiamo, e l' architettura della
coscienza, l'accadere delle cose e lo spazio stesso che le circonda
Esistenza
di persone che si amano
guardo
la mosca che sfolgora, sospesa nell' arcata di luce, come un colibrì
Leggere
- scrivere significa vivere nel tempo, allungarsi e sfocarsi nei tempi,
facendo un chiarore, una fosforescenza delle percezioni intorno al proprio luogo,
al presente, al reale (con protuberanze filiformi di inchiostri e configurazioni
retiniche)
liquidificarsi
nel filo d' inchiostro, e poi cercare di comporlo in una figura,
così la materia caoticamente dispersa della vita sembrerà, finalmente,
qualcosa
la
scrittura deve essere una specie di percezione minuta, limitata, immobile
della non scrittura
le
origini della coscienza sul lago Turkana. un ominide, un
neanderthaliano, in un mezzogiorno d' un' estate equatoriale ( 200.000
anni fa), steso sui bordi del lago, sentì a un certo punto il sangue farsi turbolento,
rimescolarsi, addensarsi, poi lo sentì come esfoliarsi,
esalare nella zona del cervello o dell' amigdala, e configurarsi in
qualche modo queste esalazioni in bastoncini, linee curve e altri
segni imprecisi che, traumaticamente, era come se gli apparissero davanti
agli occhi, come se fossero un' altra cosa (c’era stata una schisi, un taglio
nel continuo della propria carne)
Rispetto
a un punto, a una linea, siamo di una tale spaventosa, si può dire infinita complessità,
che ogni nostra descrizione non può essere che sconnessa e accidentale
io
uso le parole come una piccola incisione della superficie liscia e lucente, attraverso
cui cerco di immergere l' occhio nel fondo del mondo. mi sembra che il nero che
scorgo sia la sostanza che ci irrora, e mi sembra che dandogli la configurazione
giusta essa ci corrisponda e dunque ci replichi, e ci espanda, amplifichi,
contagi nel mondo - rispondendo al nostro bisogno, al nostro desiderio
imperialistico, di coincidere col mondo
La
scrittura è davvero un'uscita dal mondo, un'inumazione dell'io sulla pagina
Le
innumerevoli funzioni di a, minuscolo dispositivo vagante nella
lingua - vado a
Napoli, il film è a pagamento - al posto dell'a
non succede niente -
c'è
una vacanza del senso. Tutta la lingua è smagliata e traforata da
questi a, dove peraltro,
nel momento in cui occorrono, comunque si va a disporre l'io che legge
Il
cane è bianco - un cane è bianco. Il suono il , indicherebbe che un' essenza, o una totalità incomputabile dei cani è bianca, o serve e
esiste nelle grammatiche
un
cane è bianco, l' un gonfia una realtà puramente immaginaria, va bene
nei racconti,
ma non esiste un cane qualsiasi che possa essere bianco, nessun cane è
qualsiasi. Bisognerebbe inventare, per precisione, dei nuovi
dimostrativi, come
erano gli articoli originariamente
Baudelaire
: dal senso dell' abisso, ci salva solo il percorso continuo e circolare nella
bellezza
(b. condensato)
a
dipanare dei minuscoli grovigli neri di inchiostro, è un uso del tutto aberrato
delle nostre funzioni fisiche e mentali
secondo
il computo, sono le 20 circa
Alla
fine delle cose che volevi dispiegare nello spazio bianco, te il tuo alone lei
che pulsa un po' nell' alone, ti resta questo diagramma fitto, aggrovigliato, a
festoni, che ha occupato lo spazio e la pagina, che ora è piena, non è più
vuota, e però non sai nemmeno se sopra ci sei tu le pulsazioni i corpi ritagliati
bah
io
sono tutto ciò che ha pensato ciascun uomo in 4 milioni di anni. un
io è questa sfera, questa bolla smisurata
la
scrittura è una dislocazione dell' identità
uno
scrittore è un uomo che pensa all' indietro (dissolve i legami)
una
parola così, come un insetto luminescente morto, è una cosa che ci
sorprende - ne abbiamo tratto il principio attivo - i loro bordi
infiammati ora davvero ci comunicano il misterioso brulichio, l'
inquietudine interna delle cose
Non
si può formulare altro pensiero compiuto che quello della morte (così_ come non
si può vivere altrimenti che al centro della vita, nell'
estasi, nella fiamma, nella luminescenza della vita)
una
risonanza del corpo, una seconda pelle volatile, una differenza fra luce e corpi
opachi
fare
un uso tecnico dellla scrittura
eccomi
di nuovo nel mondo - in questo mondo in cui tutto è fermo, in
questo mondo in cui tutto è perduto
- appena dopo essere stato irraggiungibile - in questo mondo fuori
dal treno - schizzo di colori e poltiglia - in questo mondo inservibile, in
questo mondo intoccabile - in questo mondo liscio e
duro (nelle sue molli e frastagliate articolazioni) – perché non ha
un tempo, e non ha una carne - come quella in cui gravo, come quella in cui
suppuro - in questo mondo in cui ci sono solo io
la
città. in questo dispositivo abitativo avvengono molti fatti. sotto
casa mia, in una strada, a nastro, molto spesso passano delle macchine.
ora, è passata una _macchina_. io, da sopra il balcone, l' ho _vista_ dall'
_alto. nella città, ci sono molti, molti uomini. ad es:
una
ragazza a telefono, che parla, un uomo entra ed esce dal bar, più volte in molti anni cambiano, certe
volte, l' asfalto delle strade, che quindi prende quella certa
colorazione più scura, più antracite,forse)
ma
sarebbe proprio impossibile descrivere tutto, si può solo accennarlo
il
contatto occhio a occhio
ogni
spazio del mondo è inesauribile, è infinitamente percorribile
ogni
punto, nascosto nel buio, è il centro
del mondo
io
sono oggi insieme felice e disperato (27.9 h10)
E'
una condizione invidiabile, o almeno una condizione esatta?
(perché
il mondo è un oggetto disperante e esaltante)
la
vertigine che ci prende affondando negli occhi di un altro
ora
le mie paure sporgono di più sull' infinito
anche
un corpo, in fondo, non è che un segno. un segno a cui può non corrispondere
nulla, come nel caso di una prostituta nel momento in cui si prostituisce,
o che può stare per una sorgente indeterminata di flussi e pulsazioni, per la
sorgente di irradiazione di un altro mondo, di un altro ripartitore di realtà
è
così una tragedia in amore che ormai si sono screditate tutte le camicie fortunate
un
lenzuolo sventola nel grigio del palazzo, con un movimento illusorio, sperduto
nella massa del grigio
io
che voglio di più meraviglioso dell' estrazione dal tempo di quest' istante,
con tutta la sua enorme massa di grattacielo, cielo, arredi,
relazioni umane incombenze della mattina
Che
c'è di più profondo della patina di luce che simula l' involucro di pelle di
una donna che finge di spogliarsi?
il
viaggio nel suono all' interno delle parole che si fanno comunicazione
viaggiando
silenziosamente, provenendo dal silenzio, si rivela impatta
la faccia uditiva dei suoni
g questa è la gi
acca
h acca fiato un biancore
la
materia si è infilata in mezzo a questi termini che erano i suoni, e ne è
uscita
informata, fatta coscienza, fatta sistema linguistico
sentire
i suoni, è essere sul filo tagliente della coscienza,
chi
pensa ai fonemi, pensa all' epitelio, quindi ai limiti dell' umanità
i
grossi uomini, coi baffi, (mentre parlano di fatti), appesi al capezzolo sigariforme,
della grossa mammella che è il mondo (e l' aereosol striato, flottante,
lattiginoso, in cui sono sospesi)
un
corpo di una donna, oggi, aveva qualcosa di un vegetale
sappiamo
che la profondità è necessaria a sopravvivere, a ledere in profondo
la vitalità degli altri
forse
il mio male è di essere troppo trasparente, così che si vedono la morte e
l' infinito sul fondo
il
mondo mai pensato, mai esistito, nelle foto di scarto
ragazze
insostenibili e struggenti, animali aperti, molli, colorati, neri
(gli
occhi bucati che danno sui misteri interni)
certe
sue frasi come avvisaglie della terraferma
la
ragione è il sentiero strettissimo che corre sull' abisso - sui mondi
che non sono niente
se
mi buco, io esco fuori in una forma rutilante e dilagante, viscosa,
e mi espando a chiazze sul mondo
l'
idea che celentano, e i cani, e i condomini, e i pesci siamo tutti pieni di sangue
mentre
e. fenech si fa la doccia, c' è l' acqua
che passa sul corpo di e fenech.
ci sono le piastrelle, e le gocce imperlate. ci sono dei movimenti,
dei rumori, degli occhi, e tutto questo è da tempo perduto alla
comprensione
ogni
chilo di corpo, ogni disegno sul suo sfondo, è una quota di mistero
perchè
i volumi, le curvature, le gravità del tuo corpo non hanno spiegazioni sono posture posano sul mondo
Di
questo mattino domenicale senza sofferenza ho quasi colpa nel
precipitare del tempo, nel degradarsi continuo delle cose. La
serenità dell'accettazione di un attimo, per come è, mi sembra
colpevole (come la foto di una frana). Se è veramente così l'
attimo, allora bisogna fare qualcosa, divenire qualcos' altro.
il
7 dicembre le feci una telefonata e abbassai il telefono
questo
7 dicembre, era sperduto in mezzo agli altri giorni, e io ero sempre io anche
quel giorno,
nel
mondo colonizzato dagli uomini, apparvero ad un tratto delle nuove creature,
sversate dal loro corpo, immateriali, organismi mutanti e difformi le cui lesioni
psichiche li facevano trasudare da sé, e contaminarsi col non sé, sostanza
misteriosa in cui non erano segni, non bordi, ma solo un infinito dileguare, un
infinito cadere nell' abisso.
Il
mondo è tenue. Il colore dei palazzi, appena rilevati sullo sfondo, le linee
sottilmente incise delle finestre, le persone inconsistenti e labili. E io vicino
agli scalini del pianerottolo.
la
felicità è un problema d' espressione
i
fiori sono fiotti del floema
ti
scrivo dal fondo della notte, da un punto fra le 3 e le 4
bisognerebbe,
invece che un flusso sottile che scorre nelle lettere, esplodere indefinitamente ad ogni istante,
occupare ad ogni istante tutto il possibile. bisognerebbe essere cose uniche,
cose definitive, cose irrimediabili
cercare
parole che forzino i corridoi d' aria che invisibilmente compartano il reale
disposto
sul letto
in
un piccolo minuto
di
una sezione del tempo
non
fluido, non corrente anzi inceppato
i
piani le lamine composte:
1)
il cielo curvo, flesso
2)
le parentele cromatiche fra gli oggetti
il
contorno minutamente accidentato della maglia (insieme di maglie ) di
lana,
e tutte le cripte d' aria fra le fibre
gli
enzimi sorgivi dello stomaco
i
getti del pancreas
il
sangue rutilante
(denso
pesante pastoso)
l'
inestricabile matassa dei miliardi di pensieri e proiezioni immateriali
(o
descritte
come tali) delle menti
i
disegni dei binari
(piacevoli,
scorrevoli)
le
degradate mendicanti, dalla pelle spugnosa a causa di infezioni e
micosi, seminude nei vagoni delle stazioni, il loro balenare
che
cos'è una percezione unitaria del genere?
che
cos'è questo mondo?
(dopo
scritto, sono ancora fra gli oggetti, fra cui una poltrona,
come se niente fosse, anzi continuo a vivere, persevero, persisto)
perchè
alcune ragazze si interessano a me, che sono così disperso nel mondo - disperso
a me stesso
data
una donna umana, esiste in realtà uno e un solo punto da cui è possibile amarla
ora
mi sono definitivamente allontanato dal punto da cui si amava e. dov' ero
tre giorni fa, da quello dov' ero ieri, da cui si amava l., così da
quello che ho attraversato stamattina alle 11, da cui si amava una
passante col cappotto nero, e mi trovo esattamente in quello con vista che
dà su g.t.
un
libro dovrebbe essere come un dialogo in un gruppo di ragazzine che
hanno fatto sciopero: un sistema fluido e armonico, in cui ogni
elemento scorre sull' altro, ogni elemento si riflette, si conclude
e si riapre nell'altro (fino a che il gruppo si sposta, fino a che questo
determina un movimento)
la
mirabolante esistenza delle cose, appare dispiegata e così certificata
dal treno (senza che tu faccia niente, senza che tu ti muova o lo
guardi)
per
un attimo, stando fra la gente, fra il fumo, avevi visto il mondo come una grande
palla su un cui punto c' era quella gente e il fumo, poi tu seduto
in un angolo, che non fumavi nemmeno
l'
apertura di un sorriso, l' apertura di una bocca, segno che si vuole ricevere
qualcosa, dell' aria, del cibo, un sesso, un seno maschile
se
una apre la bocca per ridere per te, o sei ridicolo, o ti ama
o
doveva respirare
ma
se uno è vivo, la bocca prima o poi si apre
qui
siamo dalle parti del centro del mondo, e anche ovunque
così,
nella testa, si attraversano tutte le regioni cosmiche, con disinvoltura
io
ti prometto altre noie, altre insufficienze, altra tristezza
La
bellezza è una forma di numerazione (scansione) della materia. In un frutto,
o in una bella e giovane donna, noi isoliamo (ritroviamo, poiché era nella nostra
coscienza) un' idea di circolarità e di compiutezza.
Io
faccio parte di questo mondo, insieme al tuo corpo, e nei nostri corpi
si converte il plasma in cui si sospendono, e il mio corpo
si dispone così che io mi commuova allo sguardo nel corpo di
una
ragazza
lontana da me, per strada, (e il tuo corpo è ora forse
nella tua casa) .
Incrociamo linee, a volte fra punti insospettabili, e
costituiamo così ciò che chiamiamo la nostra cultura (la nostra
cultura sono queste linee).
Ma
non riusciamo a planare sulla cresta dell' onda e annaspiamo.
Parlando e scrivendo, o vestendoci bene o facendo una
bella figura, o facendo soldi o vincendo le elezioni, o
credendo alla favola e al destino, allo spirito o ai buoni sentimenti,
noi cerchiamo di (vederci nitidamente), di delineare nitidamente il
nostro corpo ( SULLO SFONDO DELLO SPAZIO) sul mondo e nello spazio.
Ma
io non ci capisco proprio niente, io faccio proprio una chiazza e mi spoltiglio
e sfaccio, insomma sono un animale,
lo so che tutto questo pensiero è solo il comportamento di un animale, forse
anche di uno recessivo, e allora questi segni di animale, questi
spurghi e secreti sciocchi, mi sembrano avere un minimo di funzione solo
se
Osservazioni
sul fuoco: questa cosa che va sempre in alto non si sa perché la materia calda
della legna, sfacendosi prendendo l' ossigeno ecc, diventa in parte, o si corona di, o fa questo
colore quasi materiale, questo
sciabordio nel cui volume si avverte bruciore, queste foglie tridimensionali
convergenti nella parte inferiore
del ceppo non c'è mai, la fiamma, il calore, e perchè nel mondo c'è il calore,
e come l' acqua a che fare con la vita, e noi l' apprezziamo ecc?
ciao livio
RispondiEliminaAuguri!
c.
grazie carmine... so chi ti ha girato la notizia... a presto
RispondiElimina"Rispetto a un punto, a una linea, siamo di una tale spaventosa, si può dire infinita complessità, che ogni nostra descrizione non può essere che sconnessa e accidentale"
RispondiEliminadirei che potrebbe essere una summa ateologica del pensiero che viene ad arrestarsi (e però ritorna, più di una volta, eh…)
non so se è una cosa meravigliosa, comunque è intrigante non avere più un io a cui accadere
: )
epperò, in manette, pensavo, se il pensiero viola la logica e esiste, può essere “infinito”? o, nella migliore delle ipotesi, può svilupparsi al punto di essere “indefinito”? strano... il punto non è “definito”? in effetti, può essere definito come entità adimensionale spaziale. (mmmm…. il mio prof di filosofia del liceo quando si ubriacava diceva spesso: “diffida delle definizioni per negazione, hic!” sunt leones, aggiungevo io…). vabbè, non divaghiamo. è che dire "io sono" suona così avventato!
: ))
forse il discorso è assimilabile al punto, che alcuni considerano una figura geometrica, poiché, com’è noto, una figura è un *insieme* di punti. ecco, “io siamo” mi suona più funzionale. non a caso in matematica spesso viene chiamato punto un elemento qualunque di uno spazio funzionale, oltre che topologico. questo mi porterebbe a pensare in termini orchestrali, ovvero che, in parole povere, sul turkana l’ominide sperimenti le origini non di una coscienza ma “delle coscienze”. ovvero, se “in un cane è bianco, l' un gonfia una realtà puramente immaginaria” lo stesso discorso non è valido anche per “una coscienza” o “un io”?
mi fermo, per ora, sul secondo ritorno di “ogni punto, nascosto nel buio, è il centro del mondo”, in linea con la consapevolezza che tutto ciò che è spaventosamente complesso va lasciato sedimentare un po’ alla volta.
: )
ma che belle letture, qui.
messi a letto i figli, rieccomi. mi piace questo blog, com’è evidente, sennò mica ci tornavo.
RispondiElimina: )
ordunque, riprendendo la lettura da metà e il profilo del ragionamento di tre quarti, mentre leggevo mi son chiesto: sono le paure che sporgono o io che sono troppo trasparente? la morte e l’infinito sotto di me o dentro di me? difficile dirlo in un sistema linguistico che crea *la coscienza*.
e se “i volumi, le curvature, le gravità del corpo non hanno spiegazioni, sono posture”, le parole potrebbero essere *imposture*? magari la realtà è un problema d'espressione, inteso come modo di esprimersi. mmmm…
vabbè, mi sa che sto delirando. c’è un’altra cosa però che m’ha fatto arrovellare anche di più. scrivi: “data una donna umana, esiste in realtà uno e un solo punto da cui è possibile amarla”. un solo punto. quindi la donna non rientra nella “spaventosa complessità” di cui all’incipit del primo commento? oppure è solo un gioco di parole. tipo, la retta è retta. la retta eretta, la penetrazione... (ma poi perché “solo”: c’è più verità in un gioco di parole che in un ragionamento severo, che comedicelaparola, chissà severo)
: ))
e chiudo con la geometria eucl’idea dell’intuizione che incrocia linee, “a volte fra punti insospettabili”, che costituisce il funzionamento automatico del cervello umano, geneticamente selezionato per mettere in relazione causa e effetto. *deve unire punti*, è così evolutivamente “pensato” per trovare relazioni che riesce sempre ad allucinarne almeno una tra due punti: ecc.
: )
insomma, tanta materia alla rinfusa qui. forgiata, fusa, forgiata e rifusa. ma il lettore, nel tuo ragionamento di due quarti, tu come lo vedi?
ps1: scusa se ho scritto tanto, ma d'altro canto m'ha innescato il tuo post, che è ben più lungo! : ))
ps2: a rileggerti nei prossimi giorni a casa della famiglia di rio
ps3: dove lo trovo "mica me"?
bene, ottima abitudine messi a letto i figli leggersi un po' di livio borriello... non perchè così faccia soldi, ma perchè come è noto le parole hanno un senso a condizione che qlcuno le legga... mentre, rispondedno in ciò alla tua terzultima domanda, il mio problema è proprio quello del rapporto col lettore, che non cerco e non c'è... tu stesso, apprezzando anha saphta, mi inviti a una scrittura che calcoli di più il lettore... a me sembra che ciò contraddiirebbe una mia c erta visione sacrale, assoluta e volendo anche violenta della scrittura, ma so anche che il sistema non funziona, e sono sempre a scrivere per pochissimi...
RispondiEliminasul merito, le tue osservazioni sono legittime e spesso acute... fammi però dire che giochi di parole non credo di farne, non dico che le contraddizioni umorali non ci siano in quel che scrivo (appunto sconnesso e casuale...) ma non di fondo... che la donna sia amabile da un solo punto dipende appunto dall'infinita mutevolezza dell'esistenza, che rende impossibile un rapporto stabile fra 2 qualsiasi suoi elementi quali un amante e un amato, e dunque non contraddice il discorso della complessita... ecc.
come spiego qui http://www.livioborriello.it/scritto1.php mica me dovrebbe essere acquistabile su ibs e altri siti, o dall'editore oxp, ma te lo posso mandare anch'io e semmai regalare quale lettore benemerito... magari così mi diffondi pure un po'....
"che rende impossibile un rapporto stabile fra 2 qualsiasi suoi elementi quali un amante e un amato"
RispondiEliminabeh, sono sposato da 20 anni e ho un rapporto stabile con un'amante.
quindi non è impossibile.
: )
(ps: notare la triplezza dell'affermazione precedente)
credo piuttosto che tu sia stato capace di impostare istante per istante un nuovo rapporto e con la moglie e con l'amante... cmq, bueno... io sono per la poligamia (poligamia responsabile, eh...)
RispondiElimina