domenica 2 giugno 2013

AURE

questo file recuperato contiene alcune delle forse migliaia di frasi che non sono confluite (tranne 5 o 6, mi pare) in Mica me, l'unica mia pubbliicazione consistente. lo lascio in New courier, che ne rende più la nudezza



vago alla stato brado nella città

  
mondi  che sono le commesse, che con le mani dalle vene azzurrine incartano i pacchi
  

voi siete venuti ad arrestarmi? ma è una cosa meravigliosa!

 

alle sei di pomeriggio, una ragazza che va a comprare un quaderno in un anfratto della città

  

io scivolo, la punta che sono scivola, su tutta la realtà scivolabile, su tutto lo scivoloso enigma



nell' amore vale il precetto del porco: scendere, avventurarsi, avverarsi nella materia
 
 

Rispetto a un punto, a una linea, siamo di una tale spaventosa, si può dire infinita complessità, che ogni nostra descrizione non può essere che sconnessa e accidentale

 


ogni segno, ogni linea del mondo, è un' incisione che lascia scrutare il fondo

  

nel fondo, c'è la sostanza che ci irrora

 


se  configuro questa sostanza, in modo da farla corrispondere alla mia percezione, io mi sono replicato

 

se  diffondo nelle librerie questa mia amplificazione, io occupo  più spazio del mondo - mi amplifico, mi espando, lo contagio


 
 

passando vicino ai pullmann, ho visto ca. 20, o 30 persone, che  abitavano  nei loro  corpi. questi corpi, erano vicino allo spiazzo dove stavano i  pullmann, che, ciononostante, si spostavano. molta aria e molto spazio si estendeva  sia intorno  alle persone che alle cose. dai pullmann, e dalle  abitazioni  circostanti,  essendo  sera affioravano dei bagliori luminosi che galleggiavano sulla superficie.

 

uno dei punti limite dell' universo, è il cantante Albano

 


se vogliamo aderire con l' io a un altro, se vogliamo entrare proprio in  lui, cerchiamo di approssimarci, raggiungerlo attraverso la pupilla.

 


l'  uomo  è accerchiato dall' uomo; anche da solo, penso  agli  altri  uomini, leggo  cose scritte dagli uomini, o scrivo in un codice concertato  con  altri uomini

 


ci sono dei posti in cui io non riesco ad arrivare

ci sono dei posti oltre cui io non posso andare

oltre  questi limiti, l' io che ero si snatura, si spossessa, e tutto ciò che accade non ha più un io a cui accadere

 
 

e tuttavia, è in questi luoghi in cui non esisto che io sono inerito più profondamente, più radicalmente. perchè qui, qualcosa non mi accade, che tuttavia non accade proprio a me, e il cui non accadere inerisce alla mia essenza, alla mia madre, all' indefinito che mi è madre

 

 

il mondo viola la logica e esiste

 

 

voi campate lo stesso, perché tanto il funzionamento non cambia (che differenza c'è, fra uno esattamente equivalente a me, e me)

 

sto nel punto medio, da cui ogni altro è inaccessibile

 
 

Dietro  tutta questa sfoglia di involucri, come una mandorla nel guscio,  come un  nocciolo  levigato sotto l' ultima pellicola vestiaria, c'è il  mio  corpo nudo, c'è l' oggetto resistente *allo sguardo e alla penetrazione del mio corpo. Qua ci sto io, identificato così, coincidente a quest' aria

 

 
 

l'  ipofisi o le circonvoluzioni, la centralina o il generatore dell'idea  di me stesso        se l' estraggo (espianto disloco sgancio) dalla scatola cranica, dove vado?

non con la mano che l' estrae      non in paradiso       vado nella materia

 

 

la mia esistenza, insieme di determinazioni, di coagulazioni dell' indefinito,  del possibile

 

( a cui sono complanare, omogeneo, e senza alcuna possibilità di traslarmi, di disallinearmi, e in cui mi incorporo tutto)

 

 

questa materia produce degli unti, che io lascio sul foglio

 

 

(un libro, non può fare presa altrimenti, che sul riconoscimento di  queste tracce)

 
 

 

io sono l' infinito che non mi accade

 


 

il contatto occhio a occhio

 

ogni spazio del mondo è inesauribile, è infinitamente percorribile

 

ogni punto, nascosto nel buio,  è il centro del mondo

 

lo spettacolare, oceanico pulsare e palpitare della realtà

 

 
 

 

a  cominciare  da quella linea c'è il palazzo di fronte. nel palazzo  ci  sono molti pezzi di carne sagomati che cambiano postura e disposizione di continuo.

 

 

lo spazio intorno al palazzo, non è il palazzo. a sinistra del palazzo, c'  è uno spazio. nel volume del palazzo, esistono anfratti e cripte  che non sono il palazzo. il signore che ora è uscito e  rientrato  nel palazzo, fa parte del palazzo solo temporaneamente, quando si trova nel palazzo.

 


che  differenza c'è, fra un palazzo esattamente equivalente al palazzo, e il palazzo? stranamente, nessuna differenza

 

 

il nostro scopo è sempre, momento per momento, quello di arrivare a sentire la vita  per come è, di perdere la coscienza e il corpo in quel flusso che  chiamiamo la sua essenza. E' ciò da cui originano, per gemmazione o dissipazione o turbolenza,le parole in cui pensiamo, e l' architettura della coscienza,  l'accadere delle cose e lo spazio stesso che le circonda

 


 

Esistenza di persone che si amano

 

 
 

guardo la mosca che sfolgora, sospesa nell' arcata di luce, come un colibrì

 


 

Leggere - scrivere significa vivere nel tempo, allungarsi e sfocarsi nei  tempi, facendo un chiarore, una fosforescenza delle percezioni intorno al proprio luogo, al presente, al reale (con protuberanze filiformi di inchiostri e  configurazioni retiniche)

 

 

 

liquidificarsi nel filo d' inchiostro, e poi cercare di comporlo in una  figura,  così la materia caoticamente dispersa della vita  sembrerà, finalmente, qualcosa

 
 

la  scrittura deve essere una specie di percezione minuta, limitata, immobile della non scrittura  

 


le  origini della coscienza sul lago Turkana. un ominide, un  neanderthaliano, in un mezzogiorno d' un' estate equatoriale ( 200.000 anni fa), steso sui bordi del lago, sentì a un certo punto il sangue farsi turbolento,  rimescolarsi, addensarsi,  poi  lo sentì come esfoliarsi, esalare nella zona del  cervello  o dell' amigdala, e configurarsi in qualche modo queste esalazioni in  bastoncini,  linee curve e altri segni imprecisi che, traumaticamente, era come  se gli apparissero davanti agli occhi, come se fossero un' altra cosa (c’era stata una schisi, un taglio nel continuo della propria carne)

 
(poco dopo, li avrebbe dovuti deporre sulle pareti della caverna)

 

 

Rispetto  a un punto, a una linea, siamo di una tale spaventosa, si può dire infinita complessità, che ogni nostra descrizione non può essere che  sconnessa e accidentale

 
 
 

io uso le parole come una piccola incisione della superficie liscia e lucente, attraverso cui cerco di immergere l' occhio nel fondo del mondo. mi sembra che il nero che scorgo sia la sostanza che ci irrora, e mi sembra che dandogli  la configurazione giusta essa ci corrisponda e dunque ci replichi, e ci  espanda, amplifichi, contagi nel mondo - rispondendo al nostro bisogno, al nostro desiderio imperialistico, di coincidere col mondo

 


La  scrittura è davvero un'uscita dal mondo, un'inumazione dell'io sulla pagina

 


Le  innumerevoli funzioni di a, minuscolo dispositivo vagante nella  lingua  - vado a Napoli,  il film è a pagamento - al posto dell'a non succede niente  - 

c'è  una vacanza del senso. Tutta la lingua è smagliata e traforata da  questi a,  dove peraltro, nel momento in cui occorrono, comunque si va a disporre  l'io che legge

 

 

Il cane è bianco - un cane è bianco. Il suono il , indicherebbe che un' essenza, o una totalità incomputabile dei cani è bianca, o serve e  esiste  nelle grammatiche    

un  cane è bianco, l' un gonfia una realtà puramente immaginaria, va bene  nei racconti, ma non esiste un cane qualsiasi che possa essere bianco, nessun cane è  qualsiasi. Bisognerebbe inventare, per precisione, dei nuovi  dimostrativi, come erano gli articoli originariamente

 
 

Baudelaire : dal senso dell' abisso, ci salva solo il percorso continuo e circolare nella bellezza
(b. condensato)
 
 

a dipanare dei minuscoli grovigli neri di inchiostro, è un uso del tutto aberrato delle nostre funzioni fisiche e mentali

 

 

secondo il computo, sono le 20 circa

 

 

Alla fine delle cose che volevi dispiegare nello spazio bianco, te il tuo alone lei che pulsa un po' nell' alone, ti resta questo diagramma fitto, aggrovigliato, a festoni, che ha occupato lo spazio e la pagina, che ora è piena, non è  più vuota, e però non sai nemmeno se sopra ci sei tu le pulsazioni i corpi ritagliati bah

 

 

io  sono tutto ciò che ha pensato ciascun uomo in 4 milioni di anni. un io è questa sfera, questa bolla smisurata

 

la scrittura è una dislocazione dell' identità

 
 

uno scrittore è un uomo che pensa all' indietro (dissolve i legami)

  

 

una  parola così, come un insetto luminescente morto, è una cosa che  ci  sorprende  - ne abbiamo tratto il principio attivo - i loro bordi infiammati  ora davvero  ci comunicano il misterioso brulichio, l' inquietudine interna  delle cose

 

 

Non si può formulare altro pensiero compiuto che quello della morte (così_ come non  si  può vivere altrimenti che al centro della vita, nell'  estasi,  nella fiamma, nella luminescenza della vita)

 

 
una risonanza del corpo, una seconda pelle volatile, una differenza fra luce e corpi opachi

 

fare un uso tecnico dellla scrittura

 

eccomi  di nuovo nel mondo - in questo mondo in cui tutto è fermo, in  questo mondo in cui tutto è perduto  - appena dopo essere stato irraggiungibile -  in questo mondo fuori dal treno - schizzo di colori e poltiglia - in questo mondo inservibile,  in  questo mondo intoccabile - in questo mondo  liscio  e  duro (nelle sue molli e frastagliate articolazioni) – perché non  ha un tempo, e non ha una carne - come quella in cui gravo, come quella in cui suppuro - in questo mondo in cui ci sono solo io

 


 

la  città. in questo dispositivo abitativo avvengono molti fatti.  sotto  casa mia, in una strada, a nastro, molto spesso passano delle macchine. ora, è passata una _macchina_. io, da sopra il balcone, l' ho _vista_ dall' _alto. nella città, ci sono molti, molti uomini. ad es:

una ragazza a telefono, che parla, un uomo entra ed esce dal bar, più volte  in molti anni cambiano,  certe  volte, l' asfalto delle strade, che quindi  prende  quella certa colorazione più scura, più antracite,forse)

 

ma sarebbe proprio impossibile descrivere tutto, si può solo accennarlo

 

il contatto occhio a occhio

 

ogni spazio del mondo è inesauribile, è infinitamente percorribile

 

ogni punto, nascosto nel buio, è il centro del mondo

 


 


 

io sono oggi insieme felice e disperato (27.9 h10)

E' una condizione invidiabile, o almeno una condizione esatta?

(perché il mondo è un oggetto disperante e esaltante)

 

la vertigine che ci prende affondando negli occhi di un altro

 

ora le mie paure sporgono di più sull' infinito

 

 


anche  un corpo, in fondo, non è che un segno. un segno a cui può non corrispondere nulla, come nel caso di una prostituta nel momento in cui si  prostituisce, o che può stare per una sorgente indeterminata di flussi e pulsazioni, per la sorgente di irradiazione di un altro mondo, di un altro ripartitore  di realtà

 

 

è così una tragedia in amore che ormai si sono screditate tutte le camicie fortunate

 

 

un lenzuolo sventola nel grigio del palazzo, con un movimento illusorio, sperduto nella massa del  grigio

 


 

io che voglio di più meraviglioso dell' estrazione dal tempo di quest'  istante,  con  tutta la sua enorme massa di grattacielo, cielo,  arredi,  relazioni umane incombenze della mattina

 

Che c'è di più profondo della patina di luce che simula l' involucro di pelle di una donna che finge di spogliarsi?

 

 

il viaggio nel suono all' interno delle parole che si fanno comunicazione

 

viaggiando  silenziosamente,  provenendo dal silenzio, si rivela  impatta  la faccia uditiva dei suoni       g   questa è la gi

 

acca h acca    fiato    un biancore

 

la materia si è infilata in mezzo a questi termini che erano i suoni, e ne  è 

uscita informata, fatta coscienza, fatta sistema linguistico

 

sentire i suoni, è essere sul filo tagliente della coscienza,

chi pensa ai fonemi, pensa all' epitelio, quindi ai limiti dell' umanità

 

 

 

i grossi uomini, coi baffi, (mentre parlano di fatti), appesi al capezzolo sigariforme, della grossa mammella che è il mondo (e l' aereosol striato,  flottante, lattiginoso, in cui sono sospesi)

 

un corpo di una donna, oggi, aveva qualcosa di un vegetale

 

 

sappiamo  che la profondità è necessaria a sopravvivere, a ledere in  profondo la vitalità degli altri

 

  

forse il mio male è di essere troppo trasparente, così che si vedono la  morte e l' infinito sul fondo

 

 

il mondo mai pensato, mai esistito, nelle foto di scarto

 


 

ragazze insostenibili e struggenti, animali aperti, molli, colorati, neri

 

  

(gli occhi bucati che danno sui misteri interni)

 


 

certe sue frasi come avvisaglie della terraferma

 

 


la  ragione è il sentiero strettissimo che corre sull' abisso - sui mondi  che non sono niente

 
 

se  mi buco, io esco fuori in una forma rutilante e dilagante, viscosa,  e  mi espando a chiazze sul mondo

 
 

l' idea che celentano, e i cani, e i condomini, e i pesci siamo tutti pieni di sangue

 
 

 

mentre  e. fenech si fa la doccia, c' è l' acqua che passa sul corpo di e  fenech. ci sono le piastrelle, e le gocce imperlate. ci sono dei movimenti,  dei rumori, degli occhi, e tutto questo è da tempo perduto alla comprensione

 

 

ogni chilo di corpo, ogni disegno sul suo sfondo, è una quota di mistero

 

 

 

perchè i volumi, le curvature, le gravità del tuo corpo non hanno spiegazioni    sono posture    posano sul mondo

 

 

 Stamattina, una ragazza appoggiata a un pilastro, gonfia di progesterone

 


 

Di  questo mattino domenicale senza sofferenza ho quasi colpa nel  precipitare del  tempo, nel degradarsi continuo delle cose. La  serenità dell'accettazione  di un attimo, per come è, mi sembra colpevole (come la  foto  di una frana). Se è veramente così l' attimo, allora bisogna fare qualcosa,  divenire qualcos' altro.

 

  

il 7 dicembre le feci una telefonata e abbassai il telefono

 

questo 7 dicembre, era sperduto in mezzo agli altri giorni, e io ero sempre io anche quel giorno,

 

 


nel mondo colonizzato dagli uomini, apparvero ad un tratto delle nuove creature, sversate dal loro corpo, immateriali, organismi mutanti e difformi le cui lesioni psichiche li facevano trasudare da sé, e contaminarsi col non sé,  sostanza misteriosa in cui non erano segni, non bordi, ma solo un infinito dileguare, un infinito cadere nell' abisso.

 

 

Il mondo è tenue. Il colore dei palazzi, appena rilevati sullo sfondo, le  linee sottilmente incise delle finestre, le persone inconsistenti e labili. E io vicino agli scalini del pianerottolo.

 

  

la felicità è un problema d' espressione

 

 
i fiori sono fiotti del floema

 

ti scrivo dal fondo della notte, da un punto fra le 3 e le 4

 

 

bisognerebbe, invece che un flusso sottile che scorre nelle lettere,  esplodere indefinitamente ad ogni istante, occupare ad ogni istante tutto il possibile. bisognerebbe essere cose uniche, cose definitive, cose irrimediabili

 
 

cercare parole che forzino i corridoi d' aria che invisibilmente compartano il reale

 

disposto sul letto

 

in un piccolo minuto

 

di una sezione del tempo

 

non fluido, non corrente     anzi inceppato

 

i piani le lamine composte:

1) il cielo curvo, flesso

2) le parentele cromatiche fra gli oggetti

il contorno minutamente accidentato della maglia (insieme di maglie )  di 

lana, e tutte le cripte d' aria fra le fibre

gli enzimi sorgivi dello stomaco

i getti del pancreas

il sangue rutilante

 

(denso pesante pastoso)

 

l' inestricabile matassa dei miliardi di pensieri e proiezioni immateriali  (o 

descritte come tali) delle menti

 

i disegni dei binari

 

(piacevoli, scorrevoli)

 

le  degradate mendicanti, dalla pelle spugnosa a causa di infezioni e  micosi, seminude nei vagoni delle stazioni, il loro balenare

che cos'è una percezione unitaria del genere?

 
che cos'è questo mondo?

 
(dopo  scritto,  sono ancora fra gli oggetti, fra cui una  poltrona,  come  se niente fosse, anzi continuo a vivere, persevero, persisto)

 
  
 

perchè alcune ragazze si interessano a me, che sono così disperso nel mondo - disperso a me stesso

 

 
 

data una donna umana, esiste in realtà uno e un solo punto da cui è  possibile amarla
ora mi sono definitivamente allontanato dal punto da cui si amava e. dov' ero tre  giorni fa, da quello dov' ero ieri, da cui si amava l., così da  quello che ho attraversato stamattina alle 11, da cui si amava una passante col  cappotto nero, e mi trovo esattamente in quello con vista che dà su g.t. 

 

 

un libro dovrebbe essere come un dialogo in un gruppo di  ragazzine che  hanno fatto sciopero: un sistema fluido e armonico, in cui ogni  elemento scorre  sull' altro, ogni elemento si riflette, si conclude e si riapre nell'altro (fino a che il gruppo si sposta, fino a che questo determina un movimento)

 

 

la mirabolante esistenza delle cose, appare dispiegata e così certificata  dal treno (senza che tu faccia niente, senza che tu ti muova o lo guardi)

 


 

per un attimo, stando fra la gente, fra il fumo, avevi visto il mondo come una grande  palla su un cui punto c' era quella gente e il fumo, poi tu seduto  in un angolo, che non fumavi nemmeno

 
 

 

l' apertura di un sorriso, l' apertura di una bocca, segno che si vuole  ricevere qualcosa, dell' aria, del cibo, un sesso, un seno maschile

se una apre la bocca per ridere per te, o sei ridicolo, o ti ama

o doveva respirare

ma se uno è vivo, la bocca prima o poi si apre

qui siamo dalle parti del centro del mondo, e anche ovunque

così, nella testa, si attraversano tutte le regioni cosmiche, con disinvoltura

io ti prometto altre noie, altre insufficienze, altra tristezza

 

 

La bellezza è una forma di numerazione (scansione) della materia. In un  frutto, o in una bella e giovane donna, noi isoliamo (ritroviamo, poiché era nella nostra  coscienza) un' idea di circolarità e di compiutezza.

Io  faccio parte di questo mondo, insieme al tuo corpo, e nei nostri corpi  si converte il plasma in cui si sospendono, e  il mio  corpo  si dispone così che io mi commuova allo sguardo nel corpo  di  una 
ragazza  lontana  da  me, per strada, (e il tuo corpo è ora  forse  nella  tua casa)  .  Incrociamo linee, a volte fra punti insospettabili,  e  costituiamo così ciò che chiamiamo la nostra cultura (la nostra cultura sono queste linee).

Ma  non riusciamo a planare sulla cresta dell' onda e annaspiamo.  Parlando  e scrivendo,  o  vestendoci bene o facendo una bella figura, o facendo  soldi  o vincendo  le elezioni, o credendo alla favola e al destino, allo spirito o  ai buoni sentimenti, noi cerchiamo di (vederci nitidamente), di delineare nitidamente  il nostro corpo ( SULLO SFONDO DELLO SPAZIO) sul mondo e nello  spazio. 

Ma io non ci capisco proprio niente, io faccio proprio una chiazza e mi  spoltiglio e sfaccio,      insomma sono un animale, lo so che tutto questo pensiero è solo il comportamento di un animale, forse anche di uno recessivo, e  allora  questi segni di animale, questi spurghi e secreti sciocchi, mi  sembrano avere un minimo di funzione solo se

 

 

Osservazioni sul fuoco: questa cosa che va sempre in alto      non si sa  perché la materia calda della legna, sfacendosi prendendo l' ossigeno ecc,  diventa in parte, o si corona di, o fa questo colore quasi materiale,  questo sciabordio nel cui volume si avverte bruciore, queste foglie  tridimensionali convergenti       nella parte inferiore del ceppo non c'è mai, la fiamma, il calore, e perchè nel mondo c'è il calore, e come l' acqua a che fare con la vita, e noi l' apprezziamo ecc?

 

7 commenti:

  1. ciao livio
    Auguri!
    c.

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  2. grazie carmine... so chi ti ha girato la notizia... a presto

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  3. "Rispetto a un punto, a una linea, siamo di una tale spaventosa, si può dire infinita complessità, che ogni nostra descrizione non può essere che sconnessa e accidentale"
    direi che potrebbe essere una summa ateologica del pensiero che viene ad arrestarsi (e però ritorna, più di una volta, eh…)
    non so se è una cosa meravigliosa, comunque è intrigante non avere più un io a cui accadere
    : )
    epperò, in manette, pensavo, se il pensiero viola la logica e esiste, può essere “infinito”? o, nella migliore delle ipotesi, può svilupparsi al punto di essere “indefinito”? strano... il punto non è “definito”? in effetti, può essere definito come entità adimensionale spaziale. (mmmm…. il mio prof di filosofia del liceo quando si ubriacava diceva spesso: “diffida delle definizioni per negazione, hic!” sunt leones, aggiungevo io…). vabbè, non divaghiamo. è che dire "io sono" suona così avventato!
    : ))
    forse il discorso è assimilabile al punto, che alcuni considerano una figura geometrica, poiché, com’è noto, una figura è un *insieme* di punti. ecco, “io siamo” mi suona più funzionale. non a caso in matematica spesso viene chiamato punto un elemento qualunque di uno spazio funzionale, oltre che topologico. questo mi porterebbe a pensare in termini orchestrali, ovvero che, in parole povere, sul turkana l’ominide sperimenti le origini non di una coscienza ma “delle coscienze”. ovvero, se “in un cane è bianco, l' un gonfia una realtà puramente immaginaria” lo stesso discorso non è valido anche per “una coscienza” o “un io”?
    mi fermo, per ora, sul secondo ritorno di “ogni punto, nascosto nel buio, è il centro del mondo”, in linea con la consapevolezza che tutto ciò che è spaventosamente complesso va lasciato sedimentare un po’ alla volta.
    : )
    ma che belle letture, qui.

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  4. messi a letto i figli, rieccomi. mi piace questo blog, com’è evidente, sennò mica ci tornavo.
    : )
    ordunque, riprendendo la lettura da metà e il profilo del ragionamento di tre quarti, mentre leggevo mi son chiesto: sono le paure che sporgono o io che sono troppo trasparente? la morte e l’infinito sotto di me o dentro di me? difficile dirlo in un sistema linguistico che crea *la coscienza*.
    e se “i volumi, le curvature, le gravità del corpo non hanno spiegazioni, sono posture”, le parole potrebbero essere *imposture*? magari la realtà è un problema d'espressione, inteso come modo di esprimersi. mmmm…
    vabbè, mi sa che sto delirando. c’è un’altra cosa però che m’ha fatto arrovellare anche di più. scrivi: “data una donna umana, esiste in realtà uno e un solo punto da cui è possibile amarla”. un solo punto. quindi la donna non rientra nella “spaventosa complessità” di cui all’incipit del primo commento? oppure è solo un gioco di parole. tipo, la retta è retta. la retta eretta, la penetrazione... (ma poi perché “solo”: c’è più verità in un gioco di parole che in un ragionamento severo, che comedicelaparola, chissà severo)
    : ))
    e chiudo con la geometria eucl’idea dell’intuizione che incrocia linee, “a volte fra punti insospettabili”, che costituisce il funzionamento automatico del cervello umano, geneticamente selezionato per mettere in relazione causa e effetto. *deve unire punti*, è così evolutivamente “pensato” per trovare relazioni che riesce sempre ad allucinarne almeno una tra due punti: ecc.
    : )
    insomma, tanta materia alla rinfusa qui. forgiata, fusa, forgiata e rifusa. ma il lettore, nel tuo ragionamento di due quarti, tu come lo vedi?
    ps1: scusa se ho scritto tanto, ma d'altro canto m'ha innescato il tuo post, che è ben più lungo! : ))
    ps2: a rileggerti nei prossimi giorni a casa della famiglia di rio
    ps3: dove lo trovo "mica me"?

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  5. bene, ottima abitudine messi a letto i figli leggersi un po' di livio borriello... non perchè così faccia soldi, ma perchè come è noto le parole hanno un senso a condizione che qlcuno le legga... mentre, rispondedno in ciò alla tua terzultima domanda, il mio problema è proprio quello del rapporto col lettore, che non cerco e non c'è... tu stesso, apprezzando anha saphta, mi inviti a una scrittura che calcoli di più il lettore... a me sembra che ciò contraddiirebbe una mia c erta visione sacrale, assoluta e volendo anche violenta della scrittura, ma so anche che il sistema non funziona, e sono sempre a scrivere per pochissimi...
    sul merito, le tue osservazioni sono legittime e spesso acute... fammi però dire che giochi di parole non credo di farne, non dico che le contraddizioni umorali non ci siano in quel che scrivo (appunto sconnesso e casuale...) ma non di fondo... che la donna sia amabile da un solo punto dipende appunto dall'infinita mutevolezza dell'esistenza, che rende impossibile un rapporto stabile fra 2 qualsiasi suoi elementi quali un amante e un amato, e dunque non contraddice il discorso della complessita... ecc.
    come spiego qui http://www.livioborriello.it/scritto1.php mica me dovrebbe essere acquistabile su ibs e altri siti, o dall'editore oxp, ma te lo posso mandare anch'io e semmai regalare quale lettore benemerito... magari così mi diffondi pure un po'....

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  6. "che rende impossibile un rapporto stabile fra 2 qualsiasi suoi elementi quali un amante e un amato"
    beh, sono sposato da 20 anni e ho un rapporto stabile con un'amante.
    quindi non è impossibile.
    : )
    (ps: notare la triplezza dell'affermazione precedente)

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  7. credo piuttosto che tu sia stato capace di impostare istante per istante un nuovo rapporto e con la moglie e con l'amante... cmq, bueno... io sono per la poligamia (poligamia responsabile, eh...)

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