giovedì 11 ottobre 2012

L'ILVA NON PUO' CHIUDERE


dice mast’angelo : chiudere un altoforno non è come chiudere 'a portella r’o puorco.
il problema è sempre quello, i riva hanno bisogno delle loro strabilianti e strabordanti ricchezze per sentirsi esistere. è calcolabile che basterebbero a 23,8 vite, 22,8 delle quali sanno bene non essere nella loro disponibilità.
anzi, la diossina che si auto-inalano gliene fa saltare un paio. per sentirsi esistere, devono accrescersi incessantemente, in ogni istante – devono gonfiarsi, im-portare agli altri. altrimenti ridurrebbero gli utili a un bello stipendio per stracampare da straricchi, e il resto in impianti di depurazione ...
bisognerebbe sottoporre la psiche dei riva a una sorta di ipercompressione culturale e valoriale, che   riformi la loro carne, le loro neuringhe – come direbbe rio – e gli consenta l’accesso, ad esempio, all’inestimabile, incomputabile godimento che può bio-produrre il colore di un filo d’erba alle 18.46, o un sorso d’acqua, o il gesto ilarie di una fanciulla, o meglio ancora il fatto stesso che esiste il filo d’erba le 18.46 l’acqua la fanciulla la carne la lingua

P.S. mi sono piuttosto scervellato per correggere o contrappesare questo post, perché per la verità sono convinto che quell'inferno contemporaneo perpetuamente avvolto da miasmi prima o poi deve chiudere...ma il post così è venuto e per ora lo lascio così, in attesa di illuminazioni...


http://www.ilsole24ore.com/art/impresa-e-territori/2012-10-10/ilva-utili-miliardi-investiti-064251.shtml?uuid=AbEHpArG

2 commenti:

  1. Sono d’accordo, è difficilissimo contrappesare, qui. Ma devo opporre un osservazione, che mi trovo a fare molto spesso: se si continua a pensare che il denaro o la possibilità di goderselo, personalmente o per 23, o 23.000, generazioni siano l’unico movente di certe persone, o famiglie, o gruppi, si rischia di non capire niente.
    Incatenati alla nostra valutazione del denaro e del lavoro noi “poveracci” pensiamo che imprendere serva solo a far vivere comodamente. Da intellettuali, poi, riteniamo che una volta raggiunta la rendita (che bella questa parola, quante “rendite” in Balzac, non necessariamente legate a chissà quali parassitismi, a volte solo il vitalizio di una vedova) necessaria a permetterci di decidere tranquillamente l’orario della contemplazione di fili d’erba (alle 10,37 per esempio, invece che alle 18,46) o frequenti partenze per questa o quella mostra o capitale, non ci sia motivo di pretendere altro.
    Ma la maggior parte degli imprenditori non pensa al denaro come semplice mezzo di pagamento, lo vede come misura del proprio valore. Proust o Joyce, e soprattutto Valéry, avrebbero smesso di limare le loro bozze solo perché l’editore le reclamava e le avrebbe pagate comunque, allo stesso prezzo? Al giocatore di poker che vince un torneo non brillano gli occhi solo perché vede il denaro, gode perché è stato più scaltro degli avversari, scaltrezza, valore, che può dimostrare solo vincendo somme stratosferiche. Salire nella classifica di Forbes, costi quel che costi, è probabilmente lo scopo dei Riva, dei quali non so quasi nulla.
    Occorre provare a pensare all’imprenditore come a una persona che si sente vivo, cioè abile, pienamente realizzato, quanto più profitto riesce a produrre, magari soltanto per appagare una miriade di soci affamati di dividendi.
    Non è possibile pensarli tutti come personaggi avidi e avari da caricatura ottocentesca. Non che non lo siano, in gran parte, ma non basterebbe a spiegare l’ingordigia illustrata nel post. Troppi di loro non riescono a smettere: è un gioco, anzi una ludopatia. Perché, si chiede sempre mio cognato, Berlusca non se ne va alle Seychelles a bere aperitivi sulla spiaggia? Perché si annoierebbe a morte. Certa gente non riuscirebbe a contemplare nulla, non solo un filo d’erba ma neanche il culo di una escort, per più di trenta secondi.

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  2. sottoscrivibile...ma appunto perchè mi pare che hai detto con altre parole quello che ho detto io: lo fanno per sentirsi esistere. da come lo dico io, risulta però più evidente che se si approfondissero linguisticamente (e io intendo culturalmente, psicologicamente ecc..) non legherebbero ogni gratificazione al denaro ... è quello il punto. contesto solo, e non credo di dover argomentare, che berlusconi possa scegliere di vedere il filo d'erba alle 10.46... nemmeno quello, può fare, nemmeno scegliere l'orario per vedere qualcosa che non vede.

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