mercoledì 29 agosto 2012

diventare un delinquente

(ante-datato per ragioni tecniche. data reale novembre 12)

...ma già 10 gg fa ho dovuto forzarmi a un atto disonesto e disonorevole, segnalare il sito a circa 200 email del mio indirizzario. è un farsi pubblicità, un mendicare attenzione, prostituirsi già è nobilitarlo...oppure è uno stupro linguistico, schizzare il mio sperma di linguaggio nei recettori altrui, per colonizzarli, per riprodurre i miei gameti verbali, diffondermi, disseminarmi ma non con l'indifferenza svagata e elegante del fiore... inutile spacciarlo per un altruistico gesto di condivisione, in un web dove ci sono già 231 milioni di siti, chi se ne fregava del mio..

diventare un delinquente, o fare soldi che so con la finanza, che più o meno è lo stesso, è una tentazione che mi viene spesso. sarebbe un modo d’esistenza sicuramente autentico, onorevole, quello che ti impone minor compromessi, alla fin fine il più onesto, intendo il più onesto con se stessi. qualche scrupolo ogni tanto ti verrebbe, ma adattando la rochefoucauld, tutti abbiamo sufficiente forza di carattere per sopportare le ingiustizie subite dagli altri.
pigliamo questo sito-blog... io scrivo, ma quest'atto stesso comporta la volontà di essere letto, la scrittura, la codificazione, contiene già la lettura, la decodificazione - è un oggetto a 2 facce. scrivere per se stessi, ah ah, dice qualcuno. se si scrivesse per se stessi, il gesto avrebbe un altro nome, si chiamerebbe che so decorare il foglio con ghirigori, sarebbe come dire comunicare con se stessi, o fare un ponte fra una sponda sola.
van gogh non ha venduto nemmeno un quadro nella sua vita. infatti, tecnicamente e effettualmente, non ne ha nemmeno mai dipinto uno, nella sua vita reale e sensibile, l’unica che ci risulti e gli sia risultato esista, non ha compiuto alcun gesto pittorico, si è tagliato un orecchio, si è suicidato per una lavandaia che non l’amava e cose del genere. ha dipinto storicamente, nella dimensione astratta e trascendentale della storia della pittura, del mercato dell’arte ecc. ..i suoi quadri in questo senso li hanno dipinti i critici e i mercanti che li hanno rivalutati ed “esistiti”, senza di loro non sarebbero stati che macchie...macchie e non espressioni, sintomi e non segni, pigmenti e non colori, gesti mutilati e non compiuti. e se si dice: tutto ciò ha concentrato la sua arte, l'ha affinata nel dolore, e ha reso la sua vita leggendaria, io rispondo: questo è estetismo, calligrafismo, feticismo, romanticume a spese del prossimo, o nel caso migliore è come ingabbiare gli orsi per estrarne la bile nella medicina cinese.
i termini sono da ribaltare: l'opera d'arte doveva essere van gogh, l'evento che ci interessa, di cui l'arte doveva essere l'aura, è la sua vita. la tela vale, perchè nella tela resta l'artista, perché ne è un segno e una traccia. dunque il valore originale è quello dell'uomo, non degli scartafacci colorati, dei fasci e schizzi di pigmenti che lascia.
io farei più o meno lo stesso.
ma già 10 gg fa ho dovuto forzarmi a un atto disonesto e disonorevole, segnalare il sito a circa 200 email del mio indirizzario. è un farsi pubblicità, un mendicare attenzione, prostituirsi già è nobilitarlo...oppure è uno stupro linguistico, schizzare il mio sperma di linguaggio nei recettori altrui, per colonizzarli, per riprodurre i miei gameti verbali, diffondermi, disseminarmi ma non con l'indifferenza svagata e noncurante del fiore... inutile spacciarlo per un altruistico gesto di condivisione, in un web dove ci sono già 231 milioni di siti, chi se ne fregava del mio, meglio che tempo e soldi li avessi usati per i poveri (i poveri...altri begli stronzi...). tanto è vero che col lancio le visite, con un ridicolo exploit, sono salite a 70, poi si sono riappiattite, sono risalite a 70 dopo che mi ha segnalato tiziano scarpa sul primoamore (c’è voluto lo scrittore “famoso”...bello stronzo pure lui, chissà... come avrebbe fatto altrimenti ad avere più successo di van gogh?... e fra i non pochi famosi che conosco, forse è il più puro... al 90% gli altri, me compreso, sono ambiziosi, narcisisti e autistici camuffati, scoppiati e nel caso migliore agonisti della sensibilità, dell’intelletto e del buon gusto che, riammodernato e avanguardistico che sia, resta caro ai borghesi... o atleti del sentimento per citare l’arminio) e poi naturalmente sono ritornate a cifre da congrega di gatti...
eppure, una parte di me è convinta di partire da un proposito serio.... l’intento del mio lavoro, forse lo esprime bene questa frase di roberta gimigliano (che peraltro non si occupa di letteratura, ma di weber e pastrocchie comuniste): “... tu vai dietro le quinte della spiegazione del mondo a quel momento originario in cui le cose semplicemente appaiono alla coscienza come semplici, irrelate e per questo stupefacenti...”.
l’idea sarebbe questa, il linguaggio, un po’ heideggerianamente, come il contorno di ciò che siamo, come ciò che ci svela; l’evoluzione linguistica e culturale, come un percorso che ci porta all’essenza delle cose, a far trasparire il corpo e il mondo per quello che sono. proprio in quanto, e nello stesso tempo per quanto fatto del nostro corpo, coinvolto nella sua matericità, essendo nostra carne, nostra impressione nell’aria o su altri supporti materiali, il linguaggio è ciò che più ci può avvicinare alla nostra essenza.   l’evoluzione e l’esplorazione linguistica e percettiva, ci condurrebbero dunque a questo stupore, a questa stupefazione, che rappresenterebbe un po’ la nostra sostanza emotiva originaria, l’acqua della psiche, il moto biologico essenziale, depurato, a partire dal quale, o in rapporto al quale, decidere i nostri valori. se la politica partitica, o il consumo del di/vertente, o l’alienante spettacolarizzazione mediatica, ci conducono lontano da dove volevamo, e non producono il mondo più giusto, più vero, più intenso e più felice che siamo capaci di desiderare, è perché hanno perduto, e non hanno mai trovato, il rapporto essenziale con quel mondo.
in questo senso, dico che tutto il mio lavoro, anche quando parlo dell’otaria che pensa, sta nel percorso fra percezione e etica.



PS 01-02-15
visto che il post continua a ricevere visite mi sento in dovere di precisare: ho dato dello stronzo a tiziano scarpa ma per affetto e stima...infatti mi sembra davvero il meno peggio, lui e pochi altri escludendo anche me, nel mondo letterario. peraltro per scrupolo di recente gli ho inviato anche il pezzo, lui ha detto che ha capito il senso dello sfogo e non riteneva che lo dovessi cancellare...bene, ciò conferma quanto ho precisato

2 commenti:

  1. i diversi piani che s'intersecano (percettivo/linguistico) non consentono di dirla la "stupefazione" che è di sua natura indicibile e non ammette medium; questo sapendo si dà per scontato il fallimento e va bene ugualmente ("Nulla è sicuro, ma scrivi" per riecheggiare Fortini), il resto - l'audience, l'attenzione, il lettore virtuale o reale etc etc- lascialo andare besos, V.

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  2. tu dici... e magari hai ragione... io tuttavia, poichè pongo questa maledetta effettualità o etica o praticità a fondamento di tutto - del gesto dello scrivere - non riesco a prenderla così - scrivi e basta... se scrivere è inutile, meglio zappare, se è inutile è una colpa scrivere, e io non voglio averne

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