lunedì 24 settembre 2012

FIAT, ingegneri, poeti


dato per (quasi) certo che:  1) il capitalismo occidentale è in implosione, e sarà scalzato da quello orientale o del bric 2) bisogna decrescere 3) le manifestazioni si dovrebbero fare avanti ai templi della Finanza, e la causa contingente (ma non episodica, anzi strutturale) della crisi sono i derivati, gli hedge fund, i subprime e tutte le speculazioni che manipolano capitali, nel complesso, equivalenti a quello del Pil, ma lucrabili e  giocabili come in un videogioco, secondo la logica nemmeno del profitto ma della vincita pura (senza controvalore e senza contraccambio); dato per (quasi) certo d’altra parte che 4) marchionne avrà un Quoziente Intellettivo e una capacità di lavoro magari 1 volta e ½ o 2 quelli dell’operaio, ma non è giusto che guadagni 1000 volte di più – detto tutto questo sindacati, operai e imprenditori concorrenti sparano (quasi) un sacco di sciocchezze (certo, umane e comprensibili) su investimenti (almeno in italia), produzioni di nuovi modelli e contributi statali. se una famiglia o una calzoleria è in passivo non si riempie il frigorifero per alimentare meglio i muscoli o il magazzino per fare più scarpe, si risana prima e poi si investe, lo stesso deve fare la FIAT. così funziona il reale.
casomai ci sarebbe da disinvestire, abbassando lo stipendio dei dirigenti ai congrui 1500-2000 euro...ma questa è utopia e ucronia o almeno teleocronia... più concretamente c’è da correggere un errore rimediabile con 1000 euro se si trovano giovani talenti : siamo in un’epoca iperestetizzata (e i politici, i più scaltri captatori degli umori della massa, questa verità l'hanno acquisita da tempo..), l’italia produce e esporta da millenni bellezza (non ci sono microchip e ingranaggi in una gonna, ma solo linee da tagliare), o almeno forma, la fiat ha sempre fatto macchine traballanti (troppo, certo...) ma belle e riconoscibili, tipo la 500 e la panda (di giugiaro)..l’errore è stato far andare via i creativi, quelli col guizzo formale, che padroneggiano linee, spazi, volumi (alla fin fine percezioni), che intuiscono la meccanica con cui una linea parte dalla lamiera e arriva al neurone decisore d’acquisto, a capo della fiat non servono ingegneri ma artisti, designer, poeti e para-poeti, che so giugiaro, cattelan o meglio ancora il mio amico ugo - o almeno ingegneri-poeti.

PS dell'11 ott - ovviamente l'ultima battuta di marchionne - firenze è povera e piccola - dimostra la tesi... un amm. del. incapace di vedere la magnificenza di firenze, in raffronto a quel percolato di grigiume che è torino, non può che affossare la fiat

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